Il fragile regno di Darwin di Luigi Grassia

L'Ecuador lancia un appello internazionale: da soli non ce la faremo a fermare le fiamme Il fragile regno di Darwin Inutili le norme severissime per i turisti LA NATURA INDIFESA ALLE Galapagos si sbarca a piedi scalzi. La regola non vale ovunque, ma nella maggior parte dei luoghi di visita bisogna fare così, perché le autorità non vogliono veder introdotti nell'ambiente corpi estranei, persino in forma di sassolini sotto le suole. E dappertutto, una volta arrivati, pietruzze sulle spiagge è tassativamente vietato raccoglierne, né si può portar via una pur piccola piuma di uccello come souvenir. Gli animali non vanno nutriti, tanto meno toccati, e neanche avvicinati al di là dei limiti chiaramente segnati con festucce. Dai percorsi fissati non si può deviare di un centimetro. E naturalmente, è proibitissimo accendere fuochi. Di fumare nemmeno se ne parla. Ma è un po' come chiudere la porta della stalla dopo che i buoi sono scappati. I turisti non buttano mozziconi accesi ma gli incendi devastano lo stesso le isole e purtroppo non solo per cause naturali. Alle Galapagos vivono stabilmente oltre 10 mila persone. Abitano solo certe zone ma c'è fra loro chi caccia di frodo, e proprio a un falò di bracconieri viene attribuito il rogo sull'isola di Isabela. Poi c'è il problema degli animali domestici o comunque introdotti dall'uomo. L'equilibrio ecologico è irrimediabilmente alterato. Cani, gatti (molti ormai rinselvatichiti) e topi mangiano le uova dei rettili e degli uccelli che costituiscono tutta lp fauna stanziale originaria, e cacciano animali che non hanno sviluppato contromisure perché non avevano predatori naturali. Le spiagge sulle quali le specie migratorie come le foche e le grandi testuggini («galàpagos», in spagnolo) venivano a riprodursi in sicurezza, nuotando per migliaia di chilometri, sono ormai pericolose e in certi casi non più frequentate. Ma a parte la predazione, anche capre, maiali, mucche e asini causano danni con la loro concorrenza «sleale» alle specie indigene. E l'agricoltura ha sottratto molto spazio alla natura sulle isole di San Cristobal, Santa Cruz, Floreana e Isabela. A soffrire di più sono proprio gli animali più caratteristici. Le undici sottospecie di tartarughe marine e le due di iguana (rettili dall'aspetto terribile, ma innocui per l'uomo) sono quasi tutte a rischio di estinzione. Uccelli, pinguini e piccoli rettili si difendono meglio ma il calo numerico è generalizzato. Quello che le Galapagos hanno rappresentato per la storia della scienza si lega soprattutto a Charles Darwin, il naturalista che fece un solo viaggio, sia pure intorno a tutto il mondo, e poi passò il resto dei suoi giorni a meditare su quello che aveva visto nell'arcipelago nel 1835: «L'evento più importante della mia vita, che ha determinato tutta la mia carriera», scrisse. Ma le Galapagos non hanno ancora finito di svelare tutti i loro segreti. Certo l'uomo non cancellerà il paesaggio che al di là della presenza animale è già più che sufficiente a impressionare il visitatore: immani rupi di basalto grigio-nerastro, crateri vulcanici, colate di lava che sembrano appena solidificate e invece hanno centinaia di milioni di anni; visioni apocalittiche che in un primo tempo, nel 1535, fecero battezzare le future Galapagos «Islas Encantadas» dagli scopritori spagnoli. Ma senza la fauna che le popola dalla notte dei tempi, quelle rocce, che Darwin definì «l'anticamera dell'inferno», non saranno più le stesse. Luigi Grassia

Persone citate: Cani, Charles Darwin, Cruz, Darwin Inutili