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Sondaggio Sondaggio Sandro Pertini miglior statista Francia La «regola» del buonsenso Germania Ultima parola ai commissari COSI'ALL'ESTERO ROMA. Il 71,6% degli intervistali dalla Swg ha dichiarato di non condividere il giudizio di Gianfranco Fini secondo cui «Mussolini è stato il più grande statista del secolo»; il 28% ha assegnato questo titolo a Sandro Pertini, il 18,3% ad Aldo Moro, il 14,6 ad Alcide De Gasperi. Benito Mussolini è stato indicato dall'8,4% degli intervistati. Il sondaggio e stato eseguito per ì'hspresso. Agli intervistati e stato proposto un elenco di nomi chiedendo a quale dei personaggi politici indicati assomigli di più Silvio Berlusconi. La maggior parte (19,5%) ha scelto Bettino Craxi, l'8,4% Benito Mussolini, il 5,1% Pertini, il 4,6% Andreotti, il 4,5% Francesco Cossiga. Le altre personalità (Moro, De Gasperi, Giolitti, Einaudi, Fanfani) hanno ottenuto scelte minori. Il 55,7% ha inoltre detto che ha poco senso oggi dichiararsi antifascisti. La maggioranza ha tuttavia detto che ritiene opportuno celebrare ancora la Resistenza considerandola una grande stagione della storia d'Italia. BONN. Anche in Germania possono esserci problemi, se la maggioranza alla Camera Alta, il Bundesrat o Camera delle Regioni, non corrisponde a quella del Parlamento, il Bundestag. In questo momento, il governo Kohl ha la maggioranza al Bundestag ma è in minoranza al Bundesrat: quest'ultimo è infatti la rappresentanza dei Laender (la maggioranza dei quali è oggi a guida socialdemocratica). La situazione è tuttavia diversa da quella italiana: l'approvazione esplicita del Bundesrat è necessaria soltanto quando una legge tocca gli interessi di una regione. Negli altri casi il Bundesrat ha facoltà di opporsi, ma la sua opposizione può venire respinta dal Bundestag con un voto di maggioranza. Quando Parlamento e Camera delle Regioni non riescono ad accordarsi, comunque, interviene una commissione interparlamentare, che in genere riesce a trovare un compromesso. [e. n.] PARIGI. Introducendo il presidenzialismo nella V Repubblica, De Gaulle sottovalutò forse l'instabilità potenziale tra Camere ed Eliseo che tale dispositivo introduceva. Un trentennio dopo, invece, i francesi ne sono ben consci. A due riprese - Jacques Chirac prima, Edouard Balladur adesso - la presidenza Mitterrand si è trovata alle prese con un governo del quale non condivideva il programma politico. Se l'Eliseo avesse compiti notarili, la discrasia fra i due poteri sarebbe meno vistosa. Ma la Costituzione gli attribuisce ben altro rilievo, affidandogli l'autorità suprema in politica estera e militare. Il Presidente riunisce inoltre il Consiglio dei ministri e ne dirige le discussioni. La non-omogeneità con l'Esecutivo può dunque trasformarsi in vera guerriglia istituzionale, con vistosa impasse per il Paese. Ciò malgrado, prevale in definitiva un faticoso ma corretto «modus vivendi». le. b.l [Ansa]

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