Abbado al Lingotto Prova d'acustica

Il maestro in visita tecnica a Torino insieme con l'architetto Renzo Piano Il maestro in visita tecnica a Torino insieme con l'architetto Renzo Piano Abbado al Lingotto Prova d'acustica TORINO. Anche al profano non sfugge la bellezza del cantiere che sta ultimando il completamento dell'Auditorium del Lingotto. Nella penombra duecento persone, suddivise in squadre, avvitano, bullonano, lucidano, inseriscono nella sede già preparata poltrone e strani macchinari, parchi luce e carrucole. Suoni stranissimi rompono il ronzio intermittente: colpi di mola, sibili acuti provengono dal palco mentre da un anfratto laterale s'odono rombi in sordina. Impensabile che tra tre giorni, anche il terreno reso motoso dalla pioggia venga reso percorribile da un manto d'asfalto. Invece sarà così, giurano i tecnici, i capi cantiere: hanno volti tesi ma un sorriso incoraggiante. C'è anche Renzo Piano, la mente che ha organizzato il recupero del grande manufatto: li chiama a sé con affetto, impartisce alcuni ordini. Renzo Piano ieri ha accompagnato in visita «tecnica» Claudio Abbado che con la Berliner Philharmoniker Orchester, il 6 maggio, inaugurerà la sala con la Nona di Mahler, appuntamento di rilevanza internazionale, quel che di meglio possano attendersi gli intenditori. Il maestro Abbado chiede informazioni, scende nei dettagli, vuol sapere se il cristallo posto dove si raduneranno i coristi attenuerà o meno il suono dell'orchestra. Lo rassicurano Piano e il tecnico Helmut Muller. Il dialogo s'intreccia a più lingue, italiano, tedesco, inglese. La sala è maestosa, rivestita in legno di ciliegio chiaro sul quale spiccano le poltrone rosse. Sala multifunzionale che si presta ai minicongressi ed ai raduni fino a 2 mila persone. Un sistema complicato di quinte e di saliscendi abbassa, riduce, amplia a seconda delle necessità. Un meccanismo perfetto, il massimo pensato e realizzato in Italia e in Europa, un contenitore di 24 mila metri cubi, obbediente al comando di alcune piccole leve, flessibile e docile alle modificazioni volute. Abbado non abbonda in commenti. E' abituato alle grandi scommesse, ma si intuisce che questa lo affascina: «Sarà una bella esperienza» risponde all'incalzare delle domande. Con Renzo Piano ha già sperimentato felici collaborazioni e questa non lo deluderà certamente. Sale sul palcoscenico il Quartetto d'archi di Torino con Pao- lo Borsarelli al contrabbasso e Antonello Manacorda al violino. Improvviso cala il silenzio, le note risplendono solenni e chiare. Abbado è seduto, assorto. Fine della prova che è anche un collaudo un po' improvvisato dell'acustica. Il Maestro ve¬ stito di una giacca di velluto si accosta a congratularsi con i giovani concertisti, si intrattiene amabilmente con Manacorda, chiede informazioni dello strumento: «E' un Guarneri» risponde il giovane, occhiali, gilè sulla camicia, commosso del- l'attenzione. Parlottano, i due, di cose musicali, di strumenti di cui noi profani conosciamo soltanto la preziosità del nome. Riprende il concerto, diverso, frastornante ma augurale, dei tanti che lavorano con frenesia per giungere in tempo agli appuntamenti segnati su un inflessibile calendario. C'è pure il presidente del Lingotto. Filippo Pralormo, il quale guarda le strutture che si vanno completando con il pensiero rivolto agli impegni assunti: tanti, di prestigio, per l'organismo che gestisce ma anche per la nostra città. Fiere, convegni, incontri di cultura, musica e tecnica, libri, antiquariato ed esposizioni di varia natura. In attesa che diventi funzionante anche la parte di fabbricato destinata all'università. E che tutto l'insieme assuma quella fisionomia di cui già sappiamo, comprendente giardini e servizi, parcheggi e quanto altro: a progetto ultimato, formeranno un complesso unico nel suo genere, punto di riferimento per Torino e una Regione che, rinnovandosi negli obiettivi, guardano lontano. Pier Paolo Benedetto Inaugurazione il 6 maggio con i grandi Berliner Nella foto: Claudio Abbado con Renzo Piano

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