Di Donato arresto annunciato di Fulvio Milone

Le prime manette per un ex deputato inquisito toccano all'ex delfino di Craxi Le prime manette per un ex deputato inquisito toccano all'ex delfino di Craxi Di Donato, arresto annunciato L'accusa dei giudici: ha intascato una megatangente da un miliardo NAPOLI. 1 carabinieri in borghese si sono presentali alle 18 in punto davanti al cancello della bella villa con giardino nel Parco Manzoni, sulla collina di Posillipo: un grappolo di palazzine circondate da viali alberati con piscina e campo da tennis. «Di Donato Giulio? - hanno chiesto all'uomo che si sono trovali dinanzi -. Per favore, ci segua». E' sialo arrestato cosi, nella massima segretezza, l'ex delfino di Craxi, il vicesegretario psi che imperava alla fine degli Anni Ottanta nelle stanze della politica romana e napoletana, accusato di avere intascalo una megatangente da un miliardo e 100 milioni. Giulio Di Donalo, da tre giorni non più deputalo, non ha detto una parola. Ha salutato in fretta la moglie Emilia e i figli Francesco e Chiara, di 9 e 13 anni, e si congedato con una rapida carezza da «Rago», un magnifico pastore tedesco. Poi, dopo avere infilato in una borsa da viaggio una stecca delle inseparabili «Gitanes» senza filtro, ha seguito gli uomini in borghese che l'hanno fatto accomodare sul sedile posteriore di un'auto-civetta. 11 viaggio è stato breve: la prima tappa è stata la caserma dei carabinieri «Pastrcngo», la seconda il carcere di Poggioreale. Contro Giulio Di Donalo, nato 47 anni fa a Calvizzano, alle porte di Napoli, c'è un ordine di custodia cautelare per corruzione e abuso d'ufficio emesso dal giudice per le indagini preliminari Gennaro Costagliola. Secondo l'accusa, il beniamino di Bettino Craxi sarebbe slato il regista di un colossale imbroglio, la privatizzazione della raccolta dei rifiuti a Napoli, varata dalla giunta comunale socialista nel 19H9: un appallo da 359 miliardi, con cui il servizio fu affidalo per cinque anni alle imprese private. Con quali melodi è facile intuirlo. Secondo i pm Nicola Qua- trano e Rosario Camolino, il megaappalto era completamente truccalo, a cominciare dalla Commissione incaricata della selezione dei partecipanti alla gara: gli imprenditori, in realtà, furono scelti da una cupola formata dai politici. Oltre a Di Donato, c'erano il de Vincenzo Scotti, il liberale Francesco De Lorenzo, il pidiessino Berardo Impegno, il repubblicano Giuseppe Galasso e molti altri. La città, divisa in dieci lotti, fu affidata ad altrettanti consorzi sponsorizzati e organizzati in base alle esigenze delle segreterie di partito. Quelli che facevano riferimento al psi erano la Sigea di Gabriele Serricllo e Antonio D'Abundo. Entrambi arrestati, finirono con il confessare. Serriello ammise di aver consegnato 800 milioni al deputato Raffaele Mastrantuono, con l'incarico di darli a Di Donato. D'Abundo se la cavò con 300 milioni, consegnati personalmente al vicesegretario del Garofano. E poi c'è Alfredo Vito, ex deputato de e tangentomane pentito: anche lui ha accusalo Di Donato di corruzione. L'arresto del «divo Giulio», come per anni è stato soprannominato, si è reso necessario perché esisterebbe il rischio di inquinamento delle prove. I magistrati sostengono che ha dato ampia dimostrazione di volere intralciare in ogni modo l'inchiesta. Fulvio Milone MB^^Stji^BB^mflK^^^^^M^^^^® sank ^SMranH A sinistra l'ex vicesegretario socialista Giulio Di Donato Qui accanto Giuseppe Demitry

Luoghi citati: Calvizzano, Emilia, Napoli, Posillipo