l'agricoltura paga un altro conto

Per l'Italia verde rischi e non vantaggi dall'accordo Gatt sui commerci mondiali Per l'Italia verde rischi e non vantaggi dall'accordo Gatt sui commerci mondiali l'agricoltura paga un altro conto Più precaria la situazione dei prodotti mediterranei, per ora esclusi dalla Pac Bocchini (Copa): Itagli all'export agevolato possono penalizzare la produttività ROMA. Dopo sette lunghi anni di trattative si è concluso l'estenuante negoziato Gatt (General agreement trade and tariffs) sui commerci mondiali. Nel caso dell'agricoltura l'accordo, firmato venerdì, prevede la graduale apertura dei mercati nazionali alla concorrenza internazionale e la progressiva riduzione dei sussidi governativi alla sovrapproduzione e all'export (-36% in volume e -21% in quantità nell'arco di sei anni). I vari Stati potranno continuare solo a sostenere i redditi degli agricoltori. La Commissione comunitaria si è dichiarata soddisfatta. In una nota di Bruxelles si sottolinea che l'Europa ha ottenuto un miglior equilibrio tra offerta e domanda mondiale di prodotti agricoli; che gli impegni in fatto di accesso al mercato non compromettono il principio della preferenza comunitaria, e che gli impegni sull'export appaiono compatibili con la riforma della politica agricola (Pac) dell'Unione europea. Ma gli agricoltori italiani sono di parere ben diverso e si lamentano che, dal Gatt, la nostra agricoltura non ha ottenuto nulla: la Pac infatti non contempla, al momento, i prodotti mediterranei e l'accordo, firmato l'anno scorso a Blair House tra Usa e i Dodici, ha solo peggiorato la situazione. Unico spiraglio resta la promessa, strappata dal governo Ciampi ai partners comunitari, di allargare alle produzioni mediterranee i benefici della nuova politica agricola europea. Ma Augusto Bocchini, presidente del Copa (Comitato delle organizzazioni agricole europee), teme che le promesse fatte non si vogliano in realtà mantenere: «Per onorarle - dice - è necessario un adeguato aumento dei fondi comunitari in modo da far fronte ai costi supplementari imposti dal prossimo ampliamento dell'Unione europea. Invece ci si preoccupa sempre più dei vincoli di bilancio, e sempre meno dei redditi e della solidità delle aziende agricole». Pur con la cautela d'obbligo Bocchini delinea due tendenze di fondo che si prospettano per l'agricoltura europea. «Una contrazione delle esportazioni agevolate dell'Unione europea - spiega - verso i Paesi terzi potrebbe provocare nel tempo una riduzione del potenziale produttivo, a partire dagli Stati nei quali sono più elevati i costi di produzione. Inoltre - aggiunge il presidente del Copa - in alcuni membri dell'Unione si fa strada l'idea di una "rinazionalizzazione" surrettizia della politica agricola comunitaria, per dare più incisività agli interventi nazionali a sostegno di prezzi e redditi agricoli». Questa, secondo Bocchini, è un'ipotesi preoccupante per l'Italia. Non solo per lo stato precario delle finanze pubbliche, che non sono nella condizione di assicurare la copertura degli eventuali minimi trasferimenti da Bruxelles. Ma soprattutto per l'insufficienza della politica agricola nazionale. Una consolazione è invece venuta nei giorni scorsi sul fronte del latte e le organizzazioni agricole sono quasi tutte soddisfatte per la decisione della commissione europea di riconfermare all'Italia la quota di 9,9 milioni di tonnellate di latte per la campagna 1994-95. Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione italiana agricoltori affermano, in una nota congiunta, che si tratta di «un primo importante risultato» e che continueranno intanto nella loro azione sindacale a livello europeo e in ambito nazionale per far sì che vengano date risposte concrete anche alle altre richieste per il settore lattiero-caseario, le carni bovine, le pro- duzioni mediterranee, la vitivinicoltura, i seminativi, le misure di accompagnamento alla Pac. Soddisfatta anche Confcooperative, che rappresenta la maggior parte dei piccoli produttori. Meno ottimista è il presidente del Copagri, Sante Ricci, che definisce la decisione della Commissione europea «un risultato utile, ma non determinante» e insiste per la creazione di un sistema pubblico di gestione, affidato ad Aima e Regioni, che controlli realmente ogni litro di latte prodotto. «Su questa base di trasparenza - dice Ricci - saremo in grado di ricontrattare l'intera questione con Bruxelles». Vanni Cornerò Augusto Bocchini, presidente Copa

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