Camera subito bufera sulla Pivetti

HBIWM La candidatura dell'esponente leghista scatena malumori anche nella maggioranza HBIWM La candidatura dell'esponente leghista scatena malumori anche nella maggioranza Camera, subito bufera sulla Rivetti Pannella: in lei accenti antisemiti ROMA. Sfodera uno dei suoi migliori sorrisi, il Dottore. E dice: «E' andata bene: la situazione si è sbloccata ieri sui nomi di Scognamiglio e della Pivetti, che è giovane, donna e cattolica. Così abbiamo potuto fare una scelta di vero rinnovamento. Certo, i nostri avversari ci criticheranno. Ma lo avrebbero fatto comunque: se avessimo trovato una soluzione nel segno della continuità, avrebbero detto che siamo il vecchio e che non vogliamo cambiare nulla». Sono le due del pomeriggio e l'onorevole Berlusconi rientra a casa dopo il primo vertice a tre con Bossi e Fini. Il Cavaliere non sa quello che succederà di lì a poco: una contesa asperrima sulle presidenze. Sul Senato, dove tutti gli oppositori della nuova maggioranza vogliono candidare Spadolini. Ma sopratutto sulla Camera, dove scoppia una polemica senza precedenti. Contro la Pivetti piovono accuse di antisemitismo. A provocarle, un articolo dell'esponente leghista apparso l'anno scorso sull'Indipendente. Un articolo che abbondava di luoghi comuni sugli ebrei e che aveva già destato durissime reazioni all'epoca. La miccia viene innescata all'interno della maggioranza, perché i progressisti, in tutt'altre faccende affaccendati, si accorgono del «caso» solo quando è scoppiato. Sono Pannella e i suoi - Taradash e Calderisi - a precipitarsi in Transatlantico con copie di dichiarazioni e articoli della parlamentare leghista. «Questa candidatura è improponibile - tuona il leader radicale - e chiediamo un nuovo vertice di maggioranza. La Pivetti è una cattolica integrali- i sta e antisemita». E Taradash rincara la dose. Ha scovato delle dichiarazioni in cui l'esponente del Carroccio «disconosce l'articolo 18 della dichiarazione dei diritti dell'uomo che stabilisce l'assoluta libertà di manifestare il proprio credo religoso». Di più: «La Pivetti fu inclusa in un elenco di cittadini italiani individuati come antisemiti dal centro di documentazione ebraica». La Pivetti reagisce e accusa i suoi detrattori di essere degli «irresponsabili». «L'antisemitismo - dice - non mi è mai appartenuto e non mi appartiene. Intendo svolgere il mio ruolo garantendo la libertà di tutti». L'esponente leghista assicura anche che non si comporterà come una «cattolica intransigente»: «Ho le mie convinzioni, e non le nascondo, però se sarò eletta presidente il mio dovere sarà quello di applicare la legge sull'aborto. Mi auguro solo che, quando sarà il momento, il Parlamento riaffronti questo problema proprio a partire dalla prevenzione». Ma i radicali non si placano. Tanto che Domenico Mennitti è costretto a telefonare a Taradash per promettergli che stamattina si terrà una nuova riunione della maggioranza per chiarire la vicenda. Dunque, la tensione è alta. E pensare che in mattinata, al vertice di maggioranza che si tiene nello studio dell'avvocato Cesare Previti, nè Bossi, nè Fini, nè tanto meno Berlusconi hanno il minimo sentore di quello che sta per accadere. Anzi. Per tutto il tempo sgranocchiano tranquillamente caramelle e cioccolatini. Del resto, l'incontro serve a ratificare decisioni prese il giorno prima dagli strateghi della compagnia, Maroni e Tatarella. Perciò quando inizia la riunione, che è allargata anche a loro due, la scelta della Pivetti e di Scognamiglio è stata già presa. Certo, il problema del Senato preoccupa i big della «Santa alleanza». «Spadolini a questo punto si è autoaffondato, perché si presenta come candidato istituzionale aprendo al pds», dice Fini. Ma a palazzo Madama si otterrà ugualmente la maggioranza? «Non temete, ci penserò io», assicura il Cavaliere. E Previti, sornione: «Voi ordinate e io eseguo». Il che significa che Forza Italia ha già pensato a «raccogliere» i voti necessari. Con aria baldanzosa i leader della nuova maggioranza escono dallo studio. E cominciano i primi guai. Nella riunione si è parlato anche del governo. Ai ccd che chiedevano ben quattro ministeri, si è deciso di darne solo uno. Il che manda su tutte le furie i transfughi del ppi. Ne fa le spese Maroni che da Giolitti incontra gli inviperiti Mastella e Casini. Il secondo minaccia: «Qui non si fa il governo». Pochi minuti dopo scoppia un altro dramma. Biondi si è accorto che l'hanno fatto fuori. E esplode: «Io quella pupa della Pivetti non la voto. Con questi vecchi metodi me l'hanno messa in quel posto». L'esponente liberale non sembra credere nemmeno all'ipotesi Scognamiglio. «Si attendono segnali da Malta», dice, lasciando intendere che Cossiga potrebbe decidere di correre al Senato. E per la verità non è il solo a pensarla così. Visto che anche Francesco D'Onofrio e il leghista Marcello Staglieno non escludono questa eventualità. E inizia a circolare la voce che l'ex presidente della Repubblica scenderà in lizza alla terza votazione. Scontento, malumori, polemiche violente sull'«antisemita» Pivetti. Come si tradurranno con il voto segreto? La nuova alleanza debutterà con un insuccesso? I partner di Berlusconi non ci credono. ((Abbiamo la maggioranza, anche Scalfaro ha lavorato per allargarla», rivela il missino Giulio Maceratini. «Ci credo», gli fa eco Guido Lo Porto, «gli hanno sottoposto vari nomi prima di avere il suo assenso». E, presi dall'ottimismo, msi e Carroccio preparano già i loro organigrammi. I primi - è il segno dei tempi - si riuniscono nella sala di Montecitorio dove si ritirarono gli aventiniani - e decidono di puntare su Fiori, Ramponi e Fisichella. I secondi su Gnutti, Leoni e Lazzari. Sia leghisti che missini, però, aspirano alla vicepresidenza del Consiglio. Se la contendono Maroni e Tatarella. Ma la soluzione del problema è rinviata alla prossima puntata. Prima bisogna riuscire ad eleggere i presidenti delle due Camere. A lato, l'intervento di Irene Pivetti pubblicato sul quotidiano allora diretto da Feltri il 13 nove - 03 t"eltri Ì 13 novembre

Luoghi citati: Malta, Roma