«Statuto e sciopero pilastri intoccabili»

Caltagirone polemico con il vertice «Necessario avere più rappresentanti» Mortillaro: così le relazioni industriali «Statuto e sciopero pilastri intoccabili» «Per la concertazione si riparte da zero e ora il sindacato non è più tanto forte» ROMA. Nessuno deve manomettere lo Statuto dei lavoratori, né limitare in alcun modo il diritto di sciopero»: chi parla così, Fausto Bertinotti, il leader storico della componente estremista della Cgil «Essere sindacato»? No, tutt'altro: il difensore dello Statuto e dello sciopero è nientemeno che l'ex «falco» confindustriale Felice Mortillaro, protagonista di mille durissimi scontri con i sindacati quand'era consigliere delegato della Federmeccanica. Che cos'è, dunque, una conversione? No, neanche di questo si può parlare: è una revisione complessiva, quella cui accenna Felice Mortillaro, delle regole del gioco, alla luce dei grandi mutamenti degli ultimi mesi. Una revisione nella quale molte regole andranno totalmente riscritte, ma sotto l'influsso delle dinamiche spontanee del mercato. E, comunque, tenendo ben fermi alcuni caposaldi: lo Statuto dei lavoratori, appunto, e il diritto di sciopero. E così, dottor Mortillaro, lei difende le conquiste storiche dei lavoratori. Ma la concert azione della politica dei redditi tra il governo e le parti sociali? Dev'essere traghettata dalla prima alla seconda Repubblica? «Gli accordi sindacali sono come le gare sportive, ogni volta che si arriva al traguardo si riparte alla pari, da zero. Vedremo, ora tutto ricomincia. Fra l'altro abbiamo all'attivo la circostanza che il nostro modello di concertazione non è tributario di alcuna regola prefissata». Ma, insomma, serviranno ancora i grandi accordi centralizzati? «Serviranno, non serviranno? Vedremo. Manomettere i diritti fondamentali dei lavoratori sarebbe un'involuzione. Quanto agli strumenti varati da Amato e Ciampi, sono stati utili, forse lo saranno ancora forse no. Che meraviglia? Anche nella contrattazione collettiva ogni volta si ricomincia». Ma allora, lei sotto sotto è felicissimo. Felicissimo della svolta liberista, maggioritaria, della possibilità di cambiare le regole, superando la concertazione... «La democrazia è delega. Una volta che c'è stata un'elezione, l'eletto segue la linea che ha proposto e si è visto approvare. Questa è politica. Alla fine del mandato, si può cambiare il delegato». E allora? «Allora l'elettorato si è espresso, ora vedremo quali nuove regole verranno introdotte dai delegati». Insomma, proprio non le piace la formula-Ciampi? «Diciamo che ha voluto rappresentare, come sempre in Italia, una terza via rispetto agli esempi stranieri. Quello tedesco, con una concertazione importante ma diversa, limitata cioè solo alle grandi questioni sociali; e quella inglese, thatcherista, dove il governo non tratta con le parti sociali, ma decide in proprio e si rimette agli elettori». E lei crede che un cambiamento delle regole italiane, questo nuovo decisionismo, possa realmente fruttare il milione di posti promesso? «Forse c'è, il milione di posti: bisogna vedere quali posti». E il sindacato? Quale ruolo conserverà, a suo avviso? «In Italia il sindacato è stato fortissimo, oggi lo è meno. E' al suo minimo storico? Non so. So che il compito del sindacato è accelerare la distribuzione del reddito. Quindi in tempi di ripresa economica, cioè di ripresa del reddito, il sindacato riacquista un ruolo. Tende a perderlo quando diminuisce, o scema, il reddito da distribuire. E il sindacato, accelerando la distribuzione del reddito, impone al datore di lavoro il perfezionamento delle sue performance». Quanta diplomazia, dottore. Ma quali sono i peccati mortali del nostro sindacato? «Sicuramente aver calcato la mano nei settori svincolati dalle leggi della concorrenza. Il trasporto pubblico, ad esempio, dove il costo del lavoro incide molto di più che nell'industria». Sergio Luciano Felice Mortillaro è stato protagonista di storici scontri col sindacato

Persone citate: Ciampi, Fausto Bertinotti, Felice Mortillaro, Mortillaro, Sergio Luciano

Luoghi citati: Italia, Roma