«Giustizia con il karaoke»

Il pm continuerà oggi la sua requisitoria: in questo processo non c'è l'ombra di un pentito Il pm continuerà oggi la sua requisitoria: in questo processo non c'è l'ombra di un pentito «Giustizia con il karaoke» Subito scontro Spazzali-Di Pietro «Cusani è un personaggio che è stato prestatore d'opera sia per Montedison che per Ferruzzi. E che, sicuramente, ha lavorato al fianco di Gardini e di Sama e Garofano anche dopo il divorzio di Gardini dal gruppo. Ma Cusani è anche l'interfaccia del sistema dei partiti, in particolare del partito socialista. Ecco chi è Cusani». Vi è poi la dichiarazione di Bisignani: «Se non alla pari, Cusani era certamente il consigliere più ascoltato». E ancora la dichiarazione di Magnani: «Era quasi un amministratore, faceva parte dell'oligarchia di Montedison, era un fiduciario della famiglia». ATORINO RRIVA in una scia di petulanti telefoni cellulari, di poliziotti affannati e segretarie in fibrillazione. Sembra quasi uno show del Biscione televisivo. Lui, Silvio Berlusconi, saluta la folla dei cronisti con la mano aperta, già presidenziale, e sale nell'ufficio del procuratore della Repubblica. Lì lo aspetta il pm dell'inchiesta sulle tangenti per la shopville «Le Gru», di cui la Fininvest controlla attraverso Euromereato il 40 per cento. Sono le dieci e cinquantacinque quando il Cavaliere varca quella soglia, piuttosto teso. Ne uscirà tre ore dopo sorridente. Lo scortano due agenti della Digos. A distanza seguono tre avvocati e il segretario che lo avevano perso di vista per le scale. Ma restano fuori. Il procuratore capo Scardulla e il pm Ferrando lo sentono come testimone. «Di denaro illecito il mio gruppo non ne ha versato. L'ho giurato sul mio onore anche al presidente della Regione Piemonte» dice loro e ripete, alla fine, ai cronisti. I dirigenti della Trema - la multinazionale francese partner di Euromereato nell'operazione - hanno ammesso il pagamento di miliardi di tangenti. Come mai loro sì, e voi no? «Vanivano per la prima volta in Italia. Hanno pagato l'inesperienza. Noi, invece, avevamo una possibilità di comunicazione molto rilevante che è stata disincentivante rispetto a qualsiasi richiesta illecita». Tre ore di deposizione, interrotte da una veloce pausa tè. Come mai tanto così? Avete parlato anche d'altro? Il Cavaliere si dimostra imperturbabile: «Non credo sia fuor di logica pensare che, essendo in questo momento intrigato in vicende di politica nazionale, il signor Berlusconi si possa esimere da un minimo di conversazione su questi temi». Fra gli accompagnatori del Cavaliere c'è l'avvocato e senatore Cesare Previti, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. Il neoparlamentare si separa dal gruppo e ha un gistrate sono agli atti; niente video, ma l'audio sì. Nessuno obietta; la polemica continua fuori dall'aula (Di Pietro: «E' il nuovo contro il vecchio»; Spazzali: «La realtà più è virtuale e meno è virtuosa»). «Non ci sono pentiti». Informatica a parte, Di Pietro entra nel1'«anima» del processo. E lo fa con una dichiarazione che ribalta la visione, fin qui generalizzata, di un'inchiesta basata sulle chiamate in correità: «Non ci sono pentiti in questo processo - dice invece il pm -, non c'è stato un pentito nell'intera inchiesta "mani pulite". Nessuno si è mai sognato di dire: «Oh, che pentimento biblico, mi devo sgravare la coscienza». Tutti CINQUE PROTAGONBSTI DI TANGENTOPOLI «Cusani mediatore» «Un uomo determinato a diventare un grande imprenditore italiano»: questa l'immagine che il pm ha dato in sintesi di Raul Gardini, prendendo lo spunto da una dichiarazione di Carlo Sama. «La prima cosa - ha detto Di Pietro che Sama mi ha detto entrando nel mio ufficio è che Gardini intendeva diventare un grande imprenditore italiano. Quindi quest'uomo ha indirizzato tutte le sue forze verso questo obiettivo». Le dichiarazioni di Magnani e di Garofano, secondo Di Pietro, hanno confermato che Gardini era «il vero e unico amministratore del gruppo Ferruzzi». lungo colloquio con il procuratore aggiunto Marcello Maddalena, segretario nazionale dell'associazione magistrati. Al centro dello scambio di idee la legge sui pentiti. LA VOCE DEI GIUDICI E DEI POLITICI negli ultimi giorni della campagna elettorale, ha sollevato pesanti dubbi sulla legittimità delle loro iniziative. Tutto ciò significa che il rapporto della nuova realtà politica con le grandi inchieste sulla corruzione degli ultimi mesi è per lo meno ambiguo: la coalizione di destra ha vinto perché gli elettori, tra l'altro o principalmente, l'hanno vista come non compromessa con la corruzione che i magistrati avevano messo allo scoperto; ma non sembra che questa vittoria possa considerarsi senz'altro anche una vittoria dei giudici. L'impressione generale è piuttosto che si intenda, a dir poco, raffreddare gli entusiasmi per le azioni del potere giudiziario, in un quadro di generale normalizzazione - di cui, ma speriamo di sbagliar¬ hanno parlato solo davanti a indizi e prove che avevamo già raccolto». Comunque, aggiunge, sono tutti credibili, anche quando «parlano a rate». La «tangente post-moderna». Il termine viene coniato da Di Pietro, mentre illustra il vorticoso giro di conti bancari messo insieme dall'avvocato Ruju e dal latitante Gianfranco Troielli, «amico di Craxi fin da quando portava i calzoni alla zuava». Un sistema sofisticato per non far scoprire il percettore finale delle tangenti, marchingegno necessario «per la tangente post-moderna, con gli imprenditori "amici" che "contribuiscono" periodicamente per il partito e si garantiscono la «Gardini leader» partecipazione alle commesse». Chi è Sergio Cusani. In questo «sistema strutturato e complesso» Sergio Cusani, secondo il pm, è una pedina fondamentale. E' da più parti indicato come «consigliere privilegiato» di Gardini prima e dei Ferruzzi poi. Ma è anche in «strettissimi rapporti» con il vertice del psi; è in società con quel Mauro Giallombardo «segretario particolare di Craxi». Conclusione di Di Pietro: «Cusani non è solo l'uomo dell'impresa, è anche l'uomo del partito; è l'interfaccia con il sistema politico». La defiscalizzazione e il pei. Cionondimeno Cusani è credibile, secondo Di Pietro. Esempio la storia del miliardo al pei per la «defi¬ «Forlani fingeva» «Anche i segretari politici della de, De Mita e Forlani, sapevano dei contributi illeciti che venivano versati sui conti esteri e fatti portare in Italia dal segretario amministrativo Severino Citaristi. Citaristi ci ha ricordato di aver già ricevuto all'epoca i 64 avvisi di garanzia, di cui 38 dalla procura di Milano e ci ha detto che quando a fine anno mancavano i danari per far quadrare i conti della de, 17-20 miliardi, si rivolgeva ai segretari amministrativi per sollecitare da loro la copertura dei conti». Forlani «è venuto qui al processo a dirci min saccio niente ma non è certo credibile». «Craxi ha confermato che il psi ha ricevuto nel periodo della sua segreteria finanziamenti per miliardi, ammettendo che anche il gruppo Ferruzzi-Montedison ha pagato ripetute volte anche in passato - ha sostenuto Di Pietro -, Craxi ha ribadito che questo denaro andava a tutti i partiti, anche quelli di opposizione». Per il psi, Di Pietro ha mostrato un foglietto di Balzamo in cui si riportavano i finanziamenti ricevuti nell'I987-'90. «Questo dimostra la differenza fra i contributi provenienti dagli imprenditori pubblici e quelli dei privati, che si dividevano tali finanziamenti». scalizzazione» di Enimont, su cui si incentra molto (troppo?) a lungo. Ne parla Cusani, trova conferma nelle parole di Sama e Berlini (l'uomo del sistema finanziario parallelo). Di Pietro cita altri «riscontri»: un volo di Cusani Milano-Forlì-Roma del 6 novembre (e quindi niente amnistia); la testimonianza di Porcari, l'uomo-ombra di Gardini, che parla di una «visita» a Botteghe Oscure, presente D'Alema. Nulla di nuovo rispetto a quanto emerso nelle udienze, solo una ricostruzione più precisa che, per il pm, non lascia dubbi. Tranne uno: chi ha preso i soldi? Susanna Marzolla «Craxi confermò» «L'ex presidente della Montedison, Giuseppe Garofano, interrogato più volte in istruttoria e al dibattimento, ha sempre fatto discorsi molto avvolgenti, è capace di parlare per ore. Di tutto il suo discorso, però, quasi quasi non si possono scrivere tre righe». ((Anche Garofano rientrava nel fenomeno della corruzione, era introdotto nel sistema, ha avuto il compito di pagare i partiti e al momento opportuno lo dimostreremo, per lui e per gli altri, non solo con le chiamate di correo ma anche con i documenti trovati nel corso delle indagini». L'awocato di Sergio Cusani, Giuliano Spazzai

Luoghi citati: Italia, Milano, Piemonte, Porcari, Roma