Le follie del calcio vanno in Giappone

Oggi Schillaci, domani Baggio e Baresi? Oggi Schillaci, domani Baggio e Baresi? Le follie del calcio vanno in Giappone L ^ AVVENTURA nipponica di Totò Schillaci è sincopata di piccole divertenti cose scontate, specie presso chi ancora pensa che il Giappone sia un Paese di geishe silenti e chiassosi samurai. In realtà dovrebbe essere considerata soprattutto come un segnale importante per il nostro calcio. Schillaci è infatti il primo giocatore italiano che va all'estero pur avendo ancora un buon mercato in Italia. Sinora i nostri emigranti erano stati vecchi ancorché gloriosissimi elefanti, e comunque le dita di una mano bastano a avanzano per contarli tutti. Schillaci non è quel fulmine di guerra che notti sin troppo magiche di Italia 90 presentarono e anzi imposero al mondo, ma ha età ed esperienza, senso del gioco e fiuto del gol in misura ancora ottima e abbondante. Il Giappone non lo ha portato via, spendendo in tutto una decina di miliardi, all'Inter, ma al calcio italiano sì. Se davvero è cominciato nel nostro mondo pallonaro il tempo della saggezza, o dell'austerità, o dell'emergenza, o della disperazione (in fondo è sempre la stessa cosa), ecco che presto, molto presto, magari già domani, il Giappone potrebbe, con la forza grande anche se non ancora sconsiderata del suo yen calcistico, portarci via altri calciatori, tutti veri, alcuni campioni. E non solo il Giappone, se si pensa ad esempio al Torino prossimo venturo di Calieri, con nessuno che guadagna più di 500 milioni l'anno (e si tenga conto che i contratti all'estero possono garantire il guadagno netto senza dover versare troppo al fisco, come invece quelli in Italia). Non solo il Giappone, e dun¬ lo Caroli Costa 10 milioni il robot svizzero che lancia palloni da 5 a 40 in, con altezza e iorza variabili. Con un disco per annunciare la formazione decisa dal presidente e uno per dire che i giornalisti lo hanno frainteso, sarebbe il tecnico ideale per i nostri campionati. que non solo gli Schillaci o i suoi più stretti succedanei. Ma tornando al Giappone, pensiamo a Franco Baresi, che potrebbe essere catturato molto presto, qualcuno dice alla fine del Mondiale. Pensiamo addirittura a Roberto Baggio: il suo contratto con la Juventus scade fra un anno, se la società bianconera per ragioni varie, dalla politica del risparmio a considerazioni psicotecniche o anagrafiche, lo metterà sul mercato, chi in Italia potrà e vorrà spendere per lui i 18 miliardi e 600 milioni del cartellino secondo parametro e i diciamo 6 miliardi annui netti per un contratto suo almeno triennale, investendo qualcosa come una cinquantina di miliardi? Il Giappone, forse, gli Stati Uniti se ci sarà il miracolo del soccer conquistatore, qualche folle emiro arabo... Sia ben chiaro che non consideriamo l'ipotesi di calciatori italiani emigranti come una iattura, anzi. Le uniche preoccupazioni, a chiamarle così, riguardano, per quelli che sono amici nostri, i problemi loro di cibo, di clima, di costumi: anche la mancanza di spaghetti al dente non ci pare degna di ansia cosmica. Dunque la nostra segnalazione non vuole proprio essere un campanello d'allarme. Casomai vuol essere la speranza che certe follie abbiano finito da noi il loro ciclo, e vadano a cominciarne uno altrove, con benefici per il nostro mercato. Così come non saremo mai tristi se l'Italia perderà il primato di spesa prò capite per orchidee, saremo lieti se il suo faraonismo calcistico più becero si trasferirà altrove, a prò poi di bipedi nostri fratelli. Gian P aolo Ormez zano