La Lega ai popolari «Diventiamo alleati di Barbara Spinelli

Progressisti divisi, non ci sarà gruppo unico Progressisti divisi, non ci sarà gruppo unico La Lega ai popolari «Diventiamo alleati » SE LA POLITICA GIUDICA L'ETÀ' Karadzic promette il ritiro, ma la città è ancora sotto le bombe Clinton: beffati dni serbi E l'Onu, «a Gorazde è la catastrofe» SI è insistito molto, nei giorni scorsi, sulle facce più o meno giovani, o più o meno vecchie, che popolano il nuovo Parlamento italiano. Si è voluto vedere l'avvento di un'epoca tutta nuova, nell'ascesa di Irene Pivetti alla presidenza della Camera e di Carlo Scognamiglio alla presidenza del Senato. Il vecchio cedeva finalmente il passo al nuovo, al giovane, al vitale. Cedeva il passo alle facce pulite, alle facce sane, come si diceva ai tempi di D'Annunzio e di Marinetti, dell'Azione francese di Barrès e dell'estetismo di Richard Wagner. Il vitale reclamava i suoi diritti naturali e spazzava via non tanto una politica quanto i vecchi della politica intesi come categoria, i padri della prima Repubblica e della sua Costituzione. Tutta la politica italiana sembrava ridursi a quest'unica contrapposizione biologica, che sospende e annulla ogni altra contrapposizione: da una parte i giovani, pieni di vita e di appetiti e di bella innocenza. Dall'altra i vecchi, pieni di rughe e di vizi, di lentezze e di potenziali malattie. Si è insistito molto nei giorni scorsi sulle differenze, sui fossati: non tra le idee ma piuttosto tra le fisionomie, tra i volti. Che importano le idee di Spadolini, o di Leo Valiani, o di Norberto Bobbio. Che importa quel che hanno fatto, e che dicono, e che insegnano. L'unica cosa che conta è quel che sono: roba vecchia, facce di ieri. Non più giovani: dunque non più belli, non più interamente sani. Non si costruisce il domani con facce così vulnerabili. Non si rifa l'Italia con l'inquietudine di Bobbio o di Spadolini, con la saggezza e la Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA Londra, anche dopo ROMA. Dopo l'elezione dei vertici di Camera e Senato, i riflettori tornano su Palazzo Chigi. Un vertice delle forze di centrodestra che hanno vinto le elezioni dovrebbe svolgersi domani: problema fondamentale, come allargare la maggioranza ini vista del nuovo governo. Silvio Berlusconi e la Lega guardano ai «popolari»; ma dal ppi, per ora, arrivano solo segnali contrastanti. Spiega Maroni, uno dei leader del Carroccio: cercheremo di far capire a popolari e a pattisti che il Centro «non esiste più» e che esistono oramai due soli schieramenti: «Loro, devono schierarsi o di qua o di là; o vanno con i progressisti o vengono con noi». Ma Rosa Russo Jervolino, presidente del ppi, conferma che il partito popolare resterà all'opposizione. Altri tentennano. Tra i progressisti, intanto, è il. caos. Non ci sarà gruppo unico alle Camere, mentre il portavoce di Alleanza democratica, Ferdinando Adornato, ha rassegnato le dimissioni. Battista, Martini, Meli Minzolini e Rapisarda ALLE PAG. 6,7 E 9 la WASHINGTON. «Non è stato un grande fine settimana per le operazioni di pace in Bosnia», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, come se ci fosse qualcuno che può pensare il contrario. Ieri, la comunità internazionale si leccava le ferite, conducendo un malinconico esame di coscienza dopo essere stata svillaneggiata dai serbi. Poco prima dell'intervento di Clinton, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva espresso «turbamento» per la sostanziale conquista da parte dei serbi dell'enclave musulmana di Gorazde, dichiarata un anno fa «zona protetta» da una sua solenne risoluzione. Il Consiglio dell'Orni ha «condannato» l'azione militare dei serbi, ma si è fermato alle parole, non minacciando nessuna punizione. Il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha chiesto le dimissioni del segretario generale Boutros Ghali. E il ministro degli Esteri austriaco, Alois Mock, definendo l'Onu «indecisa e debole», ha sostenuto che si è consumata «la più drammatica perdita di credibi¬ LA RIVINCITA DI MILANO lità della sua storia recente». Sempre ieri, Clinton ha escluso nuovi attacchi aerei contro i serbi. L'inviato russo in Bosnia, Vitaly Churkin, ha detto: «Ho sentito più promesse rotte nelle ultime 48 ore che in tutta la mia vita. Non bisogna più discutere con i serbi che si servono della Russia come copertura». Ma il suo capo diretto, il ministro degli Esteri Andrei Kozyrev, pur sgridando i serbi, ha sentito il bisogno di ripetere che «il peggioramento della situazione a Gorazde è stata la conseguenza degli attacchi Nato di una settimana fa». I grandi attori del teatro internazionale recitano a soggetto parti di copioni diversi, tanto che ieri, riuniti in Lussemburgo, i rappresentanti della Cee hanno proposto «la riunificazione di tutti i negoziati di pace», riconoscendo una paradossale mancanza di coordinamento. I 12 hanno incaricato lord David Owen di organizzare riunioni tra Cee, Usa, Russia e Onu «allo scopo di raggiungere una posizione comune per risolvere la crisi». Miliziani serbo-bosniaci controllano l'effett I. Badurina e P. Passarmi A PAG. 2 tto dei bombardamenti su Gorazde BANDIERA