Una beffa la rivolta per il boss

Messina, un quartiere era insorto per lui ma solo perché temeva che parlasse Messina, un quartiere era insorto per lui ma solo perché temeva che parlasse Una beffa la rivolta per il boss Da cinque giorni sta collaborando con i magistrati Anche il parroco l'aveva difeso: è un uomo onesto MESSINA. Il boss che fu difeso da tutto il suo quartiere ha infine deciso di saltare il fosso. Da cinque giorni Sebastiano Ferrara, detto Iano, sta collaborando con la giustizia. Ma già questo serve a qualcuno per fornire una diversa chiave di lettura di quella sollevazione popolare: non sarebbe stato solo un gesto a favore di Sebastiano Ferrara, per tutti «Iano», ma piuttosto un'azione plateale, a lui indirizzata, per convincerlo a non parlare, a non collaborare, a non divenire l'ennesimo pentito di mafia. Ferrara, super-mafioso del Cep, arrestato il 28 marzo scorso, era latitante da due anni. «Per lui» gli abitanti del quartiere erano scesi in piazza protestando sotto le finestre di Palazzo di Giustizia: «Quell'uomo è un benefattore, lasciatelo libero», urlavano a squarciagola uomini e donne in strada. Il giorno dopo, oltre cinquecento firme erano state raccolte per chiedere la scarcerazione del «benefattore». Sull'auto della polizia che lo aveva appena arrestato, il trentaduenne Sebastiano Ferrara ci era salito tra gli applausi della sua gente. «Complimentatevi con gli agenti - aveva urlato - perché sono stati veramente bravi». Ma gli abitanti del Cep in una lettera a un quotidiano locale avevano scritto: «Abbiamo vissuto ieri la giornata più brutta della nostra vita. Per noi Iano Ferrara è un amico, un fratello affettuoso e premuroso, un punto di riferimento che garantiva nel quartiere, con l'onestà, la pulizia e l'ordine». Anche il parroco della comunità, don Antonio Caiuzzone, era intervenuto, per dire che «Iano ha sbagliato, ma è sulla retta via. Vuole pagare il suo debito con la giustizia. Ha già pagato molto in profonda, interiore angoscia, in trepidazione insonne per i suoi familiari, in rimorso cocente nell'intimo della pro¬ pria coscienza». Aveva ragione, dunque, il sacerdote, se Sebastiano Ferrara ha infine deciso di diventare l'ennesimo pentito della mafia messinese, colui che potrebbe raccontare fatti importanti con grande precisione, per averli vissuti, da protagonista, almeno dall'87, l'anno in cui cominciò la sua scalata ai vertici della mafia messinese dopo il suo arresto e la condanna al maxiprocesso. Da Palazzo di Giustizia, su questa vicenda, non arrivano conferme, ma è il suo ex avvocato, Giovanbattista Freni, a dare un'implicita conferma del pentimento e della decisione di collaborare: «Il prolungato silenzio del mio ex assistito - ha detto - mi fa pensare che motivazioni complesse lo stiano portando a decidere una diversa linea di difesa». I giudici avrebbero voluto tener segreta la notizia almeno fino a stamane, quando Ferrara comparirà come imputato nel processo per l'uccisione di Giuseppe Vento, un boss del clan avverso, avvenuto nell'estate di due anni fa. II pentimento di Iano Ferrara fa già tremare Messina. Il boss potrebbe raccontare non solo fatti e personaggi della mafia locale, ma potrebbe anche fare nomi di persone coinvolte con affari mafiosi in altri settori della vita cittadina. «Se dovesse parlare - dice il sostituto procuratore Carmelo Marino - potrebbe coinvolgere anche forze politiche». Il boss, accusato di associazione mafiosa, omicidio ed estorsione, sarebbe stato arrestato grazie a una soffiata. Negli ambienti investigativi circola la voce che il «giuda» possa essere stato un suo ex uomo, avvicinato da altre cosche, forse addirittura da un gruppo mafioso di Catania. Ma per ora sono solamente «voci», supposizioni senza conferme. Fabio Albanese Sebastiano Ferrara il boss difeso in piazza da un intero quartiere di Messina ha deciso di collaborare con la giustizia

Luoghi citati: Catania, Ferrara, Messina