Non faccio il killer di nessuno di Augusto Minzolini

PARLA L'EX PRESIDENTE PARLA L'EX PRESIDENTE « Non faccio il killer di nessuno» Cossiga: ma se mi candidano, non rifiuto PROMA RESIDENTE, ha visto: ci sono stati due voti per lei oggi al Senato. Secondo lei, che vuol dire? Francesco Cossiga quasi non se l'aspetta quella domanda mentre esce dal suo studio di Palazzo Giustiniani. «Se è per questo - risponde - ne ho avuti anche di più». Già, di più. A Palazzo Madama oggi è emerso all'improvviso un partito cossighiano: a quel raggruppamento composto da senatori del ppi come Ladu e Grillo, ma anche di altri gruppi, si sono rivolti gli uomini di Silvio Berlusconi per chiedere i voti necessari ad eleggere il loro candidato Carlo Scognamiglio. Ma non c'è stato niente da fare. E adesso, dopo due votazioni andate a buca, sullo scranno più alto di Palazzo Madama aleggia una possibile candidatura dell'ex-Capo dello Stato. Presidente, crede che quei voti siano un incoraggiamento, per spingerla a scendere in campo? «Innanzitutto io non faccio il killer di nessuno. Non faccio il killer di Spadolini che credo di aver sostenuto lealmente. O sbaglio?». Beh, il voto è segreto. Chissà cosa ha votato nel segreto dell'urna? «Vale molto di più tutto quello che ho detto. A parte che il voto c'è stato lo stesso. Anzi qualcuno mi ha detto che il mio voto era nullo perché l'ho dato sotto gli occhi di tutti, a scheda aperta». Chi le ha detto che era nullo? «Questo non lo dico». C'è chi sostiene che Spadolini ha preso tutti i voti che poteva prendere, anche quello di Bobbio. Visto però che non ce l'ha fatta, rischia di non farcela più. Lei non è tentato di scendere in campo? «Io sto benissimo come sto. Io ritengo che in una fase politica come questa sia anomalo, o meglio sarebbe anomalo, ricorrere ad un uomo che è stato Capo dello Stato, presidente del Senato, presidente del Consiglio e che in una normale democrazia potrebbe ritenere di avere nobilmente concluso il suo iter politico. Questo, in generale». Ma anche De Gaulle rientrò da Colombay-les-deux-Eglises dove si era ritirato. «Sì, ma io non ho salvato la Francia. Se questo lo scrivet vi sarei grato. E vado avanti. Auora, io non faccio il killer di nessu.io. Però facciamo un ragionarr. jnta Che senso avrebbe una mia candidatura? Sarebbe una candidatura di garanzia. Come potrei essere io un candidato di garanzia? Bene, io Francesco Cossiga. Ha avuto due preferenze nella seconda votazione al Senato alla maggioranza. Ora, io che non posso e non intendo far parte di questa maggioranza non considererei illegittimo e contrario alle mie convinzioni essere il candidato di questa maggioranza, ad una condizione: per poter esercitare la funzione di garanzia bisogna esse¬ riconosco alla maggioranza il diritto e il dovere di assumersi la responsabilità del tutto, però ha il diritto di scegliere e di proporre. Io questo l'ho già detto, ma lo ripeto perché sia chiaro: questo diritto e questo dovere, e mi rifaccio alle parole di Occhetto, spettano re accettati anche dall'opposizione. Questo non significa essere votati dall'opposizione. Né che ci sia bisogno di un'astensione». Allora cosa vuol dire essere accettati? «Vuol dire essere accettati politicamente». Cioè? «Nel mondo anglosassone, quando viene eletto lo speaker tutti dicono la loro: "Sì a James", "No a James". Un momento dopo l'elezione, però, James diventa lo speaker di tutti, di chi gli ha votato a favore e di chi gli ha votato contro. Ora io capisco benissimo che per uno che si tira dietro Gladio, la P2 e adesso anche l'Opus Dei... Ora non è che io mi offenderei se un domani - questi sono discorsi ipotetici - uno si alzasse dicendo tu sei stato questo o quello. Dico solo che non sarebbe possibile. Sono stato chiaro?». Insomma, anche lei come De Gaulle? «Non tocca a me giudicare. Io dico: prima di tutto sdrammatizziamo. Non bisogna avere paura del muro contro muro. Sono le nuove regole che lo impongono. I governi conservatori talvolta hanno vinto e hanno fatto il governo, magari non per lungo tempo, con un solo voto di maggioranza. Eppoi questo sistema lo abbiamo voluto o no? La democrazia compiuta è muro contro muro, non ci può essere il consociativismo. E questo, a sentire i discorsi cr e si fanno, lo abbiamo capito io, ii pds e pochi altri. L'importante è che il muro contro muro nelle scelte personali non lasci delle ferite dopo». Ma la destra non è maggioranza al Senato. Come fa ad eleggere un suo candidato? «Vede: la maggioranza popolare in qualunque altro Paese si rifletterebbe anche nel Senato. Solo che qui da noi abbiamo dato vita al "mattarellum", cioè ad una legge che è quella che è. Parliamoci chiaro, nella Grecia antica il nostro Mattarella lo avrebbero esiliato. Ecco perché bisogna completare le riforme». Lei comunque ripete che non fa parte della maggioranza di Berlusconi? «Sì, io non faccio parte di questa maggioranza. Questo, però, non significa che io rifiuterei che questa maggioranza mi candidasse, perché io riconosco il suo diritto e il suo dovere. Non rifiuterei se mi candidasse non come uomo proprio, ma come atto di fiducia verso la persona. E se questa fiducia fosse, anche soltanto nella forma dell'accettazione, condivisa dall'opposizione, perché se io devo essere il garante devo essere il garante di tutti: il garante dei diritti della maggioranza e, specialmente in questo momento, dei diritti dell'opposizione». Ha sentito Berlusconi oggi? «No, mai». Nella destra c'è chi dice che il Senato rappresenta una specie di Fort Alamo. E che attorno alla candidatura Spadolini si sono stretti tutti quelli che tentano di difendere il vecchio. E' così? «Neanche nelle più grandi rivoluzioni accade un rovesciamento totale. Questa è l'utopia del nuovismo. Ricordiamo che in Francia dopo la rivoluzione andò al potere anche chi aveva governato per delega del Re per lungo tempo. E Lenin cos'era? Si poteva dire che apparteneva al vecchio perché era stato un esponente della socialdemocrazia? Basta leggere Tocqueville: talvolta ha più novità un vecchio che non un giovane». Augusto Minzolini

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