Lasciate la politica ai bambini

Incontro con lo scrittore che fu messo al bando dalla sinistra: lo «stupore infantile» contro sterili schieramenti Incontro con lo scrittore che fu messo al bando dalla sinistra: lo «stupore infantile» contro sterili schieramenti Lasciate la politica ai bambini Zolla: Etichettare gli autori è una truffa N piccolo essere splendente, regale, appagato. Un dio che gioca e che le tradizioni religiose del mondo non cessano di raccontarci: dal Krisna bambino al culto egizio di Horo, dal Bambin Gesù dell'iconografia cattolica all'infante meraviglioso dello scintoismo giapponese, che trascorre a cavallo nelle cerimonie di Nara. L'elenco è lungo, i viaggi sulle tracce di quello che Jung chiamò l'archetipo del «fanciullo divino» sono infiniti. Si possono arrestare davanti al Buddha infante dipinto di azzurro, segno di suprema saggezza, in un tempietto di Bangkok, possono risalire a un dialogo di Platone. Elémire Zolla, paziente viaggiatore dell'anima, li ha accennati, ripercorsi e raccontati nel saggio che dà il titolo al suo ultimo libro, Lo stupore infantile (Adelphi). Il bambino è qui l'idea centrale di un'infanzia «promessa gloriosa tradita dall'esistenza», ma accanto ad essa si sviluppano nei vari scritti del libro i miti dei popoli migratori, gli sciamani, il ricordo del matriarcato, lo shintoismo, il Giappone e tutti i temi cari alla ricerca di Zolla, scrittore elusivo, saggio e ironico, che continua pervicace nelle sue esplorazioni oltre la frontiera del soggetto, della persona che dice io. Indifferente alle polemiche culturali, agli schieramenti, ai toni a volte alti e gridati che accompagnano il crepuscolo (ma sarà un crepuscolo?) della Prima Repubblica. Lui aveva preso molto tempo fa le distanze dall'Italia - distanze interiori - abituandosi all'idea di vivere in una sorta di giocoso esilio. Avvenne all'inizio degli Anni 60, quando lo studioso partito dalla scuola di Fran¬ coforte si trovò etichettato come «intellettuale di destra» per il suo libro L'Eclisse dell'intellettuale. Da allora non ha più voluto parlare di politica, pure se nei suoi scritti c'è come una continua, sotterranea provocazione. Anche in questo, naturalmente. Intanto, si comincia con Cari Gustav Jung. Che interpreta l'infanzia in modo quasi antitetico a Freud. Una scelta di campo? «Non sono d'accordo - risponde Zolla -. Mi capita spesso di parlare con studiosi junghiani e mi accorgo che quanto dico viene interpretato sulla base di un "dizionario junghiano". Ma io ho letto Jung, non mi sono anchilosato nella sua opera. I miei archetipi li ho presi da Platone». Il «razionalista» Freud obbietterebbe che l'immagine divina dell'infanzia è una sorta di trampolino per far scattare quello che lui chiama l'istinto di morte. Un'immagine quasi da combattere, certo da superare. «Freud definisce il bambino "polimorfo perverso". Polimorfo lo è certamente, perverso no; perché non conosce la legge, è al di qua della legge, non la concepisce». Perché il bambino è il dio che gioca. «E il dio non è di per sé "buono". Prendiamo i taoisti: c'è sempre chi si offende, in Cina, sentendoli parlare di uno "stato di unità divina" dove non c'è né bene né male, né giusto né ingiusto. La reazione a quest'idea ha portato il confucianesimo, ossia le normative che sembrano reggere lo Stato. Anche se il confucianesimo è per così dire in perenne dialogo con il taoismo». Rivendicare oggi lo stupore infantile che cosa significa? Che cosa intende lei quando parla di rompere le barriere del sogget- to? «Per me vuol dire proporre non un'innocenza, ma un al di là delle norme». E' davvero una proposta, la sua? «La domanda è già stata fatta. Dai confuciani». Elémire Zolla ama giocare con i suoi interlocutori. Ma la risposta è chiara: lo stupore infantile, che abbiamo dimenticato, ci deve aiutare a nutrire qualche dubbio almeno sulle nostre pretese di dire «io». Come in parte avviene nel Giappone, ultima terra di scoperta per lo studioso? «Ci andrei piano a vedere nel Giappone una realtà oltre il soggetto. Mi attrae però questa capacità (insita nella lingua) di andare al di là della persona umana. Non c'è in giapponese la parola "io", ma ci sono 11 modi di dire io (con il superiore, con gli amici, con l'altro sesso ecc.). Ognuno corrisponde a una certa inclinazione di questi io. L'uomo si illude di essere quel che desi¬ A sinistra: Cari Gustav Jung. Qui sopra: Pietro Citati. Nella foto a destra: Elémire Zolla

Luoghi citati: Bangkok, Cina, Giappone, Italia