L'America ora ama Jackie di Vittorio Zucconi
La vedova di Kennedy ricoverata d'urgenza per un linfoma La vedova di Kennedy ricoverata d'urgenza per un linfoma LÀmerica ora ama Jackie LWASHINGTON A lunga ombra della tragedia che ha accompagnato la sua esistenza ha raggiunto Jacqueline, toccando la sua stessa vita. In una stanza del Cornell Medicai Center a Manhattan, Jacqueline Bouvier Onassis, «Jackie» per tutto il mondo, ha raggiunto ieri la prima stazione dell'ultimo calvario della sua esistenza, la battaglia contro il cancro. E' stata operata d'urgenza per un'emorragia interna, una lesione scoperta «per caso», vorrebbero farci credere i medici e i portavoce, mentre era sottoposta ad analisi per controllare il linfoma, il tumore dei sistema linfatico che le fu diagnosticato due mesi or sono. In realtà, Jackie sta probabilmente subendo gli effetti secondari della dura chemioterapia necessaria per contrastare il suo male e le emorragie sono frequenti, pericolosi effetti secondari di questi trattamenti d'urto. E' bastata una frase sfuggita a un portavoce dell'ospedale - «ora sta meglio, l'abbiamo acciuffata in tempo» - per far capire quanto critiche fossero, e forse ancora siano, le condizioni di salute di Jacqueline. I due figli, Caroline e John Kennedy, sono andati immediatamente a trovarla. C'è anche il suo compagno attuale, il grossista di diamanti belga-americano, Maurice Tempelsman. Nessuno di loro parla, nessuno si lamenta o chiede simpatia. Come già insegnava il patriarca della famiglia, il vecchio Joseph Kennedy: «Un Kennedy non piange mai». Non piangono, ma anche i Kennedy muoiono, come e più degli altri, e soffrono le umiliazioni, le indegnità della malattia, come la gente qualsiasi. E se Jackie nella sua vita ha conosciuto antipatie, ostilità, vere e proprie aggressioni giornalistiche (74 biografie pettegole in 30 anni) per l'apparente «tradimento» del mito quando sposò «Ari» Onassis, ora non si respira altro che simpatia, altro che ansia per la sua sofferenza. Si direbbe anzi che la scoperta della malattia e la prima grave crisi ad essa legata abbiano finalmente avvicinato questa donna elegante, fredda e lontana al pubblico dei suoi detrattori. Giornali e televisioni seguono l'andamento della crisi ora per ora. Fotografi e cameramen rispettano la sua privacy. Critici e biografi scandalisti tacciono o pregano per una sua ripresa. Finalmente rassegnati, tutti, a riconoscere che la persona che soffre nel letto del Cornell Medicai Center è molto più di un mito, di una supervedova o di un'icona della società spettacolo, ma ieri mattina è finalmente diventata una donna vera. Vittorio Zucconi SERVIZIO A PAG. 13
Persone citate: Jackie Lwashington, Jacqueline Bouvier Onassis, John Kennedy, Joseph Kennedy, Kennedy, Maurice Tempelsman, Onassis
Luoghi citati: Manhattan
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