Pirandello cara Marta Mussolini mi ha fatto togliere il Nobel

Pirandello: cara Marta, Mussolini mi ha fatto togliere il Nobel Pirandello: cara Marta, Mussolini mi ha fatto togliere il Nobel «Assegnato alla Deledda» per non sollevare le invidie di D'Annunzio Princeton University Press, a cura di Benito Ortolani, con il titolo Pirandello's Love Letters to Marta Abba. Il corpus integrale uscirà l'anno prossimo nei Meridiani di Mondadori. Lo sfogo irritato di Pirandello sembrerebbe gettare luce insospettata sui rapporti tra lo scrittore e il fascismo; potrebbe addi¬ rittura insinuare il sospetto che, al di là dei malumori ricorrenti e delle cicliche reazioni offese, si sfilacciasse il legame tra il massimo drammaturgo di quegli anni e il potere politico. Tanto più che una delle 164 lettere pubblicate da Ortolani, inviata da Parigi il 14 febbraio 1932 e scritta dopo un incontro con Mussolini, riflette in modo fin troppo esplicito un sentimento che mescola sarcasmo e prudenza. Leggiamo: «L'uomo (Mussolini, ndr) è proprio come io te lo descrissi, credi a me, e dunque non merita il tuo rincrescimento: rude e grossolano materiale umano, fatto per comandare gente mediocre e volgare con disprezzo, capace di qualsiasi cosa e incapace di scrupoli. Non può sopportare di vedersi intorno gente fatta di una stoffa diversa. Chiunque abbia scrupoli, chiunque non si inchini, chiunque abbia il coraggio di dire la verità senza paura, questa persona ha un "brutto carattere". Ma nonostante tutto questo, io riconosco che in un momento politico e sociale così "brutale", come l'attuale, un uomo come lui è necessario, ed è anche necessario mantenere il mito che noi abbiamo costruito su di lui e ancora credere e mantenere la nostra fedeltà a questo mito così come un peso necessario che - in certi tempi - è utile imporre a noi stessi. Dunque non dovremmo avere rammarichi, né aspettarci da lui quello che non può darci. Egli ha dimostrato quali sono le sue inclinazioni e verso chi vanno...». C'è aria di fronda, in queste lettere? E' possibile che Pirandello rivedesse la sua posizione politica? Il professor Alessandro d'Amico, che cura per Mondadori la pubblicazione dell'omnia pirandelliana, avanza forti dubbi. Ammette l'irritazione del drammaturgo per il Nobel mancato, ma sposta subito l'attenzione sui rapporti dello scrittore con Marta Abba. Pirandello amava questa attrice molto più giovane di lui e insopportabilmente maligna. Per cui «fremeva ogni volta che la Abba non otteneva ciò che chiedeva». D'Amico ricorda le lunghe pressioni a Mussolini perché creasse il promesso Teatro di Stato, le ire contro coloro che non lodavano abbastanza il talento drammatico della Abba. Aggiun¬ ge: «La lettera sul Nobel riassume l'atteggiamento dell'uomo verso la donna, l'impulso a dirle ciò che poteva rallegrarla. E allora faceva anche lui la vittima, ma al tempo stesso pietiva da Mussolini». Nessuna rottura, dunque. «Assolutamente no; semmai il rimprovero a Mussolini di non fare abbastanza per lui. Pirandello ha sempre litigato con lui; credeva che fosse Napoleone, capace di creare dal nulla un Teatro di Stato. Queste lettere non sono la spia di un nuovo rapporto col fascismo: sono i sintomi di piccole e meschine storie, rivelano il coté meno nobile di questi personaggiOsvaldo Guerrieri

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