L'astronauta ora fa il burocrate

AGENZIA SPAZIALE ITALIANA AGENZIA SPAZIALE ITALIANA L'astronauta ora fa il burocrate Franco Malerba dallo Shuttle a una scrivania DEI problemi legati ai voli spaziali sui giornali italiani non si parla quasi più. L'interesse è focalizzato sulle questioni politiche, dove l'argomento ricerca scientifica è del tutto secondario. Vedremo, quando avremo un governo, quale sarà il nuovo assetto dell'Agenzia spaziale italiana: al momento è diventata poco più di una sigla (Asi). Un'opinione diffusa presso il grande pubblico (ma anche nel mondo accademico) è che queste ricerche a costi proibitivi siano servite a poco e si siano risolte nella messa in orbita di satelliti per vari usi, compresi quelli militari. Ma è un'idea sbagliata. A Padova fa si è svolto di recente il convegno «Idee per la ricerca spaziale dopo l'anno 2000» in memoria di Giuseppe Colombo, grande e intelligente pioniere dello spazio, professore nell'Università di Padova, alla Scuola Normale di Pisa, al Mit e al Caltech negli Stati Uniti. Nelle ricerche spaziali Colombo ha lasciato un segno di eccellenza che continua ancora oggi. Qui riporto soltanto alcune delle conclusioni della tavola rotonda svoltasi l'ultima sera: «C'è un futuro per l'uomo nello spazio?». In una discussione quasi familiare il cosmonauta russo Dobrowolnj si è detto sicuro che oggi siamo perfettamente in grado di programmare una spedizione comune su Marte. Restando a un livello di minor complicazione e maggiore fattibilità ha auspicato un monitoraggio continuo dell'atmosfera (per prevedere uragani e catastrofi) e della superficie terrestre, liquida e solida, con un lavoro continuo per una nutrita schiera di ingegneri ecologisti. Franco Malerba, l'astronauta italiano, parlando del lavoro affascinante e duro dell'astronauta, visto in tempo reale in televisione dalla gente, si augura ne possa derivare una spinta morale sulle giovani generazioni. Oggi è già una realtà l'Inter-national Space Educational Program. Se si guarda all'età media, troppo alta, dei partecipanti ai congressi spaziali, è una necessità improrogabile. Intanto l'Asi con un provvedimento incomprensibile ha collocato Malerba in un ruolo da impiegato dove non è possibile utilizzare le sue competenze. Tutti sono d'accordo sulla necessità della presenza dell'uomo nei voli spaziali. Ma come dev'essere quest'uomo di fronte ad altrettanto rapide decisioni? So di dire l'ovvio: dovrà essere mol¬ NEI recenti articoli di cronaca nera sul maniaco di Gloucester che seppelliva in giardino i cadaveri delle sue amiche si è parlato di un apparecchio elettronico che ha permesso di esplorare il sottosuolo, trovando a colpo sicuro i corpi delle povere vittime. Questa infallibile «macchina acchiappacadaveri» è il Ground Probing Radar, o, in sigla, Gpr. Che cosa sia un radar è risaputo: chiunque ne conosce l'usuale impiego per la navigazione aerea e navale e persino per la misura del superamento dei limiti di velocità in autostrada. Ma abbastanza poco noto è che, fin dalle prime sperimentazioni del radar come mezzo di rilevamento in aria, risalenti agli Anni Venti, alcuni pionieri cercarono di utilizzarlo come mezzo di indagine nel sottosuolo, ottenendo peraltro scarsi risultati. Bisogna arrivare agli Anni 70 per vedere realizzarsi molti test nelle miniere di sale americane o sulle calotte glaciali canadesi, dove venne usato per misurare lo spessore dei ghiacci. Negli Anni 80 la miniaturizzazione dell'elettronica e la to abile, colto su molte discipline, in buona salute, psicologicamente stabile, adatto a socializzare in un ambiente d'alta densità umana tutta concentrata in un piccolo volume, pronto a modificare un esperimento andato male, a riparare una strumentazione sofisticata e nello stesso tempo anche a essere proprio lui, la cavia per ricerche mediche. Per un semplice lavoro da impiegato sono qualità ridondanti. chiessegndom alla sta msparenitivsta» tre ge gia Ma oltre al lavoro fatto direttamente dall'uomo sulla stazione esisto¬ no in parallelo le possibilità della telescienza, sviluppata dalla scuola di Napoli, che permette ad uno sperimentatore a terra di seguire un suo esperimento nello spazio. Nel settembre del 1993 è cominciata ufficialmente la cooperazione tra russi e americani; come è noto, hanno già in orbita una a loro stazione spaziale, la Clinton di conseguenza ha chiesto alla Nasa di ridisegnare la stazione Freedom con elementi comuni alla stazione russa. E' stata mostrata qualche trasparenza di assetto definitivo su disegno «d'artista» come usa dire. Mentre gli elementi canadese e giapponese non saranno Mir. Bobina esploratrice/ Testa di rilevazione cambiati, l'Esa dovrà modificate i suoi progetti perché le dimensioni del laboratorio europeo dovranno essere ridotte. Il veicolo di trasporto per il modulo europeo sarà un razzo Ariane e non più lo Shuttle. Interesserà qualcuno sapere che nel piano di commercializzazione dei voli gli americani pensano di organizzare viaggi turistici nello spazio. Mille prenotazioni sono già state sottoscritte a centomila dollari il biglietto. Su una stazione spaziale stabile continueranno e si amplieranno i programmi già in corso di scienza dei materiali, dei fluidi e delle scienze biologiche. Augusto Cogoli, dell'Eth di Zurigo e dell'Università di Sassari, ha accennato alla possibilità di un in- fi sÉiSIIIflifi contro con forme di vita extraterrestre. L'orizzonte dell'uomo non è più limitato alla superficie terrestre: lo stesso desiderio che nel 1492 spinse Colombo al di là dell'Atlantico è quello che spinge oggi alla navigazione nel cosmo. Ma già nel 1584 Giordano Bruno, poeticamente ipotizzando un suo volo nello spazio, scriveva: «Quello che gli altri videro di lontano io me lo lascio alle spalle». Federico Bedarida Università di Genova

Persone citate: Augusto Cogoli, Clinton, Federico Bedarida, Franco Malerba, Freedom, Giordano Bruno, Giuseppe Colombo, Malerba, Space

Luoghi citati: Genova, Napoli, Padova, Stati Uniti