Notizie criminali della Russia

Tanti film satirici dall'ex Unione Sovietica al Premio Reggiani di Verona Tanti film satirici dall'ex Unione Sovietica al Premio Reggiani di Verona Notizie criminali della Russia «L'ultimo affare di Varenyl»: voglia di soldi VERONA DAL NOSTRO INVIATO «L'abbiamo girato rapidamente, alla svelta, a precipizio, cercando di correre più in fretta dell'inflazione. Ma in due mesi e mezzo il budget previsto, 30 milioni di rubli, è salito a 230 milioni». Vitali) Melnikov, regista di San Pietroburgo travolto dagli eventi, parla del suo film «L'ultimo affare di Varenyl», una di quelle commedie realizzate adesso in Russia per tentare di far concorrenza al dominante cinema americano con l'analisi satirica del nuovo costume nazionale. Con esagerazione comica, il film mostra infatti un telegiornale chiamato «Notizie criminali», condotto da telegiornalisti che hanno alle spalle allusive decorazioni di catene e dedicato ai delinquenti, «ormai tanto numerosi da costituire un vero pubblico per la teleinformazione»: sarebbe divertente se non si sapesse che nel 1993 sono state pronunciate in Russia 550 condanne a morte, che soltanto a Mosca sono state ammazzate nell'anno 404 persone tra le quali 120 nuovi ricchi, che il numero degli omicidi è raddoppiato negli ultimi due anni, che le autostrade sono perennemente minacciate da banditi armati e che le diverse mafie all'opera sono 260. Alle pareti d'un ufficio, ne «L'ultimo affare di Varenyl», sono appese fotografie di film e divi americani: «Il cinema americano è diventato così popolare, che va di moda usare le sue immagini come poster, come quadri, come ornamento culturalchic», spiega il regista Melnikov. Il giovane protagonista, un impiegato che vuole diventare miliardario, e l'antagonista, un lo¬ sco trafficante vestito con eleganza tropicale, sono personaggi ispirati alla realtà: «Da noi tutti vorrebbero essere ricchi, perché sono poveri o poverissimi. E sono tanti i criminali d'apparenza rispettabile che aprono società commerciali, semplici coperture per traffici illegali. Ci sono alcuni affaristi dilettanti e precari pure negli uffici dei grandi studi cinematografici della Lenfilm a San Pietroburgo, che si son dovuti dare in affitto per mancanza di lavoro e di soldi. Il loro maggior desiderio è somigliare agli affaristi occidentali, quindi sono tutti mascherati con valigetta e Rolex: è un Carnevale, un cinema nel cinema. Altri studi della Lenfilm sono affittati alla tv, a banche, a negozi e magazzini di mobili. Quanto ai film, prima ne realizzavamo almeno 25; nel 1993 se ne son fatti 3». E' stata un'idea buonissima, quella della Settimana cinematografica internazionale ora alla sua venticinquesima edizione, di scegliere i film in concorso per il Premio Stefano Reggiani tra le opere della nuova Russia: anche quando non sono granché risultano sociologicamente interessanti, mentre gli incontri con i cineasti russi aiutano a saperne di più sul modo di vita attuale del Paese e dei suoi cineasti. Si estendono al cinema, è ovvio, la decomposizione allarmante della società russa, il disordine crescente della sua economia. Dice Vladimir Dostal, viceministro del RoskomKino, il Comitato russo per la cinematografia, e presidente dell'altra grande organizzazione del Paese, la Mosfilm di Mosca: «Come tutte le industrie, tagliamo la produzione: 47 film nel 1990, 17 nel 1993, e quest'anno saranno 10. Complessivamente, però, nel 1993 si sono prodotti in Russia 137 film, non molti meno dei 150 che rappresentavano la produzione precedente. Lo Stato, che prima finanziava, produceva, stampava, distribuiva, promuoveva i film, stipendiava i cineasti ed era proprietario dei cinema, ha finanziato soltanto 27 film su 137. L'anno scorso un film medio costava 400 milioni, adesso costa più di 800 milioni. L'inflazione è devastante. In questo presente, il nostro sforzo è quello di non disperdere attrezzature, studi, bagaglio tecnologico, d'impedire che vada distrutta ogni premessa di futuro». Affittano gli studi per questo (anche quelli della Georgia, da cui sono usciti film ammirati in tutto il mondo, sono ora occupati da una fabbrica di birra), e a sopravvivere li aiuta il passato: «Dal 1990, gli studi hanno la proprietà e i diritti esclusivi di tutte le opere che hanno prodotto. La Mosfilm possiede 1300 film, compresi grandi classici, opere meravigliose appartenenti alla storia del cinema: dalla vendita di questi film alle tv e in videocassetta, nel Paese e all'estero, ricaviamo i soldi per restare in piedi». I cineasti hanno perduto lo stipendio, i cinematografi privatizzati tirano all'incasso, gli spettatori sono diminuiti dai 4 miliardi del 1985 a 700 milioni: «La mancanza di soldi e l'instabilità politica riducono il pubblico; nella mancanza di regole, l'invasione di film americani anche vecchi e brutti è irrefrenabile. Su 100 film in programmazione a San Pietroburgo, appena 2 o 3 sono russi», dice Vitali]' Melnikov. Ma «la situazione è fluida, il periodo è di transizione»: per non negarsi l'avvenire, nonostante la povertà tragica seguita a funzionare il VGIK, la famosa scuola moscovita di cinematografia che ha formato i maggiori autori dell'Europa orientale, e si sono inaugurati corsi abbreviati biennali o triennali, ai cui diplomati lo Stato finanzia una prima opera a basso costo. I problemi, naturalmente, non sono soltanto economici, ma la crisi etico-culturale viene immaginata sanabile soltanto in un futuro chissà quanto remoto: «L'esistenza in Russia è cambiata così velocemente e radicalmente da provocare paradossi, capovolgimenti dei valori sociali, smarrimento profondo: viviamo in un'atmosfera surreale. Non siamo abituati alla competizione, tutto è molto difficile. Speriamo che le prossime generazioni possano vivere e lavorare in modo più libero e spontaneo, con più successo». Lietta Tornabuoni Il regista Melnikov: su 100 lavori nei cinema di San Pietroburgo appena due o tre sono nostri De Sica con i suoi barboni di «Miracolo a Milano», molte commedie presentate a Verona fanno pensare a questo film 111 Qui a fianco: code a Mosca per mangiare al McDonald Sopra: vecchi cortei di comunisti

Persone citate: De Sica, Lietta Tornabuoni, Melnikov, Reggiani, Stefano Reggiani, Vladimir Dostal