«Pagano i loro carnefici perché li uccidano in fretta»
«Pagano i loro carnefici perché li uccidano in fretta» «Pagano i loro carnefici perché li uccidano in fretta» salvo con altre due sorelle. La «voce della foresta» era di Pilar Diez Espelosin, 63 anni, missionaria della Congregazione di Jesus, Maria e José. Una suora minuta, dai capelli cortissimi quasi bianchi, un sorriso che non riesce a nascondere le profonde rughe di un viso provato. La incontriamo nel parlatorio del convento del suo Ordine, in Plaza de la Imaculada Concepcion, a Madrid. Da venerdì, quando è arrivata a Madrid, è diventata un'e¬ roina nazionale. «El Pais» l'ha definita «la vera ambasciatrice di Spagna in Africa» e «El Mundo» sostiene che la sua testimonianza radiofonica è da «Premio Pulitzer». Una radio «suor-coraggio». Sorella, prima dei massacri, guai era la sua missione? «Lavoravo in un centro sanitario che comprende un consultorio per infermi, un piccolo ospedale con 26 letti, un centro maternità e uno di nutrizione. Troppe persone patiscono, purtroppo, di "quasiorkor", la malattia della fame che gonfia tutto il corpo». Perché è cominciata la mattanza? «Siamo in guerra da tre anni. Il Ruanda è un Paese composto da tre etnie. La terza, 1' 1 per cento, è composta da pigmei. Le altre due sono gli hutu e i tutsi. La guerra è cominciata perché i tutsi, quando vennero cacciati dal potere dagli hutu, decisero di vondicarsi. Dicevano che venivano per instaurare la democrazia. Ma con i can¬ Locali commerciali di: noni. Io non so niente di politica, so solo curare dei malati. I tutsi mi dicevano che se non ritornavano adesso sarebbero rimasti esuli per sempre». Quando la situazione è diventata insostenibile? «Dopo l'attentato. Ancora non me lo spiego, è stata come una pazzia collettiva. I tutsi, che hanno dominato gli hutu per quattro secoli, non si sono rassegnati a sottostare agli hutu. Cominciammo a notare che si stava prepa¬ rando qualcosa. Il lunedì cominciarono le manifestazioni degli hutu con armi bianche e dicevano che volevano eliminare tutti i tutsi, responsabili, secondo loro, della morte del presidente Habyarimana. Noi curiamo tutt'e due le etnie. La convivenza era normale. Ma voglio dirle che chi uccide è una piccola minoranza». Di scene dantesche ne ha viste tante. Quale la più raccapricciante? «Quando i malati del nostro ospe- 6^
Persone citate: Habyarimana, Mundo, Pais, Pilar Diez Espelosin, Pulitzer, Sorella
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