Aveva 86 anni divenne un mito per le sue corrispondenze dall'America di Giorgio Calcagno

Aveva 86 anni: divenne un mito per le sue corrispondenze dall'America Aveva 86 anni: divenne un mito per le sue corrispondenze dall'America «Qui Nuova York», s'è spenta la voce Morto Ruggero Orlando ROMA. E' morto in una clinica Ruggero Orlando, per decenni il più popolare giornalista televisivo italiano. Aveva 86 anni, da tempo era malato di cancro ai polmoni. I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio, nella chiesa di sant'Agnese a piazza Navona. Per metà degli italiani Orlando era la voce che veniva dall'America, quando l'America, sul video, era lontanissima. Per l'altra metà era la maschera di Alighiero Noschese, che ne aveva fatto il più colorito - e amabile - dei suoi personaggi. Per chi opera nei giornali, un modello di informazione, tanto gustosa nel linguaggio quanto intelligente nell'analisi. Per chi lavora in tv una lezione, di originalità e di rigore insieme: che in quegli studi farebbero bene, ogni tanto, a ricordare. Ruggero Orlando non era «un» giornalista televisivo. Era stato, per anni, «il» giornalismo televisivo: modello inimitabile di personalismo senza invadenza e di obiettività senza grigiore. Gli bastava arrotare un po' di più la «erre» nell'annunciare il «Qui Nuova York», per dare un timbro alla notizia. E nel suo nome, che veniva di rincalzo, di «erre» ce n'erano tante. Lui le sfruttava tutte. Erano i vezzi, innocenti, di un giornalista che, dopo aver catturato il suo pubblico, andava subito alla sostanza. Anticonformista negli anni in cui sembrava dominare il conformismo - ma ci era risparmiata, almeno, la lottizzazione - Orlando sapeva di non dovere il suo status a nessun padrino politico. Si poteva permettere giudizi liberi, nell'ambito della Rai Anni 50 e 60, proprio per la sua grande professionalità, che costituiva la sua unica forza. Anticonformista, e libero, era stato prima di tutto nella vita. Era nato a Verona, il 5 luglio 1907, da una famiglia di origine siciliana, imparentata con Vittorio Emc.nuele Orlando. Il padre era un professore di matematica, e anche il figlio intraprese quegli studi, laureandosi in fisica all'Università di Roma. Ma non ne fece mai uso. Amava le lettere, i classici italiani - nei suoi vagabondaggi si sarebbe portato sempre dietro i suoi Machiavelli e i suoi Guicciardini - e amava, soprattutto, il giornalismo. Amore difficile, in quegli anni di libro e moschetto. E più difficile ancora per il giovane Orlando, che dopo le prime fiammate di «Credere obbedire combattere» scelse la parte opposta, attratto dal socialismo. Ebbe guai con la polizia; nel '35, a 18 anni, dovette lasciare l'Italia. Per qualche tempo visse in Medio Oriente, come guidatore di taxi nel deserto, fra Baghdad e Amman. Solo nel '38 sarebbe approdato a Londra, la sua prima patria giornalistica. Corrispondente per breve tempo dell'Eiar (che qualche anno prima lo aveva respinto per la sua «erre» moscia), e presto, con lo scoppio della guerra, alla Bbc. Dai mi- COSI' LO RICORDAN SANDRO PATERNOSTRO «Disse no anche alpsi» Era un grande cronista, aveva un linguaggio semplice ed efficace, privo di fronzoli e di frecciate prefabbricate. Ed era un uomo indipendente e coerente. Nei verbali della Camera non è scritto, ma si sa che spesso, quando fu deputato del psi, non obbedì a ordini di scuderia che non lo convincevano. Rispondeva: perché dovrei? se fossi al Congresso Usa, nessuno mi chiederebbe una cosa simile. Ruggero Orlando nel tipico gesto di saluto «Qui Nuova York» fu per anni una delle frasi più popolari nel gergo tv crofoni di Radio Londra, Orlando partecipò al primo giornalismo della nostra Resistenza, con quei notiziari clandestini, che gli italiani ascoltavano avidi, abbassando il volume per sfuggire all'Ovra. Dopo la guerra, fu il naturale corrisponden¬ O IRE COLLEGHI DEL DEMETRIO VOLCIC «In tv con la febbre» Mi ricordo quel giorno a Belgrado, vent'anni fa: stavamo seguendo - lui, io e Gawronski il viaggio di Nixon quando Ruggero si sentì male. Aveva 40 di febbre, gli offrimmo di sostituirlo in video, ma non volle saperne. Era un animale televisivo: si accese la luce rossa e andò in onda come sempre, spiegando il prestito Usa a Tito. Poi, a collegamento finito, si accasciò, vinto dalla febbre. te londinese della nuova Rai. Ci rimase fino al 1954, quando lo mandarono a New York. Nasceva il giornalismo televisivo, e nasceva sotto il suo segno. Proprio perché padroneggiava, insieme, lo scritto e il parlato, Orlando capì subito come usare il nuovo mezzo, senza fare confusioni. Sapeva essere, nello stesso tempo, comunicatore e attore. Nicola Adelfi, che lo incontrò a New York, rimase sbalordito dal suo modo di prepararsi. Non aveva appunti scritti, non leggeva nulla. Si metteva davanti alla macchina da ripresa e parlava, liberamente; ma tenendo forte il filo. Mazzarella, a Radio Londra, lo aveva visto preparare i servizi parlando da solo nei corridoi. Rientrò in Italia, nel 1972, quando aveva 65 anni. Da giornalista non aveva mai fatto politica, ma, lasciati i microfoni, accettò di scendere nell'arena. Fu eletto deputato, con molti voti, nel «suo» partito socialista. Quattro anni dopo, non rieletto, credette di poter tornare al suo antico mestiere, con Andrea Barbato, che lo aveva chiamato al Tg2. Durò poco. Il personaggio era troppo libero, per i nuovi padroni dell'etere: che, nel 1979, vararono un nuovo regolamento, studiato ad personam per allontanarlo. Da allora Orlando è tornato a scrivere, ha pubblicato alcuni libri, non è quasi più riapparso in tv. Ma nessuno, fra i nuovi protagonisti del video, ha saputo ripetere il successo di quella voce con tante «erre», che garantiva l'informazione. L A R Al TITO STAGNO «La notte della Luna» Il mio ricordo va a quella notte del '69, alla telecronaca dello sbarco sulla Luna. Ma anche a un'altra sera di pochi anni prima: Ruggero era venuto a cena da noi, come sempre quando tornava da New York, e dopocena andammo tutti in un night. Ci sorprese esibendosi sulla pista. Erano gli anni del twist e lui, quasi sessantenne,1 si scatenò come un ragazzino. Ei ballava benissimo! Giorgio Calcagno