Gèrard Philipe traditore di papà a Vichy di Gabriella Bosco

Gerard Philipe, traditore di papà a Vichy Falso lo scoop secondo cui l'attore di sinistra aiutò il padre collaborazionista a scappare Gerard Philipe, traditore di papà a Vichy Un biografo rivela: non era alla guida dell'auto, era in teatro A' PARIGI NCHE Gerard Philipe ebbe un pesante segreto da scontare, come tanti francesi della sua generazione. Un segreto legato alla Francia di Vichy, al collaborazionismo, la vergogna duratura di una nazione. Un padre di estrema destra, compromesso durante la guerra in azioni punitive contro resistenti ed ebrei, condannato a morte alla Liberazione, scappato in Spagna. Il Gerard Philipe di Gerard Bonal (Seuil) da oggi in libreria, racconta dettagli inediti sull'adolescenza dell'attore, le colpe del padre e l'impossibile scelta del figlio. Bonal ricostruisce con estrema precisione la storia di un giovane messa a confronto con gli errori di un genitore, un Gerard dapprima inconsapevole, poi critico, infine ribelle e però sempre legatissimo, più ancora che da normale affetto filiale, da una sorta quasi di fascinazione, a quella figura sbagliata di padre. Legato fino al punto di farsi complice, guidando l'automobile che condusse in salvo al di là della frontiera spagnola il collaborazionista Marcel Philip nella sinora misteriosa notte del 24 dicembre 1945, a poche ore dalla sentenza di condanna a morte? Questo voleva, finora, la leggenda cresciuta negli anni intorno all'attore bello e dannato. Bonal invece nega. Gli sembrava impossibile che Gerard, il futuro attore sindacalista, l'uomo che nel '50 senza esitare avrebbe firmato l'appello di Stoccolma contro le armi atomiche, il militante di sinistra prima degli altri consapevole dei rischi del fanatismo, estremamente oculato nella giustezza delle sue lotte politiche e sociali, avesse potuto ancorché giovane, ancorché indotto dal sentimento, guidare quell'auto. Si diceva sinora che Gerard Philipe aveva aiutato il padre nel momento capitale e che poi, in più occasioni, era andato a trovarlo a Barcellona, per portargli soldi. Una forma di schiacciante senso del do¬ vere, si diceva. Dovere filiale per controbilanciare il quale l'attore questa volta per dovere morale militava a sinistra. Bonal nega: nient'altro che leggenda. La realtà, in base alla sua ricostruzione dei fatti, fu diversa a partire da quella notte di Natale del '45. Gerard Philipe, quella sera, recitava Caligula a Parigi al Théàtre Hébertot. E non aveva ancora la patente. Ed esistono prove, dimostra Bonal, che la madre di Gerard pagò un passeur perché si occupasse del viaggio. Nel quadro dell'intera vicenda potrebbe sembrare una puntualizzazione irrilevante. Invece Bonal ritiene di aver capito che quello, più che il resto, sia stato il pesante segreto di Gerard. E' vero che in seguito l'attore andò più volte a trovare il padre a Barcellona e che lo aiutò finanziariamente. Ma non aveva fatto nulla di persona per aiutarlo a scappare e questo rimase per lui un nodo irrisolto. Gerard Philipe di sinistra come reazione agli errori del padre? Forse, dice Bonal. Ma più probabilmente per necessità. Non chiarì mai con se stesso il proprio comportamento di quella notte. Preferì impegnarsi su molti fronti, pur di non affrontare la verità. A Grasse, negli anni dell'adolescenza di Gerard, Anni 30, Marcel Philip (senza «e» finale, aggiunta in arte dal figlio), oltre ad essere diri¬ gente della sezione del Ppf, aveva fatto soldi con il Pare Palace: un hotel di gran lusso per il bel mondo parigino in vacanza, frequentemente usato come décor cinematografico, in procinto di essere trasformato in casinò quando scoppiò la guerra, poi quartier generale degli occupanti. Molta ricchezza, donne belle e famose, registi, atto- ri: Gerard era rimasto affascinato da quell'esistenza di celluloide e anche più avanti, il padre rimase per lui l'uomo che aveva saputo fargli vivere un lungo sogno. Anche quando, sospettato di aver avuto in deposito al Pare Palace il tesoro dell'esercito di occupazione - altra storia mai messa in luce, parte integrante della leggenda - Marcel Philip fuggì una prima volta da Grasse a Parigi abbandonando il grande albergo per divenire gestore di una modesta pensione, il Petit Paradis. Gerard aveva ormai deciso di disattendere i desideri dei genitori, che l'avrebbero voluto avvocato, ma continuava a vedere in loro, nel padre soprattutto, i personaggi di un film. Prese le distanze poi, Gerard. Ma a cose fatte, essendo attore di gran nome, avendo successo, più bello e più bravo degli altri. Il pensiero di quella notte di Natale in cui sapendo della condanna a morte del padre era rimasto a recitare, però, continuò a roderlo. Il non saper decidere se era vigliaccheria maggiore andare o stare, lasciare che fosse la storia ad agire al suo posto. Marcel fu graziato nel '69, dieci anni dopo la morte di Gerard. Fu lui, rientrato a Parigi, a vendere lo scoop inventato del figlio autista nella fuga verso la Spagna. Gabriella Bosco Prima inconsapevole poi critico e alla fine ribelle La sua scelta di aderire alla sinistra: forse voleva reagire agli errori del genitore A sinistra Gerard Philipe e nell'immagine sopra il padre dell'attore, Marcel

Luoghi citati: Barcellona, Francia, Parigi, Spagna, Stoccolma