Trapianti più facili di Maria Corbi
Trapianti più facili Trapianti più facili Nuove regole, ora bastano 6 ore per accertare la morte clinica fatti, sanno che se non danno 11 consenso, comunque, dopo sei ore si sospendono tutte le tecniche di rianimazione. Inoltre, si aggiunge la possibilità di avere nuovi posti di rianimazione disponibili, invece che bloccati da soggetti che non si sapeva appunto quanto tempo dovessero aspettare». Secondo il nuovo regolamento che è stato approvato dal Consiglio superiore della sanità, oggi bastano sei ore di silenzio cerebrale per dichiarare una persona clinicamente e definitivamente morta. Fino a ieri la verifica della morte avveniva attraverso una lunga e complessa serie di esami, l'osservazione durava 12 ore e si doveva accertare anche la morte cardiaca. «Anche l'Italia», ha aggiunto il medico, «si adegua così, finalmente, al resto dell'Europa», [r. cri.] ROMA. «Questo è un vero passo avanti». Intervistato ieri sera dal Tg3 il professor Cortesini, direttore del servizio trapianti dell'Università di Roma, ha motivato la sua soddisfazione spiegando che «quella che da oggi abbiamo è la regolamentazione di una legge che è stata approvata dal Parlamento nel dicembre '93, e che fa sì che per tutti i cittadini italiani in rianimazione e in morte cerebrale si possa effettuare in maniera veramente completa, precisa, senza dubbi, l'accertamento della morte». Per Cortesini, il provvedimento «sgancia il problema dell'accertamento della morte cerebrale da quello dei trapianti, e per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla donazione. Quindi è un fatto molto importante, che ci consentirà di fare chiarezza con le famiglie: i parenti, in¬ versità ca1'.olica il «coinvolgimento generale dell'Università riposerebbe poi su fatti tutti da provare. Si contesta radicalmente che i vertici della cattolica abbiano mai compiuto al riguardo alcuna attività di copertura, risultando invece, anche da specifici atti depositati in sede giudiziaria, che il consiglio di amministrazione ha prestato ogni doversosa attenzione alle accuse mosse dal dottor Bigotti». Maria Corbi
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