Venti Maigret per un serial-killer

Venti Maigret per un serial-killer Venti Maigret per un serial-killer I segreti della prima squadra antimaniaco italiana DEI DETECTIVE AFIRENZE NNI d'indagini senza risultato. Poi, quando si scoprì che ad uccidere era sempre la stessa arma, tutto diventò convulso. Racconta la mitologia investigativa che dopo il duplice delitto di Calenzano, 1981, un anziano maresciallo di polizia abbia ricordato certe striature sui proiettili usati in alcuni delitti. In realtà sembra che l'indicazione sia arrivata con una lettera anonima. Chi scrisse e per quale motivo? Forse l'assassino, ansioso che venisse riconosciuta la sua «firma» su ogni delitto. Ad ogni primavera, quando i giovani al crepuscolo sciamano per i colli in cerca d'intimità, venne rinnovato un allarme, la prefettura e il comune di Firenze e i Comuni vicini diffusero centinaia di migliaia di cartoline: «Occhio ragazzi! Pericolo di aggressioni. E' consigliato di non appartarsi e non sostare in luoghi isolati durante la notte e fuori dai centri urbani». Non esisteva altro modo, si temette per evitare le razzie del «mostro». Mila Pieralli, sindaco di Scandicci, lanciò l'idea di organizzare, con alcune roulottes, un quartiere dell'amore. Più volte si tentò di stendere una rete nella quale si sperava finisse l'assassino. E pattuglie miste, in borghese, nelle notti di luna nuova attendevano in zone appartate l'arrivo del «mostro». Risultati: soprattutto pesanti ironie. A migliaia credettero di individuare il mostro: nel vicino di casa, nel ginecologo di fama, nel macellaio all'angolo, nel guardacaccia, nel brillante chirurgo. Si contava sulla collaborazione della gente e fu anche offerta una taglia di mezzo miliardo a chi avesse dato informazioni. Quei soldi sono rimasti in cassaforte. Gli inquirenti accusavano il peso degli insuccessi, ma nessuno, si osserva ora, abbassò la guardia. «L'importante è che le indagini non si siano interrotte. Nel 1989, quando ci fu la sentenza di proscioglimento da parte del giudice istruttore per tutta una serie di persone, furono proseguite con grande impegno, malgrado altre urgenze, come l'inchiesta per la strage sul Rapido 904», commenta Vigna. Fu così creato un gruppo che avrebbe dedicato ogni attenzione al «mostro». Era la prima volta, almeno nel nostro Paese, che veniva creato un reparto di superpoliziotti per dare la caccia ad un solo uomo. All'inizio pochi uomini e pochi mezzi, poi il numero dei poliziotti aumentò. Era nata la Sam, la Squadra anti-maniaco. Una ventina di agenti, sede al terzo piano della questura, stanza 142: oggi il gruppo è ridotto a una mezza dozzina e si è trasferito al pia¬ no terreno. Al processo, se sarà necessario, aiuteranno i giudici a orizzontarsi nella montagna di carte accumulata in anni e anni di ricerche. Schedari, telefoni, fotografie, fax. L'arma più efficace, un computer nel quale venivano stipate migliaia di nomi, deposizioni, informazioni d'ogni genere. E quella «memoria», nell'autunno '91, suggerì il nome di Pacciani: fra i controllati era fra i pochi libero i giorni in cui l'assassino aveva colpito. Prendere il «mostro» per quelli della Sam finì per non essere una semplice questione di dovere: rischiò di trasformarsi in una mania. Uomo di punta, il dirigente, era Ruggero Perugini, ora a Washington con l'incarico di tenere i contatti fra polizia italiana ed Fbi. Adesso commenta: «Sarà un processo molto difficile, gli italiani non sono abituati ai "serial killer"». Nel febbraio '92, quando Pacciani ancora non sembrava così importante, il poliziotto lanciò da Vicchio un teleappello. Parlò a un incubo senza volto, la voce rotta dall'emozione: «In questi anni ho imparato a conoscerti. So che sei il povero schiavo di un incubo di tanti anni fa che ti danna. Ma tu non sei pazzo, come la gente dice. Hai la tua fantasia, i tuoi sogni ti hanno preso la mano e governano il tuo agire. So che il passato ti ha insegnato il sospetto, la diffidenza, ma in questo momento non ti sto mentendo né lo farò dopo se e quando deciderai di liberarti di questo mostro che ti tiranneggia. Tu sai come, dove e quando trovarmi. Io ti aspetterò». |v. tess.l Il teatro di uno degli otto, duplici delitti compiuti dal «mostro» di Firenze tra il 1968 e il 1985

Persone citate: Mila Pieralli, Pacciani, Ruggero Perugini, Vigna

Luoghi citati: Calenzano, Firenze, Scandicci, Vicchio, Washington