Salta la quarta riunione della maggioranza, la Lega s'infuria. Berlusconi va da Scalfaro Presidenze dal caos spunta un patto di Alberto Rapisarda

Salta la quarta riunione della maggioranza, la Lega s'infuria. Berlusconi va da Scalfaro Salta la quarta riunione della maggioranza, la Lega s'infuria. Berlusconi va da Scalfaro Presidenze, dal caos spunta un patto Voci di accordi segreti. Maceratini (An): «Ce l'intesa» Maroni: «Non è vero un cavolo, ci sarà una sorpresa» II LONDRA. Non sarà facile per Silvio Berlusconi risolvere il conflitto di interessi tra il suo ruolo politico ed il suo controllo della Fininvest: «Ma, poiché egli sembra pronto a formare il nuovo governo, la questione diventa sempre più urgente». Lo scrive il Financial Times in un articolo intitolato «La politica fa della Fininvest un'azienda pubblica». Secondo il quotidiano finanziario inglese «Berlusconi rischia di dover spiegare in continuazione che egli o la sua famiglia non sono i beneficiari della politica governativa. E se non riuscirà a distanziarsi in modo soddisfacente AROMA L mattino davanti ad un cappuccino al bar del ristorante di Montecitorio Roberto Maroni, presidente dei deputati leghisti, offre una sua cronaca personale dello scontro di questi giorni. «Volete sapere cosa sta succedendo? Ve lo spiego io. L'altro ieri Scalfaro ha chiamato al Quirinale il presidente della Consob Berlanda - ma secondo me quello lì è andato al Colle per conto di Spadolini per chiedergli un parere sulla possibilità di affidare l'incarico di governo a Berlusconi cioè al proprietario della maggioranza delle azioni del gruppo Fininvest. Quello gli ha espresso dei dubbi e, forte di questo parere, questa mattina il Capo dello Stato ha chiamato al colle Berlusconi per dirgli che potrebbero esserci delle difficoltà per il suo incarico. Poi, subito dopo, Scalfaro ha fatto presente al cavaliere che l'elezione di Spadolini alla presidenza del Senato lo aiuterebbe. Non so cosa gli ha risposto Berlusconi io, al suo posto, lo avrei mandato a quel paese. Del resto l'incarico Scalfaro può darlo solo a lui». Maroni si ferma un attimo per respirare. Poi, riprende il filo della cronaca del giorno: «Questa sera Scalfaro chiamerà anche Fini per chiedergli di appoggiare la candidatura di Spadolini. Ma sono tutti tentativi inutili perchè noi quello al Senato non lo vogliamo. Se Berlusconi vuole trovare una nuova maggioranza per eleggere Spadolini, faccia pure. Ma a quel punto noi non faremo parte della maggioranza del suo governo. Certo ci costerà qualcosa mandare in soffitta Spadolini: quando un elefante di quelle dimensioni cade alza polvere. Ma almeno la Lega avrà il merito di aver tolto di mezzo un altro vecchio arnese. Poi potremmo anche pensare al Quirinale: ma per sparare lassù avremo bisogno di un grosso obice». Eh sì, lo scontro è davvero duro. La Lega non vuole sentir parlare di Spadolini. Scalfaro vuole a tutti i costi la riconferma dell'attuale presidente del Senato per evitare che in futuro ci siano brutte sorprese anche per lui. E Berlusconi sta lì in mezzo, nel ruolo di paciere. Mentre la Fininvest va in subbuglio per le dimissioni dei direttori dei tre tg della casa lui si preoccupa, soprattutto, di tenere in piedi il quadro che dovrebbe garantirgli l'ingresso a Palazzo Chigi. E tutto va avanti tra voci di accordo e nuove rotture. Alla fine, come avviene seniore in questi casi, arriva anche FINANCIAL TIMES Bossi dove ognuno cerca di dare garanzie all'altro sapendo che l'interlocutore non cerca altro che prenderlo di contropiede. Secondo la versione ufficiosa che circolava a metà pomeriggio, la maggioranza punterebbe per il Senato sulla non meglio precisata «grossa sorpresa». In questa sceneggiatura ottimista la Lega si direbbe soddisfatta e pronta ad accettare la presidenza della Camera per un suo uomo più incarichi-chiave nel governo: vicepresidenza del Consiglio (Maroni), ministero per le Riforme istituzionali, l'elaborazione della legge anti¬ I trust. Alla Lega verrebbe garantita anche «pari dignità negli incarichi di governo». Espressione che fu inventata, a suo tempo, dai socialisti di Craxi quando si contendevano i ministeri con la de. Nella realtà rimangono aperti tutti i dubbi sulle intenzioni di Bossi che ancora non ha detto nulla. Il fatto è che il prolungarsi delle trattative e la necessità di dare contropartite alla Lega sta ora provocando, come effetto collaterale, una mezza sommossa tra gli alleati minori di Berlusconi, che vedono affievolirsi la speranza di arrivare Francesco Speroni candidato leghista alla presidenza del Senato alla presidenza della Camera. Questi se la prendono in particolare con Scalfaro, accusandolo di volere Spadolini alla guida del Senato con la conseguenza di provocare la reazione a catena che rischia di emarginarli. In tanta confusione nulla si può ora escludere. Così Spadolini, gran mediatore e presidente uscente, potrebbe anche essere eletto già al terzo scrutinio, con la maggioranza assoluta dei presenti. E' possibile che la maggioranza arrivi con un suo candidato che non otterrebbe però i voti per vincere (uno di Forza Italia?). Se poi dalle urne, a scrutinio segreto, uscisse vincente Spadolini, Bossi non potrebbe certo accusare gli alleati di tradimento. Anche perché è a favore di Spadolini buona parte delle opposizioni: i popolari (gli ex de), i pidiessini, i socialisti, buona parte degli undici senatori a vita. E poi, i leghisti voterebbero proprio tutti contro Spadolini? Ieri il senatore a vita Carlo Bo ha dichiarato, dopo Cossiga, il suo voto per la riconferma dell'attuale presidente del Senato respingendo «gli attacchi vergognosi, senza precedenti nella storia della nostra assemblea, cui è sottoposto in questi giorni». Alberto Rapisarda

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