Berlusconi incanta mezzo ppi di Augusto Minzolini

Berlusconi incanta mezzo ppi Berlusconi incanta mezzo ppi Popolari spaccati, la sinistra dice «Mai» MANOVRE PER IL GOVERNO IROMA L «popolare» più ammaliato dalla «sirena Berlusconi» è sicuramente Formigoni. Sta cercando di armare le sue truppe lombarde in vista del congresso ppi e intanto, parlando con gli amici, dimostra di essere attratto dalle lusinghe del Cavaliere. Dice: «Siamo per favorire la governabilità del polo di centro-destra». «Siamo disposti a sederci al tavolo di un dialogo. Siamo per una governabilità alternativa alla sinistra. Un governo ci deve essere e noi siamo disponibili a farci carico di questa situazione. Devono però darci risposte chiare su tre argomenti: federalismo, antifascismo c anti-trust. Se accettano garantiremo una maggioranza, magari utilizzando l'escamotage di un'astensione tecnica». Chi, invece, con Berlusconi non vuole neanche parlare è l'estrema sinistra dei Popolari. Certo, a Rosy Bindi piace scherzare con il Cavaliere nell'aula di Montecitorio, ma più in là non va. A Sergio Mattarella, invece, Berlusconi sta proprio antipatico: l'esponente siciliano del ppi preferisce accarezzare la proposta che gli ò pervenuta da qualche esponente di Ad, quella di stabilire una sorta di patto di consultazione tra i due gruppi. E le cose non cambiano se si guarda anche alla logica che anima gli esponenti della sinistra più equilibrala. Sull'ipotesi di un governo con Berlusconi anche la risposta di Mancino ò chiara: «Mai». Meno perentoria è la posizione dei moderati. «Mai dire mai», spiega il professore Rocco Bultiglione, uno dei candidati alla segreteria: «Berlusconi non è il demonio come pensano gli amici della sinistra. Forza Italia è una parte di centro che sbaglia, ma e pur sempre una parte di centro. Noi in Parìamento dobbiamo assumere il ruolo di un'opposizione che non vuole impedire di governare, ma che vuole aiutare a governare bene». Un concetto che Gerardo Bianco, altro candidato alla poltrona di Piazza del Gesù, rende più concreto: «Il partito popolare deve porsi il problema di un governo che non ha la maggioranza prendendo le decisioni per garantire la governabilità. Se si riesce a trovare un'intesa programmatica, noi dobbiamo votare contro il governo Berlusconi alla Camera, ma offrirgli un salvacondotto al Senato che gli si consenta un passaggio tecnico. Come? Non basta l'astensione, perché al Senato equivale a votare contro. Si può però far mancare alla votazione il numero di senatori del ppi sufficiente a far passare la fiducia. In questo modo manterremmo sospesa sul governo una sorta di spada di Damocle. Così se Berlusconi presentasse in Parlamento la proposta delle tre Italie faremmo cadere il suo governo non una ma cinquanta volte. Deve mettersi in 1 està che la parte sostanziale della Costituzione non può essere modificata da questo Parlamento». Di fantasia nel partito popolare sul tipo di «menage» da instaurare con il governo Berlusconi ce ne ò davvero tanta. Avviene quello che succedeva nella vecchia de quando bisognava fare la corte ai socialisti o tentare un «flirt» con i comunisti. Ognuno ha la sua idea: si va dall'«astensione» tecnica di Formigoni, all'«assenza» tecnica di Bianco e a chi, invece, come Mancino, con Berlusconi non vuole neanche fare una passeggiata nel parco. Eppure, l'insistenza con cui il cavaliere e i suoi uomini stanno tentando l'apertura verso il ppi e verso il patto Segni (si parla sempre di un ministero a Tramonti ), qualche risultato lo sta portando. Intanto, con la politica delle braccia aperte il Cavaliere può puntare a condizionare le scelte che il ppi farà nel prossimo congresso. Eppoi se, come è vero, l'obiettivo primario del Cavaliere è quello di determinare una nuova scissione nel ppi - i moderati con lui, la sinistra col pds - la strada giusta non può essere che offrire una sponda ai «popolari» favorevoli all'alleanza. Riuscirà Berlusconi a raggiungere l'obiettivo? O questa volta farà fiasco? Per ora, dall'elezioni ad oggi, il Cavaliere è riuscito ad attrarre nell'orbita di Forza Italia e dei Ccd un numero crescente di dirigenti locali del ppi. Ma questo non basta certo a garantire i voti al suo probabile governo. Su quest'altro versante i risultati non sono ancora soddisfacenti. La strategia del muro contro muro adottata nelle elezioni dei presidente delle due Camere ha irrigidito i possibili interlocutori del Cavaliere in Parlamento. Ora, con l'assegnazione delle presidenze delle commissioni parlamentari a qualche popolare e con le trattative per il governo, gli uomini di Berlusconi cercano di riconquistare la fiducia perduta. Perciò, sotto sotto, continuano le trattative con i singoli, quelle che Bianco definisce «il mercato». Gli uomini del Cavaliere hanno tentato un approccio con alcuni senatori del ppi come Grillo e Delfino o pattisti come Camo e Perlingeri. Ma finora con scarsi risultati. Tutto dipenderà dal prossimo congresso. Bisognerà vedere se nell'assise di maggio il partito Popolare deciderà di far proprie le proposte di Mattarella e Binai che guardano esclusivamente a sinistra o se, invece, si farà strada la strategia di Buttiglione, quella della 'disarticolazione' del polo di centro destra. «Quello schieramento - non si stanca di ripetere il professore - è instabile e prima o poi entrerà in crisi: Berlusconi potrebbe ritornare al centro». Già, tutto dipenderà dal congresso. Se vincerà la parte moderata del ppi probabilmente comincerà il processo di avvicinamento a Berlusconi. Ma anche se uscisse vincente la «sinistra» di Mattarella e Bindi il Cavaliere potrebbe ottenere qualcosa: qualcuno dei moderati, come Formigoni, potrebbe cogliere al volo l'occasione per cominciare un cammino verso Berlusconi da solo. «Io ammette Bianco - alla scissione non credo. Ma se la «sinistra», che adesso è maggioranza nel ppi, punterà a monopolizzare il potere interno, allora la situazione potrebbe diventare davvero rischiosa». Augusto Minzolini Roberto Formigoni: sì alla governabilità Buttiglione precisa «Mai dire mai...» Rocco Buttigliene (sopra) A destra, Gerardo Bianco

Luoghi citati: Camo, Tramonti