Sos dalle Galàpagos brucia il paradiso
10 L'Ecuador lancia un appello internazionale: da soli non ce la faremo a fermare le fiamme Sos dalle Galapagos, brucia il paradiso Una catastrofe ecologica SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO Da dieci giorni un incendio devasta l'isola Isabela, la maggiore delle Galapagos, e le fiamme sono ormai a pochi chilometri da una delle colonie di tartarughe giganti che hanno dato il nome all'arcipelago. Il direttore della Difesa civile dell'Ecuador, Laercio Almeida, ha lanciato ieri un drammatico appello internazionale. «Il fuoco avanza un chilometro ogni ora, e non siamo in grado di bloccarlo - ha spiegato -; senza aiuti dall'estero l'isola e le tartarughe potrebbero essere condannate». Il primo Paese a rispondere alla richiesta di assistenza è stato il Canada, che ha inviato due aerei cisterna con equipaggi specializzati nei «bombardamenti» anti-incendio, attesi entro questa mattina. Ma non è sufficiente. «C'è bisogno di almeno altri quattro aerei e di quattro o cinque trattori pesanti per aprire piste contro il fuoco - ha spiegato al telefono da Quito la portavoce della Difesa Civile, Elsi Andrade -. Sino a martedì mattina le fiamme hanno distrutto oltre 1200 ettari di vegetazione e il fronte dell'incendio continua ad allargarsi. Sul posto ci sono già 250 dei nostri uomini ed alcuni ingegneri forestali, ma senza le attrezzature adatte i loro sforzi sono inutili». L'incendio è scoppiato il lunedì della scorsa settimana in un'area disabitata a Sud dell'isola, forse appiccato involontariamente da alcuni cacciatori di frodo, e sembrava sotto controllo grazie all'intervento di alcune squadre di volontari. Poi, cinque giorni fa, le fiamme sono riuscite a superare le trincee di sbarramento, espandendosi velocemente e ormai senza più alcun controllo, riducendo in cenere la vegetazione, diventata estremamente secca ed infiammabile dopo due mesi senza piogge. E' la seconda catastrofe di questo tipo registrata nell'arcipelago in poco meno di dieci anni. Nel 1985, un altro incendio divampato per 48 giorni nel¬ l'isola Isabela aveva distrutto 200 chilometri quadrati di alberi ed arbusti. «Quella volta fummo fortunati, fu distrutta solo vegetazione di crescita rapida, senza danno per gli animali - dice la direttrice della Fondazione Darwin, Shantal Blanton -. Stavolta è peggio: i danni alla vegetazione sono limitati, ma le tartarughe sono in pericolo». Tra le fiamme e la colonia marina dove vivono centinaia di pinguini, iguane e quasi 7000 delle 13.000 testuggini giganti dell'arcipelago, si frappone ormai solo la bassa collina della Sierra negra, un piccolo vulcano spento. «Se non riusciremo a bloccare l'incendio con gli aerei, dovremo cercare di trasferire gli animali - anticipa Elsi Andrade -. Per fortuna non è la stagione della riproduzione, quando sarebbe stato praticamente impossibile, ma anche così è assai difficile: una tartaruga adulta pesa fino a due quintali e mez¬ zo». L'arcipelago delle Galapagos, a 950 chilometri dalla costa dell'Ecuador, è costituito da 19 isole principali e 42 isolotti, con un'area complessiva di ottomila chilometri quadrati. Un ambiente studiato nel secolo scorso da Charles Darwin - che su quelle osservazioni basò il suo celebre saggio sulla evoluzione naturale -, dove vivono centinaia di specie animali e vegetali uniche al mondo, tra cui 116 tipi diversi di alghe e 140 di molluschi. Un «patrimonio dell'umanità», secondo la definizione dell'Unesco, messo in pericolo non solo dalle fiamme. Gli ambientalisti hanno più volte, inutilmente, denunciato che l'eccessivo numero di turisti che sbarcano sulle isole - almeno 40.000 l'anno - sta irrimediabilmente alterando l'equilibrio naturale dell'intero arcipelago. Gianluca Bevilacqua qdaqOCEAISOLE GALAPfernan qdarwin qwolf OCEANO PACIFICO ISOLE pinta! GALAPAGOS, fernandina MARCHESA EQUATORE saltra /"~"^S santa inzon sa santa SANi fe cristobal santa rS MAniAtB? espanoiaQ In grave pericolo la vegetazione e le testuggini giganti L'iguana, uno dei tesori naturalistici delle Galapagos in pericolo. Nella foto piccola il naturalista Darwin
Persone citate: Andrade, Blanton, Charles Darwin, Gianluca Bevilacqua
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