«Lascio la direzione di Cuore» di Fulvia Caprara

«Lascio la direzione di Cuore» «Lascio la direzione di Cuore» ROMA. «Ho presentato le dimissioni il 31 dicembre, e spero che questo basti perché il mio addio alla direzione di Cuore non scateni il solito putiferio di dietrologia». Lunedì sera a Conegliano l'aveva buttata lì, quasi come una battuta: «Me ne vado perché sono stanco - aveva detto ai giornalisti dopo il suo intervento ad Antennacinema -. Tendenzialmente sono uno che non ha voglia di fare niente, mentre in Italia trionfa l'idea berlusconiana che il lavoro redima: per il leader di Forza Italia l'uomo è nato per guadagnare, vincere e produrre e l'azienda è il modello cui conformare tutta la realtà; sono queste le idee che lo hanno fatto vincere...». Ieri, al telefono forte identità politica più che un gruppo teatrale in senso stretto». Appena usciti dal «Tunnel», sia Fassari che la Leone si sono subito dedicati ad altri impegni: il primo ha in serbo una segretissima «sorpresa» teatrale, la seconda è già in forza a «Hollywood party», il programma di Radiotre dedicato al mondo del cinema. «Ebbene sono uno snob - confessa l'ex-Bertinotti - dopo un po' mi annoio: a "Tunnel" ormai andavo come un impiegato che va a timbrare il cartellino, anche se lì si faceva tutto tranne che un lavoro di tipo "ministeriale"... Anche quando proponevo nuovi personaggi sentivo di non avere più le motivazioni forti di un tempo, è come se non avessi più niente da dire e allora preferisco stare zitto». L'impressione della mancanza di stimoli è stata avvertita que¬ dalla redazione di Cuore, la conferma: «Sono direttore da quattro anni, quando ho accettato l'incarico ho detto all'editore che il mio sarebbe stato un mandato a tempo. Polemiche? Nessuna, al punto che continuerò a scrivere sul settimanale come ho sempre fatto. Dirigere un giornale è un impegno massacrante, e io voglio tornare a fare soltanto lo scrittore». Nomi per la successione? «I papabili sono tre o quattro, ma i nomi me li tengo per me. Una cosa la dico. Non sarà una delle grandi firme della satira. Quelle non dirigono: scrivono, pensano, studiano e guadagnano i loro soldi. Insomma, fanno quello che vorrei fare io da grande...». [g. tib.l A lato, Sabina Guzzanti, protagonista del varietà di Rai3 come è andato il distacco dal gruppo di «Tunnel»? «Nessun trauma, non vorrei che si creasse un caso. E' stata una cosa naturale, come quando uno esce per prendere un gelato, poi vede un panettone e scopre di volere il panettone piuttosto che il gelato». Sarà un caso, ma sia Antonello Fassari sia Cinzia Leone sono reduci da due brutte esperienze di vita, sia pure diverse per gravità: un incidente stradale lui, un'emorragia celebrale lei. «Ho rischiato di restare zoppo, e anche per questo ho cominciato a riflettere in modo diverso sul mio lavoro», dice Fassari. E la Leone: «Sicuramente la malattia ha reso più rapide le tappe della mia maturità, sono diventata molto più esigente verso me stessa». st'anno anche da un parte del pubblico tradizionale del programma. Un calo di tensione e di interesse che ha influito sulla scelta di Fassari? «Stiamo insieme da tanti anni - risponde l'attore -, abbiamo fatto belle code, abbiamo passato momenti diversi. Ora, forse, la trasmissione attraversa un periodo di stanca, il che non vuol dire che non ha più un suo stile; però, come dicono, ha perso un po' di mordente». E nella banda di Serena Dandini come è stata accolta la defezione di Fassari? «Nessuno mi ha trattenuto più di tanto: hanno capito che in realtà non ce l'avevo con nessuno. Non c'è stata alcuna lite, nessuna recriminazione; piuttosto, da parte mia, un po' di alienazione da lavoro televisivo. Attraverso un periodo un po' strano, per dirla in "sinistrese" devo capire che cosa voglio dal mestiere di attore». Di riflessi politici e post-elettorali Cinzia Leone, l'altra transfuga di «Tunnel», non parla affatto. Il suo è solo mal di televisione: «Avevo voglia di fare una cosa un po' più sobria, di cercare una decenza di espressività che in televisione è molto difficile trovare. Volevo mettermi alla prova, sperimentare percorsi forse meno visibili all'esterno ma più ricchi dal punto di vista interiore». Adesso, alla radio, Cinzia Leone dà voce a un personaggio immaginario, un'autrice cinematografica costretta a modificare continuamente il suo copione per adattarlo alle richieste dei produttori. Nessuna nostalgia di Alessandra Mussolini e Pia Luisa Bianco? «No, ero stanca di mettermi delle parrucche in testa, ho davvero bisogno di percorerre strade nuove». E per lei Fulvia Caprara

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