Milan fra i grandi o il più grande?

Milan fra i grandi, o il più grande? Milan fra i grandi, o il più grande? Liedholm sceglie il Diavolo olandese, Vicini il Real GLI SQUADRONI DELLA STORIA 6 scudetti, 2 coppe Italia, 1 coppa Uefa, 1 coppa Coppe, 1 supercoppa d'Europa, 1 coppa Campioni, 1 coppa Intercontinentale. Allenatore: Trapattoni. Mondiali. Ha rifiutato. Preferisce il Giappone: lo aspettano per una serie di «lezioni». «Dico Real per lo spettacolo che sapeva produrre. Aveva tutto, solisti e coro. Di Stefano, Puskas, Gento. E anche tatticamente me lo ricordo evoluto, moderno. Poi le altre, in ordine sparso. Il Bayern, molto italiano nella gestione tattica delle partite. I riformisti dell'Ajax, anche se il calcio totale lo dobbiamo alla nazionale olandese e anche se i gol li facevano Cruyff e Rep, mica i difensori. Il Liverpool, un piccolo Ajax: squadra più lunga, forse, ma straripante di personalità. L'Inter e la Juve, ingranaggi perfetti, tutt'altro che dediti al catenaccio, chi lo dice è un orecchiante. I simboli erano Suarez e Platini: mi tengo Michel, più estroso, più goleador. E il Milan, naturalmente. Quello degli olandesi. Formidabile. Dei quattro scudetti di Berlusconi, tre li hanno vinti i giocatori; uno, l'ultimo, Capello». «Ho visto giocare il Barcellona, la Honved, il Real Madrid, il Brasile, l'Olanda, ma "quel" Torino per me resta unico». L'ha scritto Giampiero Boniperti su l'Indipendente. Certo, «per vincere tre campionati di seguito aggiunge al telefono - bisogna essere fortissimi. Non ci sono riuscito nemmeno io... E lo sa perché? Le mie Juve avevano una rosa di quindici-sedici elementi, il Milan ne ha una di ventiquattro: e come impegni, più o meno, eravamo lì». Ride. «Capello è stato straordinario: come si vede che ha studiato da noi...». Nils Liedholm è il precettore del Milan stellare. Ha gettato il seme della zona, poi raccolto da Sacchi e rielaborato da Capello. «Penso al Milan di Gullit, Van Basten e Rijkaard. Atleticamente, li avrebbe schiantati tutti. Con quei tre lì, bastava un cross, una punizione, una parabola. Non è invece corretto sostenere va quasi nulla. Souness in regia, palla a terra, ricerca dell'uno-due, niente cross: parevano latini, a volte. La Juve e l'Inter sono il simbolo della scuole italianista. Il Milan di Berlusconi si è posto al di là, e questo, me lo consenta, anche grazie alle mie intuizioni. Tutti cercavano, e cercano, il regista a metà campo. Sbagliato. Sono stato uno dei primi a cercarlo in difesa: Tassotti, Baresi, Maldini, l'azione partiva da loro. A metà campo, ormai, non si fa che pressing». Classe. Carattere. Organizza¬ li ann8 scudettGiocatore9 anni 6 scudettcoppa Int12 ann8 scudettGiocatore8 anni 3 scudettAllenator8 anni 4 scudetcoppe In che il Milan abbia inventato un calcio nuovo. Se mai, si può dire che ne abbia portato uno "diverso" in Italia. Con tutto il rispetto per il Grande Torino, e per Berlusconi, ho conosciuto soltanto due squadre rivoluzionarie: la Honved e l'Ajax». Boniperti insorge: «Io, invece, la Honved e basta. L'hanno copiata tutti, persino gli olandesi». Liedholm, ieratico: «Prenda la trappola del fuorigioco. Noi svedesi la imparammo dalla Honved». «E come la faceva - strilla Boniperti -. Una volta ci rimanemmo in quattro». Il tono di mastro Liddas è didascalico: «La Honved era la grande Ungheria. Uno squadrone. Allora, parlo dei primi Anni Cinquanta, le Coppe non c'erano. Ma se ci fossero state, ne avrebbe fatto incetta. Dio, come giocava. Non era calcio, era musica. Forse sto andando fuori tema, ma un poco credo d'intendermene. Il Liverpool, per esempio, di inglese non ave¬ MILANO. I grandi cicli. Le grandi firme. Visita guidata al museo del calcio. Il terzo scudetto del Milan suscita emozioni e scatena dibattiti. Qual è stata la più grande squadra di tutti i tempi? E' possibile avventurarsi in epoche così diverse senza compromettere l'attendibilità tecnica del paragone? Si parte dal Torino di Valentino Mazzola. Tappe obbligate il mitico Real Madrid, l'Inter Ci Helenio, il super-Bayern, l'orchestra Liverpool, il rivoluzionario Ajax di Cruyff, la Juventus tradizionalista di Trapattoni. Fino all'eretico Milan di Berlusconi. Azeglio Vicini sceglie il Real, non prima di aver sottolineato come il Grande Torino non avesse stranieri e come il suo equilibrio difesa-attacco fosse unico al mondo «per quei tempi e, mi butto, in assoluto». L'ex et è stato contattato da emissari della federazione marocchina: volevano affidargli la nazionale ai