Lo sgarbo del cremlino

10 10 Sabato 16 Aprile 1994 ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Gorazde è caduta nelle mani delle truppe serbo-bosniache. L'enclave musulmana della Bosnia orientale proclamata zona protetta dall'Onu è crollata sotto gli attacchi delle forze serbe che il 29 marzo hanno scatenato l'offensiva finale contro la città. Fonti dell'Unprofor hanno confermato che la difesa di Gorazde è stata definitivamente rotta. Nei bombardamenti dell'artiglieria pesante serba, ieri, un osservatore militare britannico stazionato in città è rimasto ucciso, mentre un altro è slato ferito. Poco prima, l'inviato speciale del Segretario generale dell'Onu Akashi aveva chiesto al leader serbo-bosniaco Karadzic di cessare gli attacchi contro Gorazde e di permettere a due elicotteri dell'Onu di evacuare i feriti. Nel tardo pomeriggio due elicotteri francesi decollati da Sarajevo sono riusciti a recuperare uno dei due soldati britannici gravemente ferito, che è poi morto qualche ora dopa. L'altro ha preferito rimanere a Gorazde. Soltanto poche ore prima, i miliziani serbi stazionati intorno a Gorazde hanno sparato contro un aereo di ricognizione francese che pattugliava la zona di «nonvolo». L'aereo è stato colpito mentre sorvolava Gorazde, ma il pilota è riuscito a riportarlo sulla portaerei «Clemenceau» che si trova nell'Adriatico. A detta del portavoce dell'alto comissariato per i profughi a Zagabria, la situazione a Gorazde 6 drammatica. Migliaia di profughi si sono riversando nel centro della città dai sobborghi di Gorazde. Di fronte ai carrarmati serbi, i difensori musulmani sono stati costretti alla ritirata. In preda al panico, la gente ha cominciato a fuggire verso il centro della città credendo di trovare maggiore protezione. Negli ultimi 18 giorni più di 200 persone sono state uccise a Gorazde, mentre i feriti sono quasi mille. Ma nessuno sa il numero delle vittime degli ultimi violenti attacchi dei serbi. Decine di cadaveri sono rimasti per strada. Per la prima volta dai bombardamenti della Nato contro le postazioni serbe intorno a Gorazde, intanto, Karadzic ha accettato ieri pomeriggio di incontrare l'inviato speciale del Segretario generale dell'Onu Akashi. Nel quar- LO SGARBO DEL CREMLINO SMOSCA TOP ai Caschi blu russi in Bosnia. La Russia reagisce così al mancato preavviso per l'ultimo raid aereo contro le postazione serbe a Gorazde. A parlare non è il leader ultranazionalista Zhirinovskij, ma il ministro della Difesa Graciov, fino a ieri caldo sostenitore dell'adesione di Mosca a quell'allargamento della Nato a Est che va sotto il nome di «partnership for peace» e oggi in retromarcia anche su questa questione. Graciov ha dichiarato ieri che nonostante la richiesta del segretario generale dell'Onu di aggiungere altri trecento uomini al contingente di pace russo in Bosnia la Russia, «alla luce degli ultimi avvenimenti nell'ex Jugoslavia», deve soppesare ancora una volta la decisione di aumentare o meno il proprio contingente. Il ministro ha riconosciuto che trecento militari russi sono pronti a partire. Ma oer il momento resteranno in patria. Attualmente in Bosnia sono presenti mille e 300 Caschi blu russi. E le conseguenze del raid acreo americano su Gorazde si fanno sentire anche a proposito della «partnership for peace». Graciov ha riconosciuto: «Fino a pochi giorni fa ero un attivo sostenitore della firma il prima possibile della concezione proposta dagli Usa. Ma gli ultimi sviluppi in Bosnia hanno dimostrato che la proposta dal Presidente americano è buona solo a parole. Abbiamo l'impressione che i cosiddetti partner agiscano dietro le nostre spalle. Non ho paura di cambiare parere nel caso di errore e adesso l'ho cambiato».

Persone citate: Clemenceau, Graciov, Karadzic, Zhirinovskij

Luoghi citati: Bosnia, Jugoslavia, Mosca, Russia, Sarajevo, Usa, Zagabria