Giallo di Roma nuova pista

Lui si difende: la notte del delitto era a casa, in famiglia Lui si difende: la notte del delitto era a casa, in famiglia Giallo di Roma, nuova pista Donna uccìsa, spunta un giovane amante ROMA. Ci sono un altro uomo e un altro alibi da controllare per tentare di sbrogliare la matassa del «delitto dell'armadio», l'omicidio di Antonella Di Veroli trovata morta nel mobile della sua camera da letto. Si tratterebbe dell'ultimo amante della vittima, un uomo sui 35 anni, sposato. Su di lui il magistrato deve ancora decidere se effettuare o meno la prova dello «Stub», versione moderna del «guanto di paraffina», prova che invece è già stata fatta su un altro amico intimo della donna assassinata, il ragionier Umberto Nardinocchi. L'alibi dell'uomo più giovane per la notte tra domenica e lunedi, quando è avvenuto l'omicidio, è simile a quello del ragioniere: entrambi sostengono di essere stati in casa con i familiari. I carabinieri stanno ora controllando la veridicità di queste due versioni, al di là delle scontate conferme di mogli e figli. E anche per questo, negli uffici del reparto operativo dell'Arma si susseguono gli interrogatori di molte persone «informate sui fatti»: amici e conoscenti sia della vittima che dei sospettati. Nardinocchi è formalmente indagato nell'inchiesta per omicidio, anche se questo atto è solo una necessità tecnica per poter effettuare la prova del «guanto di paraffina», i cui risultati si avranno nei prossimi giorni. L'autopsia - da cui pure si attendono conferme più precise, sia sull'orario della morte della Di Veroli che, ad esempio, sul fatto che la donna ha avuto un rapporto sessuale prima di essere assassinata - sarà eseguita oggi. Le lenzuola con le tracce di sperma sono quelle trovate nell'armadio con il cadavere, insieme al cuscino utilizzato come «si lenziatore» per attutire il rumore dei due colpi di pistola sparati alla fronte di Antonella Di Veroli. Quelle sul letto, invece, erano pulite, e le avrebbe messe l'assassino per far sembrare tutto in ordine ad una prima ricognizione dell'appartamento: ciò che in effetti è successo quando i familiari della vittima sono entrati per la prima volta, lunedi, in casa della signora senza notare niente di strano. Tra le ipotesi non è esclusa nemmeno quella che l'assassino volesse anche tornare sul luogo del delitto per far sparire definitivamente il cadavere. Si stanno ancora esaminando anche le chiamate trovate incise sulla segreteria telefonica della Di Veroli: tra quelle voci - ma si stanno esaminando in ogni dettaglio anche i rumori di sottofondo - potrebbe essereci pure quella del'assassino, il quale nel tentativo di precostituirsi un alibi avrebbe telefonato alla donna, facendo così credere di cercarla. Una sola certezza, infatti, gli investigatori continuano ad ostentare: l'omicida era una persona strettamente legata alla vittima. Attraverso le testimonianze si cerca anche di risalire al movente dell'assassinio. Per adesso continua a prevalere quello passionale, anche se è difficile spiegare Sciopero confermato Oggi l'autopsia consentirà di chiarire quando è morta la commercialista Antonella Di Veroli, la donna uccisa nel suo appartamento di Roma due colpi calibro 6,35 con una normale lite o con una richiesta di matrimonio rifiutata. E i carabinieri aggiungono la possibilità di qualche motivo «di carattere patrimoniale»; ma al di là del lavoro di commercialista non pare che la Di Veroli avesse altre attività economiche. Il secondo examante della donna, il commerciante sui 35 anni, avrebbe avuto dei debiti con la vittima, ma non vengono ritenuti tali da giustificare un omicidio. [gio. bia.] Condannato a Lucca

Persone citate: Antonella Di Veroli, Di Veroli, Umberto Nardinocchi

Luoghi citati: Lucca, Roma