Presidenze scontro per il Senato di Luigi La Spina

Oggi il voto, l'opposizione ricandida il leader repubblicano. Bossi: se saremo sconfitti, nuove elezioni Oggi il voto, l'opposizione ricandida il leader repubblicano. Bossi: se saremo sconfitti, nuove elezioni Presidenze/ scontro per il Senato Duello Scognamiglio-Spadolini La Pivetti alla Camera BERLUSCONI E IL MURO DEL CENTRO ~1 La Germania riduce i tassi Meno 0,25%, l'Italia prende tempo Vola la Borsa, è di nuovo record LA politica, dicono i classici, è soprattutto l'esercizio del potere. Se questo è vero, dopo il Berlusconi demiurgo di Forza Italia, propagandista elettorale del Polo delle libertà, prudente gestore della vittoria alle urne, oggi, Berlusconi per la prima volta «faceva» il politico. L'attesa era grande, non solo per l'importanza di una scelta come quella dei presidenti del Parlamento, ma proprio perche la sua proclamata vocazione centrista è stata messa alla prova della maggioranza che lo ha votato, delle alleanze che lo hanno candidato all'incarico di governo. E, alla prima mossa, la deriva più radicale di una maggioranza «blindata» ha prevalso sull'opportunità di una candidatura garantista rispetto a tutte le forze che siedono alle Camere. La volontà di rivendicare, per i vincitori, le presidenze parlamentari, di per sé, non è scorretta: non solo rompe con il tanto deprecato consociativismo della Prima Repubblica, ma corrisponde a quel modello bipartitico di alternanza tanto sbandierato come viatico essenziale per l'avvio di una compiuta democrazia anche in Italia. Ma a questo proposito bisogna ricordare che, appunto, quel modello bipartitico è ancora del tutto imperfetto: il sistema elettorale, come tutti ammettono, è da cambiare profondamente perché si raggiungano gli obiettivi auspicati. L'elezione diretta del presidente del Consiglio o del Presidente della Repubblica e la trasformazione federalista dello Stato, impegni espliciti nel programma del futuro governo, porterebbero, poi, a un così profondo cambiamento della nostra Costituzione da realizzare una vera e propria rivoluzione del sistema. Non si tratta quindi di una Luigi La Spina CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA In 10 dai carabinieri: vi ROMA. Ore 10,30 di oggi: alta tensione in Parlamento. Cominciano nella massima incertezza le votazioni per le presidenze di Camera e Senato. La maggioranza ha i suoi candidati - la leghista Irene Pivetti a Montecitorio e Carlo Scognamiglio (Forza Italia) a Palazzo Madama - ma il voto è a rischio, soprattutto al Senato. Qui le opposizioni hanno presentato Giovanni Spadolini e Alleanza nazionale, Lega e Forza Italia non hanno la maggioranza. Una situazione che ha portato il Carroccio a ventilare il rischio che si debba andare a breve ad elezioni anticipate se la maggioranza non riuscisse a far vincere il suo candidato anche a Palazzo Madama. E non è finita: l'accordo concluso fra i tre maggiori alleati ha scontentato quelli minori (Pannella, gli ex de centristi, l'Unione di centro). Sono volate parole grosse, e già ieri sera i minori in rivolta avevano chiesto un vertice di maggioranza per ridiscutere le decisioni prese. Gli è stato concesso per questa mattina, ma il disagio è grande nel campo di Berlusconi. A. Rapisarda A PAG. 2 SCOGNAMIGLIO «Ho accettato per dovere ■ E' una sfida» ! Giornata di tensione nel I CAND PIVETTI IDATI MILANO. La Bundesbank ha ridotto il tasso di sconto dello 0,25. Da ieri in Germania il costo del denaro è così sceso al 5%. Alcuni Paesi europei hanno subito seguito l'esempio tedesco, mentre la Bankitalia non si è mossa, per ora, nella stessa direzione. A piazza Affari, intanto, la Borsa continua a galoppare. Ieri l'indice Mibtel è salito dell'1,58%, mentre sono stati scambiati titoli per oltre 2200 miliardi. Ma il presidente della Consob mette in guardia da eccessi di euforia. Ieri è stato un giorno particolare anche perché si è tenuta l'ultima seduta con le «grida». Da oggi tutte le contrattazioni saranno trattate via computer. SPADOLINI SMOSCA ONO le 9 del mattino e anche oggi nell'ufficio postale gracchia flebile ma orgogliosa la piccola radio che porta le voci sperdute della Siberia senza telefono. Chi parla oggi da Baikit? «Liudmilla Pavlovna Todosko, 45 anni, contabile...». Piacere Liudmilla, avanti, ci racconti la sua storia di donna ex sovietica, russa, siberiana, defraudata e dimenticata nel villaggio che potrebbe essere il più ricco del mondo e invece è il più povero. Ieri parlava Tatiana; oggi tocca a Liudmilla. Voci di donne che arrivano dalla Siberia più profonda attraverso questa piccola radio. A Baikit le donne stanno facendo lo sciopero della fame, anzi la «catena della fame» nel senso che ognuna resta qualche giorno senza mangiare e poi passa il testimone alle altre. A Baikit i 6 mila abitanti del villaggio minerario adagiato su un terreno in cui ci sono contemporaneamente petrolio, carbone, nichel, titanio e alluminio, non prendono lo stipendio da nove mesi. Laggiù ci sono 50 gradi sottozero, nei negozi si trovano solo maccheroni senza nulla con cui condirli, resta la vodka per gli uomini che hanno delegato la protesta alle donne, ma anche la tradizionale pazienza delle russe è finita. Le donne di Baikit non hanno altra difesa che raccontare ciascuna la sua piccola storia sperando che qualcuno le ascolti. Una al giorno infilano dentro l'imbuto della radio postale (il telefono non c'è) la loro vita come se mettessero un messaggio in bottiglia. E la bottiglia viaggia, nel mare dell'etere. «Era un posto davvero ricco continua la voce graffiata di Liudmilla -, anche nel senso che si guadagnava bene. Noi volevamo rimanerci per sempre...». Per capire cosa accade in Russia serve più ascoltare questa storia che leggere un saggio di economia politica. Qui è capitato che, caduto il comunismo, hanno privatizzato le miniere. Ma i soldi degli stipendi non si sono visti più. «Dal '92 arrivavano con ritardo. Adesso, da nove mesi, non arrivano più del tutto. L'ultimo stipendio che abbiamo preso è del giugno 1993...». Ma perché lo Stato non paga? Perché con la liberalizzazione dell'economia s'è pensato che le aziende privatizzate dovevano stare a galla da sole. Ma per i naufraghi di Baikit tutto questo si è trasformato in una trappola. Per far finta di combattere l'inflazione, da Mosca hanno chiuso i rubinetti del denaro e a loro è capitato di trovarsi seduti su una botte di sterminate ricchezze naturali ed essere diventati i più poveri. A febbraio le donne di Baikit hanno eletto un'ambasciatrice e l'hanno spedita a Mosca, sulla «terraferma», come dicono gli abitanti della taigà: «Là qualcuno dovrà pure ascoltarci...». Tatiana Kuzmina, 35 anni, programmatrice di computer e due figli piccoli, è arrivata nella capitale nel bel mezzo della crisi di governo. Trenta volte l'hanno ricevuta e scaricata come una patata bollente. «Non siete mica i soli, in tutta la Siberia ci sono tante Baikit. E laggiù la gente vive in condizioni terribili...». Tatiana è finita nell'anticamera del ministro delle Finanze. Per tre giorni ha aspettato di essere ricevuta. Alla fine il ministro le ha promesso i soldi, lei è ripartita per Baikit, ma mentre volava con la buona notizia lui è stato scaricato dal governo. Non resta che la piccola radio. E lo sciopero della fame. Liudmilla: «Quattro di noi sono finite in ospedale, ma non importa. Da quando raccontiamo le nostre storie ci sono arrivate un po' di lettere di solidarietà, il sindacato ci ha mandato 70 chili di riso, una tonnellata di zucchero e 60 chili di grano saraceno. Ieri ci hanno detto che sono arrivati un po' di soldi alla banca di Krasnojarsk. Ma non abbiamo visto ancora niente. E per ora continuiamo a raccontare le nostre storie. Accendete la radio». A chi tocca domani? I G I Governatore di Bankitalia Fazio