L'Alleanza ha bisogno di nuove regole di Aldo Rizzo

r OSSERVATORIO LAlleanza ha bisogno di nuove regole A situazione in Bosnia Iha raggiunto punte, oltre che di drammaticità, di confusione non più tollerabili. Basti pensare al susseguirsi delle notizie nella giornata di ieri. Dapprima l'avvio di un ennesimo negoziato a Pale, «capitale» dei serbo-bosniaci, favorito, anzi determinato, da un «blitz» a Belgrado del ministro russo Kozyrev. Poi, o contemporaneamente, l'annuncio di un agguato serbo a Caschi blu inglesi a Sarajevo. Poi ancora voci di un'intesa raggiunta per il cessate il fuoco a Gorazde, immediatamente seguite dalla notizia di una nuova, pesante offensiva contro l'«enclave» musulmana. Voci anche di un attacco Nato, che però sarebbe stato fermato dal maltempo e dal caos a terra, e quindi la precisazione che il negoziato di Pale continuava, alla ricerca di un accordo non solo per Gorazde ma per l'intera Bosnia. E tutto questo dopo la già incredibile altalena di notizie dell'altro ieri, circa le circostanze dell'abbattimento di un aereo inglese (durante una ricognizione o un tentativo di attacco?) e il fatto o meno che fosse scattata una rappresaglia della Nato. Anche questa sarebbe stata fermata dal maltempo, o forse da Kozyrev, che si accingeva a incontrarsi col leader serbo Milosevic. Al di là della baraonda di notizie o presunte tali, la cui conclusione è sempre provvisoria, e chissà che cosa ci riserva per oggi, si pongono due questioni non più eludibili. La prima riguarda la Nato. Con l'ultimatum di due mesi fa per Sarajevo, subito dai serbi anche per il fattivo intervento russo, ci si era forse un po' illusi di essere arrivati a una vera svolta. L'illusione si è ripetuta dopo i raid aerei su Goradze, quando i serbi sono parsi allentare l'assedio. Ma questa volta il risveglio è stato rapido e brusco. Non solo l'assedio è ripreso, e anzi si è trasformato in una sorta di offensiva finale, ma i serbi hanno clamorosamente sfidato la Nato, e l'Onu che le dà l'avallo politico, abbattendo il caccia britannico e sequestrando decine di Caschi blu. E' chiaro che la Nato ha dei limiti obiettivi nella sua azione, legati alla situazione sul terreno, alla necessità di non fare vittime civili e di non mettere a repentaglio la vita dei soldati dell'Onu, e così via. Ma, a parte che questi limiti sono dovuti anche al ritardo con cui ci si è mossi, è giunto il momento di una decisione seria e severa. Minacciare senza conseguenze adeguate per gli aggressori serve solo a ridurre, se non a vanificare, la credibilità dell'Alleanza. L'altra questione riguarda la Russia. Qual è la sua effettiva influenza sui serbi? Il governo di Mosca ha sempre protestato quando gli americani e gli occidentali non lo hanno consultato prima di un ultimatum o di un raid, ma i serbi lo consultano prima di violare i patti sottoscritti e di far compiere nuovi scatti alla loro aggressione? E, se lo fanno, perché non li ferma in tempo? E' probabile che anche Mosca abbia difficoltà a controllare i suoi amici slavi e ortodossi di Belgrado e di Pale. Ma è chiaro che, senza la «sponda» russa, la Serbia sarebbe condannata al più totale isolamento. E dunque è arrivato il momento di fare con Mosca un discorso ampio, anzi globale. La Russia, giustamente, esige di avere voce in capitolo nella sistemazione della ex Jugoslavia e dei Balcani. La si metta alla prova, non episodicamente, crisi dopo crisi, raid dopo raid, ma nell'ambito di una strategia generale, da concordare fra tutti gli attori, diretti e indiretti, del dramma bosniaco: una strategia alla quale la Russia dovrà partecipare anche pensando al quadro complessivo dei suoi rapporti con l'Occidente. In questo modo, fra l'altro, potrebbero chiarirsi anche i rapporti interni russi, tra il governo e la destra. Ridefinire il ruolo della Nato, come braccio armato dell'Onu, e contemporaneamente aprire un discorso a fondo con Mosca. L'alternativa, al di là dell'altalena quotidiana delle notizie, è il caos. Aldo Rizzo :zo^J

Persone citate: Kozyrev, Milosevic