«La fastidiosa» a Milano, regia di Missiroli Albertazzi seduce e Brusati incanta di Masolino D'amico

«La fastidiosa» a Milano, regia di Missiroli «La fastidiosa» a Milano, regia di Missiroli Albertozzi seduce e Brasati incanta MILANO. «La fastidiosa» (1963) è la migliore delle sei commedie di Franco Brusati. Rudi, anziano e impenitente dongiovanni, ha sedotto e ingravidato la ventenne Stella, con dignitoso dolore di sua moglie Lidia, che si è ritirata in convento per un periodo di meditazione. Marco, figlio di Rudi e faccendiere, viene a rimettere le cose a posto, convincendo la ragazza a sposare il fidanzato senza dirgli nulla. Senonché viene fuori che questo fidanzato, Tommaso, è un antico amico di Marco, che non ha mai cessato di invidiarlo per la sua onestà; Marco pertanto non si sento di andare in fondo con l'inganno (è l'influenza della rettissima madre), e apre gli occhi a Tommaso. Nobilmente, Tommaso decide di sposare Stella lo stesso; ma allora Marco procede deliberatamente alla corruzione dell'amico, associandoselo negli affari e viziandolo. Alla fine Stella non viene sposata e si procura un aborto; Tommaso è diventato come Marco; Rudi accenna a una timida ribellione contro l'insopportabile Lidia, chiedendo che gli venga lasciato almeno un angoletto oscuro dove fare i fatti suoi. Ma Lidia muore, privando gli uomini di un punto di riferimento di cui non sanno più fare a meno. Non veramente specchio d'epoca (benché ci siano echi della guerra recente e del boom in corso) e neanche spaccato di vita so ciale (la città dove si svolge l'azione, Venezia, non è caratterizzata in alcun modo), la commedia pone Anna Procleme er degli interrogativi etici non peregrini, fra l'altro contrapponendo i buoni-noiosi e i cattivi-divertenti; ed è costruita molto abilmente, con efficace uso di flashes back e forward, ossia rievocazioni e anticipazioni del futuro. Ha, inoltre, dialoghi vivaci, di quelli che pochi riescono più a scrivere. Il ricco materiale è stato assai ben valorizzato al Nazionale, dove rimarrà fino al 29, dalla solida ma non per questo meno divertita regia di Mario Missiroli, coadiuvata da un impianto scenografico di Enrico Job originale ed estremamente felice nei confronti del testo: i tre ambienti dove si svolgono gli atti (40', 45' e 40') si trovano su di una piattaforma sospesa, cui fanno da sfondo grandi vedute di Venezia in bianco e nero. Fra gli interpreti, detto di Clara Colosimo e di Ce- sare Gelli, molto buffi in due azzeccatissime macchiette, è Giorgio Albertazzi a riportare agevolmente la palma, confermando quanto siamo sempre lieti di ricontrollare, e cioè di temere pochi confronti, in Italia, quando l'arguzia ha bisogno di grazia e di leggerezza. Autorevole accanto a lui Anna Proclemer come la fastidiosa del titolo, e buoni i giovani, l'introverso Paolo Calabresi (Tommaso), la forse un po' troppo gesticolante Stefania Barca (Stella), e Stefano Santospago che benché eccellente come voce, presenza, disinvoltura, non riesce a rendere del tutto credibile il suo cinico Marco. Masolino d'Amico

Luoghi citati: Italia, Milano, Venezia