Due pretendenti per uno Struzzo di Marco Neirotti

IL CASO. Mondadori ed Electa stanno discutendo il divorzio: a chi l'Einaudi? IL CASO. Mondadori ed Electa stanno discutendo il divorzio: a chi l'Einaudi? Due pretendenti per uno Struzzo Guerra di posizione, tra frizioni politiche e personali CMILANO IORGIO Fantoni e Silvio Berlusconi stanno discutendo il divorzio. Incom Ipatibilità politica (la prima militanza di Fantoni ragazzo fu nelle file partigiane), incompatibilità psicologica, anche se tutti e due sono self-made-man, incompatibilità culturale. O forse, troppo prepotenti e protagonisti entrambi. Sia come sia, il divorzio è avviato, dopo due anni e tre mesi di unione. Lo studiano a tavolino Massimo Vitta Zelman, azionista con Fantoni e amministratore delegato di Elemond, l'amministratore delegato di Fininvest Franco Tato, e naturalmente Fantoni, in costante collegamento dalla barca sulla quale ha preso il largo pochi giorni or sono. Le premesse erano state già poste in autunno, quando Fantoni e Fininvest si erano accordati per portare a monte, nella Electa Finanziaria, il 100% di Elemond (capofila del gruppo), suddiviso tra il 51% di Fantoni e il 49% di Mondadori. A Milano, sussurri e grida del mondo editoriale anticipano la spartizione delle spoglie: Electa tutta a Fantoni, Einaudi e la scolastica Elemond a Mondadori. Ma certezze non ce ne sono. Anzi, qualcuno obbietta che non sarà così. Nel senso che, se è verissimo che Franco Tato guarda alla scolastica, che del gruppo Elemond è la parte più interessante per completare l'universo Segrate, i destini di Einaudi sarebbero in bilico. La gloriosissima casa editrice torinese è un affare complicato, soprattutto in tempi di crisi del libro come gli attuali, e anche per la resistenza opposta dal mondo einaudiano al trasloco a Milano. Cosicché, per sapere dove finirà Einaudi, bisognerebbe conoscere quello che ha in testa Fantoni, uomo testardissimo, che in qualche modo ha il coltello dalla parte del manico, perché i patti stabiliscono che solo nel 2003 Mondadori avrà diritto ad esercitare su Elemond la prelazione che la porterà al controllo. Isabella, volto del 2000 La preoccupazione per il brusco licenziamento di Isabella Rossellini come testimonial di una grande casa francese di prodotti di bellezza ha suggerito a me, nonna che fra un anno avrà l'età doppia della bella attrice, un'idea che forse sarebbe il caso di proporre. Siccome oggi stesso ho potuto vedere il volto di un gagliardo Zeffirelli quarantenne che reclamizza da trent'anni lo stesso prestigioso orologio, perché non chiedere alla maison parigina di fare altrettanto... fissando così il suo volto almeno fino al Duemila? Maria Sasiti, Volpedo Per lo Stato figli e figliastri Con il decreto legislativo 546/93, d'iniziativa del ministro della Funzione pubblica prof. Cassese, ottomila funzionari di nona qualifica del Servizio sanitario nazionale sono stati inquadrati nella dirigenza. Ciò con buona pace dei funzionari di pari qualifica degli altri comparti pubblici, che pur svolgono identiche funzioni di livello dirigenziale. Mentre si adoperava nel creare intollerabili sperequazioni nel pubblico impiego, con lo stesso provvedimento, il prof. Cassese invece mostrato grande solerzia nell'eliminare la disparità di trattamento economico esistente fra il personale della Banca d'Italia - che ha ottenuto il rinnovo del contratto in un periodo di vacche magre per il Paese - e i dipendenti dell'Ufficio italiano dei cambi. Per i dipendenti di quest'ultimo Ente pubblico infatti non ha operato, per il triennio 1991-1993, il blocco del rinnovo dei contratti operante per tutto il personale del pubblico impiego allargato. E' da augurarsi che nella seconda Repub¬ Non a caso si narra che, avendo Silvio Berlusconi rimesso il suo mandato di presidente in Elemond per incompatibilità con la conversione politica, ed avendo proposto sua figlia Marina, Fantoni abbia detto «grazie no». Episodio minimo, che potrebbe aver giocato un ruolo nella decisione di dirsi addio. Non è un mistero che Fantoni non abbia mai voluto in Elemond Franco Tato. E difatti, quando la fine della guerra sulla Mondadori portò a Segrate, e quindi in Elemond, il socio Fininvest al posto del socio De Benedetti, Fantoni pretese che il suo rapporto non fosse con i vertici Mondadori (Tato) ma con Silvio in persona. Quando, in autunno, il 100% di Elemond fu portato in Electa Finanziaria, si disse che nulla mutava, ma la nuova struttura avrebbe consentito maggiore agilità nelle controllate di Elemond che sono: Electa (cataloghi e libri d'arte), Elemond Periodici (Casabella, Ville Giardini, Arte Veneta, ecc.), Einaudi, Elemond Scuola e Baldini & Castoldi. Per cui non è escluso che la formula della separazione tra Fantoni e Berlusconi sia più complessa, e passi attraverso l'ingresso di soci terzi, nel quadro della ristrutturazione dell'impero Finir vest studiata da Mediobanca. O aadirittura non si concluda, più semplicemente, con Mondadori che si compera tutto quanto. E' comunque interessante il fatto che, proprio in questi giorni, Sergio Colleoni, già direttore della «Divisione scuola» di Fabbri e direttore generale di Nuova Italia (e collaboratore dell'attuale amministratore delegato di Mondadori, Giovanni Cobolli Gigli), una fama di piccolo «genio del marketing», sia passato ad Elemond come vicepresidente operativo. Col compito, così sembra, di occuparsi in particolare della ricca Elemond Scuola, che si contende la leadership con i gruppi Rizzoli-Fabbri e Zanichelli-Loescher. Valeria Sacchi LETTERE AL GIORN Qui accanto: l'amministratore delegato della Mondadori Franco Tato: all'Electa non volevano trattare con lui recenti dello Struzzo? Dal Teatro delle Vittorie di Roma dove sta registrando I cervelloni Gene Gnocchi (esordì nel '93, da Garzanti, con Una lieve imprecisione, ed è passato a Einaudi con Stari di famiglia) non si lascia condizionare neppure dal suo status di transfuga Fininvest-Rai. Dice Gnocchi: «Quella dell'Einaudi è stata la scelta di una casa di prestigio che rimane comunque, indipendentemente dalla proprietà. Io pubblico con amici, come Vittorio Bo e Ernesto Franco. Loro mi hanno portato all'Einaudi. Sono sempre stato con loro e, in ogni caso, rimarrò con chi sarà lì, con il prestigio di un marchio che ha dato tanto». Anche se il padrone sarà, seppur di minoranza dopo le varie operazioni economiche, Berlusconi? Gnocchi tiene all'equilibrio della situazione: «Non vorrei che si arrivasse al paradosso per cui qualunque cosa si faccia in casa Berlusconi ci sia sempre questo atteggiamento: saranno le condizioni a decidere volta per volta. Altrimenti diventa una cosa falsa». Però lei dalla Fininvest è uscito, così ci rientrerebbe: «Io sono uscito dalla Fininvest per un obiettivo disagio rispetto a certe cose nei canali, nel modo di fare informazione, ma non è detto a priori che ciò si debba ripercuotere in tutti gli aspetti della vita dell'azienda Fininvest». Lo scrittore Sebastiano Vassalli: «In questo Paese l'editoria funziona A sinistra: lo struzzo, simbolo della casa editrice torinese. In basso: lo scrittore Paolo Volponi, «preoccupato» da un possibile controllo totale di Mondadori sulla Einaudi Marco Neirotti

Luoghi citati: Elemond, Milano, Nuova Italia, Roma, Segrate