«Viva il 25 aprile», plaude solo l'opposizione di Giovanni Cerruti

«Viva il 25 aprile», plaude solo l'opposizione «Viva il 25 aprile», plaude solo l'opposizione ROMA. «Il 25 aprile 1945 è una data che non può essere cancellata». Lo ha detto il senatore a vita Francesco De Martino, nel discorso di apertura della nuova assemblea di Palazzo Madama. Ma ad applaudire fragorosamente è stata solo l'opposione. Non hanno battuto le mani, invece, i rappresentanti di Alleanza nazionale, Lega Nord e Forza Italia. Anzi, in aula, il senatore leghista Erminio Boso ha esclamato: «Basta con le provocazioni, Presidente!». Accoglienza analoga hanno avuto, alla Camera, le parole di Alfredo Biondi, quando ha rivolto un caloroso saluto a Giorgio Napolitano, presidente uscente della Camera. «C'è stata tanta consonanza sulle grandi cose im- Un'occhiata di Bossi e la sua Presidentessa lo segue alla buvette. S'infila tra i due un signore distinto, i modi da accademia militare. «Permette?» e scatta. «Permette?» e scatta. «Permette» e scatta. Permesso: «Sono Barbara ni, funzionario del ministero degli esteri, volevo presentarmi...». Via, via. E via i giornalisti. «Presidentessa, la prima lettera che riceverai sarà mia. Bisogna limitare gli spazi a questi qui», borbotta Bossi. Via che la prima votazione è andata bene, e la Presidentessa ha un calo di zuccheri. «In tono con la tradizione cattolica», nota l'Adnkronos, Pivetti osserva il venerdì e sceglie risotto alla pescatora. Poi, nell'ufficio di Roberto Maroni, un'ora di siesta, fino alle tre del pomeriggio. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi te», «brochure del Buongoverno», promo e conventions sportivo-pubblicitarie («veniamo dal ritiro di Fiuggi» e proiettati in due mesi dal nulla all'«amministrazione dell'azienda Italia». Sempre che non intervengano «fattori di non ragionevolezza» a «difficoltarli». Che vorrà mai dire tutto questo? «Se mi consente, glielo spiego io - annuncia Alessandro Rubino, di Melzo, portanti che uniscono i galantuomini», ha aggiunto. I deputati di Alleanza nazionale si sono però astenuti dall'applauso. Un altro momento imbarazzante è stato registrato quando Biondi ha dato la parola alla progressista Luciana Sbarbati per un «richiamo al regolamento». La Sbarbati ha lamentato la presentazione di candidature al di fuori del confronto parlamentare e, pur senza nominarla, ha accusato Irene Pivetti di essere «sospettata di antisemitismo». Biondi ha respinto il richiamo al regolamento («sono questioni superate dalla prassi») ed ha concluso dicendo che la Sbarbati avrebbe «potuto fare a meno» del suo commento sulla Pivetti. [r. int.] In corridoio c'è Bossi che fa da scorta. «Lasciatela stare!». Perché deve riposare, ma deve anche prepararsi alle domande e alla conferenza stampa. Alla polemica con la comunità ebraica di Milano; a quella con Pannella che, dice, «mi attacca per una questione di posti»; a quella sul 25 aprile: che direbbe da Presidentessa? «Spero diventi la festa della pacificazione»; a Scalfaro: «Si presentò come traghettatore assicurando che si sarebbe fatto da parte...». E su Scalfaro, Pannella insorge: «Ma come si permette! E' arroganza faziosa, è intollerante!». Bossi, dalla sua stanza, tenta di controllare dichiarazioni e domande, al telefonino si sdoppia. C'è anche la votazione al Senato, no? «Se passa Spadolini il governo nasce debole, ma se fossi segretario di un partito che l'appoggia cambierei cavallo: è proprio il Vecchio, Spadolone: è l'immagine forattiniana del Vecchio che crolla. E poi, se ce la fa, la sinistra ha quella faccia lì, e che faccia! Sarebbe un ridicolo autogol». No a Spadolini, no a Cossiga che aleggia. «E' gerontocrazia. Volete mettere, con l'immagine della nostra Presidentessa?». A sera, quando lascia Montecitorio, Irene Pivetti è piena di richieste di colleghe, leghiste e non. «A chi lasci la casa?». Bossi dà appuntamento a questa mattina e rimane: incontro con il Cavaliere per confermare il suo sì a Scognamiglio presidente del Senato: «Saremo fedeli al Polo fino all'ultimo voto!». Ma quella riunione non dev'esser stata entusiasmante: «Ragazzi, non c'è mica da stare allegri, è una partita difficile». A mezzanotte altra riunione. Fino a quell'ora Irene Pivetti era la sua Presidentessa. La partita, «difficile», non è ancora finita. assicuratore -. Un fattore di non ragionevolezza è che qui ce la meniano da stamattina per mettere una pallina nell'urna». «Ma ti pare che si deve votare come cent'anni fa? - incalza Alberto Di Luca, Milano, dirigente d'azienda -. Che ci vuole, si mette su un impianto telematico e via, in un quarto d'ora è fatta, no? Dammi retta. Qui se non riusciamo a imporre la nostra menta¬ Giovanni Cerruti

Luoghi citati: Fiuggi, Italia, Melzo, Milano, Roma