Rose è una catastrofe Cinque granate sull'ospedale Colpiti anche i centri-profughi di I. B.

Rose: è una catastrofe Rose: è una catastrofe Cinque granate sull'ospedale Colpiti anche i centri-profughi «Una catastrofe umanitaria». Il dramma di Gorazde, l'enclave musulmana della Bosnia orientale caduta nelle mani delle truppe serbe, è stato definito in questo modo dal generale Rose, comandante in capo delle forze di pace dell'Onu in Bosnia. I 65 mila abitanti della città sono in balia delle forze serbe che hanno continuato a bombardare con violenza la città malgrado i ripetuti accordi di cessate il fuoco. «Questa è stata una triste settimana per il mondo intero. Le operazioni di pace dell'Onu sono state sfruttate in modo spudorato dalle autorità serbo-bosniache per i loro fini bellici. Per giorni sono state fatte promesse e date garanzie non solo all'Onu ma a tutta la comunità internazionale. Ma queste garanzie sono state ignorate e Gorazde è stata nuovamente bombardata anche oggi», ha dichiarato il generale visibilmente scosso. Il comandante dei Caschi blu* in Bosnia "ha annunciato iefi che con un elicottero sono stati evacuati da Gorazde sette osservatori militari e che adesso in città sono rimasti soltanto cinque ufficiali dell'Onu. Poco dopo le 9 ieri mattina i serbi hanno colpito l'ospedale di Gorazde. Cinque granate sono state lanciate contro l'edificio di cui una ha sfondato il tetto. Dieci persone sono state ferite. E' stata colpita anche la sede della Croce Rossa Internazionale, oltre a due centri per i profughi. Del tutto inutili sono stati i voli intimidatori dei caccia alleati che hanno sorvolato a più riprese la città. Nelle strade di Gorazde si accalcano migliaia di persone, tutti profughi dei vicini villaggi bruciati dai serbi nel corso dell'offensiva iniziata venti giorni fa. E' gente che non ha nemmeno un posto per rifugiarsi. Intorno alla sede dell'Onu sono ammassate centinaia di persone che chiedono aiuto. Ma nessuno può fare nulla per loro. «Soltanto nelle ultime ore sono state uccise altre 37 persone di cui cinque bambini e 75 sono state ferite» ha dichiarato a Ginevra la portavoce dell'Alto commissariato per i profughi Silvana Foa, spiegando tuttavia che nessuno ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO sa il numero delle vittime degli ultimi bombardamenti. Dall'inizio dell'offensiva serba a Gorazde sono morte 302 persone, mentre i feriti sono 1075. «Le bombe cadono al ritmo di un proiettile ogni venti secondi. Il nostro personale è disperato. Non può fare nulla per le trentamila persone che passeranno un'altra notte senza rifugio. Possono offrire soltanto parole di conforto ma è veramente troppo poco». «Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ci ha disarmati e adesso sostiene che non può fare nulla per aiutarci» ha detto il premier bosniaco Silajdzic che ha ancora una volta accusato le Nazioni Unite di non aver fatto nulla per proteggere la popolazione civile di Gorazde, anche se la città è stata proclamata zona protetta dall'Onu. Una manifestazione di protesta contro l'aggressione serba a Gorazde, ma soprattutto contro il mondo occidentale che ha abbandonato i suoi abitanti al loro tragico destino, è'stat$'o'rgàriizzIta a Sarajevo. Più di tremila persone hanno ascoltato il presidente bosniaco Izetbegovic. «Dobbiamo essere forti, perché il mondo capisce soltanto la violenza» ha detto Izetbegovic annunciando alla sua gente che d'ora in poi dovranno combattere da soli. Intanto le autorità serbo-bosniache hanno nuovamente dichiarato di essere pronte all'immediato cessate il fuoco a Gorazde e al ritiro dei loro cannoni a tre chilometri dalla città. Sarebbero inoltre disposti ad accettare lo schieramento di 350 Caschi blu intorno alla città. Ma si tratta delle stesse promesse ripetute per giorni e non mantenute. «Noi serbi siamo un popolo amante della pace, ma quando ci colpiscono rispondiamo tre volte di più» ha dichiarato ieri il generale Milovanovic riferendosi alla «sconfitta» delle forze di pace dell'Onu. (Abbiamo bloccato i convogli, in modo tale che i loro soldati sono rimasti senza cibo e senza munizioni. Ma non li abbiamo presi in ostaggio anche se ne avremmo avuto il diritto. Ho sentito dire che i Caschi blu cominciano a scappare dalla Bosnia perché temono le nostre forze», [i. b.]

Persone citate: Izetbegovic, Milovanovic, Silajdzic, Silvana Foa

Luoghi citati: Ginevra, Sarajevo, Zagabria