«Sousa la mia balia» di Fabio Vergnano

«Sousa, la mia balia» «Sousa, la mia balia» Baggio anticipa un futuro vincente 'f I |t VICENZA DAL NOSTRO INVIATO rimproverato bonariamente la scelta buddistica, il Fenomeno ha ripercorso le tappe di una carriera folgorante, in un talk show con quattromila persone presenti che hanno sottolineato gli attimi più intensi della serata con cori da stadio. E Roberto è stato perfino costretto a violare quel silenzio stampa che da oltre un mese porta avanti senza una ragione particolare, se non quella di ricaricare le batterie prima di Usa '94. Baggio di tutto, di più. Il gol alla Lazio, Vialli, Paulo Sousa, la contestazione dei tifosi, i ribaltoni societari, la Nazionale. Tanta carne al fuoco, tanta voglia di sapere. Sei domeniche senza reti, ma valeva la pena attendere per una prodezza come quella che domenica ha battuto Marchegiani. Finge stupore: «Davvero era così tanto che non segnavo? Non ricordo. E' stato un gol fra i più belli e difficili, ma non mi pare che sia mai facile mettere la palla in rete. Sì, puntavo alla classifica dei can¬ Baggio-day, ovvero il trionfo della nostalgia, l'apoteosi dei buoni sentimenti. Vezzeggiato, coccolato, celebrato come capita soltanto ai grandi, il Codino più famoso del mondo ha vissuto a Vicenza una notte da eroe. Neppure a Paolo Rossi, altro Pallone d'Oro di vicentina provenienza, era stato concesso tanto. Scherza il Baggino: «Queste commemorazioni sono concesse a chi è a fine carriera? E' vero, ma io sono alla fine». Una battuta, ma anche una mezza verità. Baggio non si sente immortale, chiuderà prima di essere sopraffatto dalla nausea da pallone. Per una sera ha messo però da parte i cattivi pensieri. Di fronte ai genitori, agli amici, agli ex compagni del Vicenza (assenti invece quelli della Juve, presente solo il terzo portiere Marchioro), a don Lino Bedin, il sacerdote-professore che gli ha La grinta del Trap sta e cultore del marcamento a uomo»), sulle tradizioni (i soli Puppo in Spagna e Turchia, Astoni a Copenaghen, Pesaola in Grecia, Ghedin a Malta, Mariani in Grecia e Ferrari in Spagna, hanno reclamizzato il made in Italy su panchine straniere). Inutile stanare il Trap dal silenzio in cui si è immerso. E' felice ed orgoglioso. Questo è certo. E si gode in pace momenti di fermento. E di grandi decisioni. Innanzitutto cercherà insieme con la moglie il sistema meno doloroso per allontanarsi dalla famiglia che vive a Cusano. Poi risolverà l'incognita che lo tortura da giorni: azzardare un contratto pluriennale o bloccare il limite al 30 giugno del '95? Opterà per il secondo progetto, il Angelo Caroli Boniperti vota per il Toro di Mazzola e la Honved, «madre di tutti gli squadroni» nonieri, ma il fatto che non sia riuscito a vincerla, vuol dire che questa non era proprio una stagione fortunata». Vialli. Il Gianluca rinasce, Baggio lo applaude: «Sono contento per lui, era importante che tornasse a sentirsi utile alla squadra». Apre una finestra sul futuro. Arriva Sousa, il giocatore che il Codino ha consigliato a più riprese: «Mi sembra un acquisto azzeccato. L'abbiamo visto in azione spesso, è un grande. In tanti lo volevano, significa che la Juve ha visto giusto. Mi ricorda Dunga, ora mi sento più protetto con lui vicino». Il nuovo che avanza al galoppo pone a confronto le due anime del tifo bianconero. Trap, croce e delizia del popolo juventino. Secondo Baggio è tutto terribilmente chiaro: «Una parte della gente vorrebbe tenersi stretto Trapattoni perché è legata ai successi che lui ha ottenuto. Gli altri hanno voglia di novità e sentono il bisogno di uno che porti un calcio diverso». E lui di cosa aveva voglia? Chissà. Ma i giochi sono fatti da tempo. I tempi della rifondazione bianconera lasciano perplesso anche Baggio. Un pizzicotto: «Se hanno fatto certe scelte è perché avevano motivi validi. Certo, se tutto fosse successo a fine campionato non ci sarebbero state polemiche». Finale in chiave azzurra. Nevio Scala, presente come amico del campione, sentenzia: «Baggio e Zola insieme non possono giocare, sono uno la fotocopia dell'altro. Quando Robi sarà stanco, Zola lo sostituirà degnamente». Sacchi ringrazia, chissà se l'aveva capito. E il festeggiato spiega le mosse dell'Arrigo: «Ha convocato settantuno giocatori perché doveva conoscere gli uomini, più che i calciatori. Io e Signori? Tutto bene ma, per favore, soltanto cross rasoterra. E' stata una scelta felice e da qui al Mondiale non sarà neppure l'ultima trovata del et». Fabio Vergnano