Sawallisch con molta Passione

All'Auditorium All'Auditorium Sawallisch con molta Passione TORINO. Dopo la «Passione secondo San Giovanni», Wolfgang Sawallisch ha presentato all'Auditorium della Rai altri due caposaldi del repertorio tedesco: la sinfonia di Hindemith tratta dall'opera «Mathis del Maler» e l'ultima sinfonia di Schubert. Nella grande letteratura sinfonica l'arte di Sawallisch domina sovrana, inserita com'è in quella tradizione che aveva nel connazionale Richard Strauss, pure lui bavarese, il suo antesignano. Strauss diceva che doveva essere il pubblico a scaldarsi, non il direttore: norma che Sawallisch rispetta senza riserve. Nel suo modo di dirigere non c'è mai un gesto fuori posto, mai un'esagerazione volta a far spettacolo: eppure la musica è descritta dai movimenti delle sue braccia con un'evidenza parlante. Dev'essere un piacere, per chi suona, vedersi guidare con tanto amore e tanta sicurezza, entro i mille percorsi del discorso sinfonico: l'applauso, d'altronde, che l'orchestra sinfonica torinese ha voluto riservare, l'altra sera, al grande direttore non sarebbe sgorgato così necessario e irresistibile. Sawallisch aveva appena portato al successo un pezzo difficile e denso come la sinfonia di Hindemith suddivisa nei tre pannelli che illustrano altrettanti momenti della pittura di Grùnewald: il concerto di angeli, la deposizione nel sepolcro e le tentazioni di Sant'Antonio. Il musicista vi celebra la bravura dell'artista-artigiano che, trasformando la materia e organizzando le forme in strutture compatte, vive un'esperienza di trasfigurazione religiosa. Sawallisch ha colpito perfettamente la poesia dell'oggettività che Hindemith raggiunge nella ricchezza del contrappunto, nello scontro vibrato delle masse sonore e nell'intreccio, sempre logico e conseguente, dei fili che le collegano. L'orchestra ha risposto ai suoi gesti con un'esecuzione smagliante, confermata nella sinfonia di Schubert da una rara luminosità di suono. Tutto, in questa esecuzione, sprizzava vitalità, freschezza, varietà di colori e di prospettive spaziali, ed ogni battuta, sotto la direzione di Sawallisch, riservava una lieta sorpresa: gli arabeschi dei legni, le profondità dei corni, l'avvicinarsi e distanziarsi dei ritmi attraverso una dinamica calcolata al millimetro, le corse frenetiche e gli arresti stupefatti a contemplare le melodie che si dischiudono come profumate efflorescenze rendevano l'essenza di questo grande poema della natura che assorbe l'individuo nel respiro della sua vita universale. Si sentiva, in lontananza, l'eco della sinfonia Pastorale; e si avvertiva, nonostante la trasparenza del suono e l'agilità del fraseggio, la suggestione della grande forma che s'imporrà, un giorno, in Mahler e in Bruckner; mentre il ricordo di Rossini sembrava investire la corsa dei ritmi in un vero e proprio slancio vitale. Questo per dire che, oltre a garantire il piacere dell'ascolto, l'esecuzione di Sawallisch aveva la profondità di un saggio storico che pochi altri direttori, oggi, sarebbero in grado di scrivere. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Torino