La città dei vincitori
LA CITTA' DEI VINCITORI LA CITTA' DEI VINCITORI CMILANO HI se ne frega se piove. Qui a Milano, capitale della Seconda Repubblica e della rivoluzione conservatrice, è spuntato il sole della rivincita. E sta alto nel cielo a illuminare (dal Nord-Est di Arcore) questo paesaggio che fu di Tangentopoli (opaco, quaresimale, incattivito) e che ora riverbera nuovo potere (politico), nuovo vigore (economico), nuova allegria (sociale). E' la riscossa. E nulla, per festeggiarla, è meglio del karaoke di Fiorello che tra un paio di giorni allagherà piazza del Duomo, scalerà il cielo più arditamente delle guglie austere della cattedrale dove il cardinal Martini (quindici giorni fa, un secolo fa) pronunciò parole dissonanti da tanta euforia: «La nuova stagione politica si manifesta gravida di interrogativi». Ma no. Il cardinale (per la prima volta) è finito in minoranza e questo è il momento di Fiorello e delle risposte. E' il momento del nuovo slogan di Re Silvio, che ha appena incassato il quattordicesimo scudetto: «L'Italia come il Milani». Anzi Milano come il Milan: «Siete stanchi di vincere?» roccheggiava il Cavaliere davanti al suo pubblico di atleti decorati, l'altra sera, tra le rose fiorite del ristorante Giannino. E tutti in coro: «Nooo!». «Vinceremo ancora?». «Sìiii!». «Dovunque e comunque? «Sìiii!». E' il momento dei manifesti di giubilo che il borgomastro Formentini domani farà incollare sui muri della città per onorare i due illustrissimi cittadini che hanno incassato la seconda e la terza carica dello Stato, Carlo Scognamiglio, detto «il Carlin», e Irene Pivetti, visino altero e declinazioni al maschile. «Vi aspettiamo nella vostra Milano!», ha esultato al telefono Marco Formentini. «La storia dei manifesti mi è venuta in mente così, come gesto di gentilezza - dice -. Ma quando ho sentito le lagne dei progressisti, spendete i soldi del Comune, sperperate per niente, mi sono detto: allora li faccio davvero, per la miseria. Perché è un fatto di cortesia. Ma come? Le più alte cariche dello Stato sono nostri cittadini e noi qui contiamo le lirette?». No, Milano non bada a spese. Milano, dove adesso fiammeggia la stella fissa di Silvio, per quattro quinti già presidente del Consiglio, nuovo padrone della politica, e (fiammeggia) quel satellite bizzarro di Umberto Bossi che i politologi (maliziosi) già danno per inghiottito nel buco nero astrale di Forza Italia: «L'elettorato che premiò Formentini - dice Giorgio Galli è già massicciamente trasmigrato su Forza Italia. Berlusconi è percepito come il nuovo perché lui non usa la lingua dei politici». Sarà. Ma intanto, tre settimane fa, correndo insieme, Umberto e Silvio hanno sbancato il banco elettorale aggiudicandosi 31 collegi su 31, ai progressisti solo le briciole del maggiorita- rnmsmmm mmmmmm wm mmm
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