Giustiziati 10 mila fascisti

Giustiziati 10 mila fascisti Giustiziati 10 mila fascisti BOLOGNA. I fascisti giustiziati dai partigiani tra l'aprile e il luglio '45 in Italia non furono tra i 40 mila e i 300 mila, come sostengono storici della destra e reduci di Salò, ma 8197. Ai quali se ne possono aggiungere 1167, le cui morti sono dubbie. In totale fa 9364. Sono le cifre del censimento fatto nel 1946 dal Viminale, mai rese note per ordine di De Gasperi. Il documento ora viene alla luce grazie al ricercatore Nazario Sauro Onofri, che l'ha scovato nell'archivio centrale di Stato di Roma e pubblicato nel volume «Il triangolo rosso (1943-47)» edito da Sapere 2000. Dalle informazioni raccolte da prefetti e questori, risulta che la maggior parte dei fascisti fu uccisa in Piemonte (2523). Inoltre non fu Bologna, ma Torino la città con il maggior numero di fascisti giustiziati (1138). [m. o.] al governo» c'è anche il tentativo della nuova maggioranza di impadronirsi di quel tempio inviolabile che è Bankitalia. Dini, un personaggio da sempre molto legato a Giulio Andreotti e un po' in generale alla «destra», perse quasi un anno fa la gara per la successione a Ciampi. All'epoca gli fu preferito Antonio Fazio malgrado fosse il suo «vice», altro «cattolico» ma più benvoluto dalla sinistra. Adesso l'arrivo di Dini al ministero dell'Economia abbinato all'intenzione di aver voce in capitolo nella scelta del suo successore alla direzione generale, ha tutta l'aria di essere una rivincita. Un simile disegno è confermato senza giri di parole proprio dagli uomini di Gianfranco Fini, gli stessi che stravedono per il «candidato a ministro». «Noi spiega Gustavo Selva - lo vogliamo in quel posto perché è un ottimo tecnico, una persona indipendente. Che non è mai stato favorito. Anzi gli hanno addirittura tarpato le ali quando era candidato per la successione a Ciampi». E Maurizio Gasparri non nasconde che la nomina di Dini a ministro del'Economia è solo il primo passo che la maggioranza di «destra» muove per arrivare a Bankitalia. «Non ho nulla di personale nei confronti di Fazio - dice - ma per principio sono contrario a tutto ciò che è eterno. Credo che nel futuro se ne dovrà discutere». Ma perché per questa operazione Berlusconi e i suoi hanno pensato proprio a Dini? Innanzitutto perché è l'unico personaggio di primo piano in Bankitalia sui cui possono contare non fosse altro perché è inviso alla sinistra. Inoltre il direttore generale offre al nuovo governo la possibilità di essere legittimato a livello internazionale. Dini, infatti, proprio per Bankitalia siede in diversi organismi internazionali: nel G-10, nell'Fmi, nel comitato monetario Cee, nella World Bank. Tutti canali che possono essere preziosi per un governo che ha un bisogno vitale di accreditarsi. Di contro c'è il fatto che Dini ha fatto parte a pieno titolo della «nomenklatura» del passato, la stessa che il Polo della libertà dice di voler scalzare. Si racconta

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