Biagi controprocesso tv

Biagi, controprocesso fv Biagi, controprocesso fv «Ci hanno tolto anche la speranza» tro che agita la toga infuriato come un Robin Hood che scaglia frecce. Processo alprocesso è un esame di coscienza». Anche lei ha fatto il suo? «Ho sempre votato quelli che perdevano. Prima il Partito d'Azione, che prendeva meno voti di Sgarbi oggi. Poi Nenni e i suoi, finché non contavano; poi ho avuto dubbi; poi ero tra gli antipatizzanti socialisti. Il 27 marzo ho votato per Martinazzoli perché credo nelle persone; e avrei potuto scegliere Veltroni o Miriam Mafai». Ha ascoltato le confidenze, le confessioni che molti indagati non hanno fatto a nessun altro: che cosa l'ha colpita di più? «I drammi personali. Il democristiano Nicolosi: è malato, e gravemente. Ho una lettera della signora Citaristi che... Citaristi dovrebbe scontare novecento anni di carcere. E tutti mi dicono che è una gran brava persona. Mi colpisce la differenza tra la valutazione pubblica e quella privata. Ho sempre un dubbio: "Non è che perseguitiamo un innocente?"». Quale sentimento agita più spesso gli indagati? Il pentimento? «Fa impressione la normalità del male. Tutti dicono che si doveva fare. E' la tesi di Craxi: "Lo facevano tutti". Come se tu chiedessi a uno: "Lei ha bevuto?". E quello risponde: "Sfido, c'era il diluvio!"». Le sono apparsi sorpresi dal ciclone giudiziario-politico? «Andreotti dice: "Siamo stati tutti poco attenti. Non ci avvedevamo". Di Donato dice: "Sono andato a trovare un detenuto". Come se avesse obbedito al precetto di far visita ai carcerati: gli rinfacciano che ha commesso un crimine». Quale vicenda, quale personaggio l'ha coinvolta di rff Questa sera la nuova trasmissione su Raiuno «Nessuno è innocente» Enzo Biagi torna questa sera in tv con «Processo al Processo» più? «Ero amico di Raul Gardini: amico a titolo gratuito, sottolineo. Pochi giorni prima di andarsene ha mandato una lettera a un prete: la moglie di Gardini mi ha promesso che la leggerà. C'è scritto perché si è ucciso. E c'è il nastro di una conversazione con il giornalista Cesare Pe-