In 4 anni vinti 16 miliardi

243 In 4 anni vinti 16 miliardi Dal '90 pioggia di premi per i torinesi LA FORTUNA SOTTO LA MOLE M ILIARDI e milioni a centinaia, come se piovesse: 16 miliardi negli ultimi quattro anni. E adesso, chi oserà più dire che Torino non è fortunata? «A Torino si vince poco anche perché si gioca poco: la città non fa conto sulla fortuna, ma sulle sue capacità», d>sse saggiamente nel 1989 l'allora sindaco Maria Magnani Noya, per tirare su il morale ai cittadini. Bella consolazione: il biglietto vincente della Lotteria di Monza era rimasto invenduto in una tabaccheria di corso Inghilterra. Poi era stato rispedito al magazzino del Monopolio, assieme al suo tesoro. Che tragedia, scoprire di aver avuto la fortuna a portata di mano, senza che nessuno potesse beneficiarne. Ma il vento era destinato a cambiare. Dopo anni di grigia routine, tra piccole vincite e piccoli entusiasmi, finalmente, era il 6 gennaio del 1990, Torino ricominciò a sperare nella sua buona stella: la lotteria Italia regalò un miliardo e mezzo ad un biglietto acquistato sotto i portici di piazza Castello. Un quarto premio, ma di tutto rispetto, fi- nito nelle tasche di chissà chi. Perché l'anonimato, in questi casi, è d'obbligo, e per quanto si sia sforzato, il venditore ambulante Salvatore Rivieccio non si ricordò proprio l'acquirente di quel biglietto d'oro. Poi, una pausa di qualche mese. E si arriva al 1992. Anno record, però. Nella tabaccheria di via Tripoli 41 viene venduto il biglietto della Lotteria europea di Colombo: 6 miliardi e 850 milioni in un colpo, in Ecu. I titolari della rivendita, i coniugi Graziano e Futa Curto, forniscono ai cronisti l'identikit del fortunato vincitore: «Cinquantanni, veneto, biondo abbronzato». E ancora: «Era di statura normale, indossava uno spezzato grigio, giacca e cravatta. Parlava poco l'italiano, forse era qui in visita da parenti». Tutti a caccia del veneto biondo, ma di lui, e della sua sfacciata fortuna, si perde ogni traccia fin da subito. Nuova botta di fortuna sulla città, il 27 giugno 1993. Lotteria di Monza, primo premio due miliardi, e il biglietto vincente viene venduto a Torino. Due miliardi, mica noccioline, che finiscono nelle tasche di un ignoto. Sempre il solito ignoto, che gioisce nell'ombra, e non lo dice a nessuno, di aver vinto. Forse nemmeno alla moglie, perché poi magari lei si tradisce, e lo dice ad un'amica, e via, di bocca in bocca, la notizia potrebbe arrivare a chissà chi. Meglio tacere, tenersi dentro tutta quella gioia, anche se invece si avrebbe voglia di aprire la finestra e gridarlo a tutti: «Ho vinto due miliardi! Sono ricco!». Qualcosa del genere ha fatto lo sconosciuto operaio, «sposato e con un figlio», che il 7 gennaio di quest'anno ha telefonato a La Stampa: «Non ci posso ancora credere, ho paura di un infarto». Era lui, il vincitore. Anzi, uno dei due superfortunati vincitori dei due biglietti miliardari della lotteria Italia: secondo e quarto premio, rispettivamente tre e due miliardi. Con la voce tremante, l'operaio aveva ancora detto: «Lasciatemi sognare ancora un po'». L'altro vincitore, quello dei tre miliardi, invece non si era degnato neanche di una piccola telefonata, nemmeno per dire un «sono contento». Sogni d'oro, comunque, anche a lui. «Non capita tutti i giorni di dare 5 mila lire e di ricevere in cambio 2 mi¬ liardi», aveva commentato sorniona l'edicolante Giuseppina Boglione, che aveva venduto uno dei due biglietti. Roba da cardiopalmo, da non dormirci tutta la notte. Ma quelli che non vincono, che cosa dovrebbero dire? Migliaia di sfortunati anonimi, che ogni volta leggono ansiosi il giornale, controllano tutti, ma proprio tutti i numeri estratti, e ogni volta stracciano il biglietto sfortunato, maledicono la fortuna degli altri, si arrabbiano e ci stanno male, «solo due biglietti prima, e avrei vinto io». Giuseppina Boglione, l'edicolante: «La guardia giurata che sorveglia la banca qui vicina aveva comprato il biglietto che precedeva quello miliardario. Aveva una faccia allibita. L'altra notte lui e la moglie non hanno chiuso occhio». Che rabbia. Averla lì, la fortuna, a portata di biglietto, e vedersela sfuggire. Beffarda fortuna, che non fa dormire la notte, mentre poco più in là, magari nello stesso condominio, qualcun altro non riesce a dormire perché si ritrova con due miliardi in più. [c. s.] Ma nell'89 il coupon vincente di Monza rimase in tabaccheria Due rivendite fortunate per la lotteria di Capodanno '94: sopra Giuseppina Boglione e (a fianco) i coniugi Teresa e Nicola Crivello

Persone citate: Curto, Giuseppina Boglione, La Fortuna, Maria Magnani Noya, Salvatore Rivieccio

Luoghi citati: Italia, Monza, Torino