MONDO SENZA POLI

MONDO SENZA POLI MONDO SENZA POLI Di Nolfo: le relazioni intemazionali dal 1918 al tramonto dellVrss dei due Grandi su ogni altro Paese, non franò, per l'implosione (cioè per lo scoppio dall'interno) della parte sovietica. E il mondo si ritrovò al punto di partenza, o quasi. Ciò cominciò ad accadere nel 1989 e si concluse, anche simbolicamente, con l'ammainabandiera dell'Urss, al Cremlino, la sera di Natale del 1991. Una settimana dopo cominciava appunto il 1992, cioè il mondo in cui ora viviamo. Il 1918 e il 1992 sono i termini cronologici entro i quali si svolgono l'analisi e la sintesi di Ennio Di Nolfo, uno dei nostri maggiori studiosi di relazioni internazionali, professore alla Facoltà di scienze politiche «Cesare Alfieri» di Firenze. Analisi e sintesi, perché le vicende mondiali di 74 anni (in pratica un secolo, e quale secolo, alla fine del secondo millennio) sono esaminate e descritte nei dettagli, partendo dal primo dopoguerra e dalla sua crisi e passando attraverso le premesse e le conseguenze della seconda guerra mondiale, fino ad arrivare in sostanza ai nostri giorni (anche se lo studioso, giustamente, si preoccupa che un libro di storia «nella sua parte conclusiva tende a sfrangiarsi nella cronaca politica»). Ma le stesse vicende sono racchiuse in una visione globale o, come preferisce dire Di Nolfo, «circolare», nel senso che hanno un principio e una fine, o meglio segnano il principio e la fine di un ciclo, ovviamente sapendo che CHE nesso c'è tra il 1918 e il 1992? Nel 1918 finì la prima guerra mondiale, che era stata essenzialmente una guerra europea, ma aveva visto da una parte l'intervento in forze degli Stati Uniti d'America e dall'altra la trasformazione rivoluzionaria di una potenza euroasiatica, ancorché sconfitta, come la Russia. Nel ventennio successivo, l'Europa tradizionale s'illuse di essere sempre il teatro decisivo della storia, ponendo le premesse di un altro e più tragico scontro al suo interno, ma in realtà cresceva il peso globale dell'America e della Russia, diventata Unione Sovietica. E se ne ebbe la definitiva conferma al termine del nuovo conflitto, che più propriamente fu definito seconda guerra mondiale. Da quel momento, cioè dal 1945, la scena fu dominata dalle due superpotenze, finalmente emerse con tutta la loro evidenza, e dal confronto tra i loro modelli alternativi, quello capitalista democratico e quello comunista totalitario. L'Europa diventò il terreno di caccia dei due nuovi signori del mondo, ciascuno cercando alleati e vassalli, per affinità ideologica o per la pura pressione militare. E non solo l'Europa, anche l'Asia, l'Africa, l'America Latina. Finché il sistema «bipolare», basato anche sulla schiacciante superiorità nucleare fghanistan. La seconda è la reazione dell'America e della stessa Europa occidentale, una reazione che significa euromissili antiUrss, ma soprattutto Reagan, col suo riarmo strategico, compreso il progetto di guerre stellari; ciò che pone l'Urss di fronte a dilemmi insuperabili. Finché non arriva Gorbaciov a liquidare il conto, liquidando se stesso. Resta il problema del dopo, di quando, come dice Di Nolfo, la storia si sfrangia nella cronaca politica. Qui tutto è più complicato, quasi insondabile. Lo storico non è ottimista né pessimista, com'è giusto. Vede il trionfo della liberaldemocrazia sulle utopie totalitarie, ma sa che anche i conflitti interni al capitalismo democratico sono difficili. Vede i processi di aggregazione tra Paesi omogenei (e l'Europa che, in questo senso, ritrova un ruolo), ma constata il riesplodere di nazionalismi cruenti. E l'incognita delle potenze extraeuropee, Cina, Giappone, la stessa Russia, europea a metà. Un altro mondo, tutto da studiare, e possibilmente da controllare, mentre si fanno i conti di quello che è appena finito. Le vicende di quasi un secolo sono esaminate nei dettagli da Ennio Di Nolfo, fra i nostri maggiori studiosi di relazioni internazionali vita storiografica e culturale, per gli studiosi (e a maggior ragione per gli studenti) italiani. Tralasciando, si fa per dire, i capitoli iniziali e intermedi (il dopo-Versailles, la seconda guerra mondiale e le sue conseguenze, Yalta, la nascita dell'Onu, la Guerra fredda), veniamo, più o meno, all'oggi. Come e perché è finito il regime «bipolare», perché si è prodotto il collasso dell'Urss? Correttamente, a me pare, Di Nolfo avanza due ragioni. La prima è la sovraesposizione dell'Urss, addirittura il suo tentativo di nascondere la crisi socioeconomica interna (frutto di contraddizioni strutturali, ormai ineludibili) dietro avventure esterne: dalle scorribande politico-militari in Africa, usando anche Cuba, al puro azzardo dei missili SS-20 contro l'Europa, all'invasione dell'A¬ poi se ne aprirà un altro, non meno impervio. Va anche detto che questo non è uno studio «cronologico» in senso stretto, ma che piuttosto è attento ai grandi temi o problemi della storia (ciascuno inteso come la somma di un'«azione» e di una «situazione», che la precede e la ingloba), anche se la cronologia ha naturalmente il suo peso. E questo significa anche che non si tratta di una mera storia diplomatica, cioè delle relazioni tra i governi e i loro rappresentanti. C'è una giusta attenzione alle vicende economiche e ai mutamenti sociali, e tecnologici, che stanno «sotto» le iniziative e i gesti della diplomazia (qualche volta anche contro). E insomma abbiamo un'opera piuttosto imponente, anche per le dimensioni, che nel suo genere rappresenta una no- Ennio Di Nolfo Storia delle relazioni internazionali 1918-1992 Laterza, pp. I43I.L. 90.000

Persone citate: Cesare Alfieri, Di Nolfo, Ennio Di Nolfo, Gorbaciov