quando la politica giudica l'eta E' polemica per l'assalto ai «grandi vecchi» della Repubblica

quando la politica giudica l'eta'. e' polemica per l'assalto ai «grandi vecchi» della Repubblica quando la politica giudica l'eta'. e' polemica per l'assalto ai «grandi vecchi» della Repubblica Nel fregio dell'Ara Pacis, a Roma, sfila ISONORA il padre. Sbranalo, dagli fuoco, disperdilo nell'aria. E' il nuovo comandamento di questa epoca di trapasso, che si leva dall'eccitato caleidoscopio delle rinnovate aule romane e come una valanga trionfale dilaga nel Paese. Il Nuovo ha vinto, abbasso il Vecchio. E nel nome del Nuovo, piazza pulita. E' un'ondata travolgente, una vitalità torrenziale e vendicatrice che spazza tutto, senza distinzioni. Sono caduti i tabù: quelli che una volta, fino a ieri, erano «intoccabili», oggi sono scaraventati nel fango. Anche per loro non vale più neppure il rispetto di facciata. Non si salva nessuno, dalla politica alla cultura. E in altro ambito, fatte le debite proporzioni, non si salvano neppure due mostri (non più) sacri del calcio come Boniperti e Trapattoni, sbeffeggiati da quella stessa curva a cui hanno dato tutto quello che c'era da vincere. Che cosa sono quelle facce stanche e spettrali che fino all'ultimo hanno minacciato a Palazzo Madama il parto del Futuro? Via, via i senatori a vita: «uno più cadaverico dell'altro», ha detto truce Zeffirelli; «gente che alle ultime elezioni non sarebbe stata eletta», ha detto - poco cavallerescamente - un adepto del Cavaliere. E la Lega traduce per l'incolto: via, via. Le loro facce sono vecchie, siamo stanchi di sopportarle. E le loro idee? «Che importano le idee di Spadolini, o di Leo Valiani, o di Norberto Bobbio - si domanda Barbara Spinelli in un'accorato fondo pubblicato ieri sulla Stampa -. Che importa quel che hanno fatto, e che dicono, e che insegnano. L'unica cosa che conta ò quel che sono: roba vecchia, facce di ieri». Aggiungiamo: cosa importa che un Bobbio, per esempio, trionfi da settimane in tutte le classifiche dei libri più venduti, con un saggio impegnativo se pur di agevole lettura? Conta poco, evidentemente, perché chi va in libreria è una minoranza. No, non è di questo che hanno bisogno i puri, CERTO che se la son proprio andata a cercare, gli americani. Con quella storia di Euro Disney, dico. Andare a farlo proprio a Parigi. Che idea. Perché se fosse solo un luna park, un gigantesco, geniale luna park, andava anche bene Parigi. Ma Disneyland è qualcosa di diverso. E' l'ideologia yankee a forma di luna park. In quel senso è il massimo pensabile, immaginabile, inventabile. E se c'è un posto in cui la gente non ama pensare yankee, quello è Parigi, cioè la Francia. In Francia vai al cinema e quando passa la pubblicità dei Levi's con la scritta The originai jeans, loro ci mettono un asterisco vicino e poi la traducono in calce: Les jeans originales. Delirante. E c'è di peggio. I francesi sono gli unici che sul deposito di Zio Paperone invece del classico simbolo del dollaro, il sacrosanto $, ci mettono una bella F, effe di franco, roba da chiodi. E quelli, nell'incertezza di dove im¬ ano gli innocenti maieuti del domani che verrà. «Non si rifa l'Italia con l'inquietudine di Bobbio o di Spadolini - insiste Barbara Spinelli -, con la saggezza e la memoria di Leo Valiani». E così lo smemorato Paese che esce dal tunnel partitocratico rischia di infilarsi in un altro tunnel. Non è il caso di ripetere le (vecchie) formule secondo cui chi è senza passato (lo i padri della Patria: un'immagine di compostezza e serenità che ora sembra venire messa in dubbio da alcune parti politiche. E l'assalto in nome dei «giovani» contro i «vecchi» mette in discussione i grandi nomi dell'Italia repubblicana

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