Sul Biscione l'Effetto Medioevo di Giampaolo Pansa

Sul Biscione l'Effetto Medioevo Sul Biscione l'Effetto Medioevo Il Berlusconi politico lascia un'azienda di orfani teutonico nei modi, oltre che nel ragionare, ma persona in fondo civilissima e perfino capace di godurie, se è vero - come racconta il suo amico Giampaolo Pansa - che da giovane a Pavia lo canzonavano così: «Tito, Tato e Tato titillano le tette alle Tettine». Poi l'impagabile Letta, una presenza cardinaliziamente rassicurante per tutti; infine, la coroncina di giornalisti: Monti, Mentana, Fede... Non eravamo presenti, per cui ci scuserete se vi riferiremo con beneficio d'inventario, ma, a quel che ci risulta, la tesi dominante di herr Tato è stata che lui fa il manager, per cui dei problemi etico-politici del padrone, come dire?, non è poi che gli freghi molto; che vendere in blocco o smembrare il gruppo per superare l'incompatibilità tra potere economico e politico del boss è una follia; che poi 'sta informazione televisiva... E Confalonieri? Chi ha partecipato alla riunione di martedì giura che con herr Franz vanno d'amore e d'accordo, ma, si sa, nella coroncina dei direttori non tutti hanno la scaltrezza di vedere i calci sferrati, magari educatamente, sotto il tavolo. Fatto sta che il vecchio nucleo storico berlusconiano - nel quale si son sempre mischiati in un tutt'uno affari aziendali e privati, denari e sentimenti, amicizie e potere - è in fibrillazione crescente da settimane, assediato da estranei germanizzanti come Tato, che ascolta in tedesco nel walkman «L'uomo senza qualità» di Musil, e da vecchi, incartapecoriti apprendisti stregoni dell'alta politica nuova versione. Narrano le cronache che Marcello Dell'Utri, fratello del meno significativo Alberto, gran capo di Publitalia, uomo del denaro cash e grande sponsor della «discesa» del Cavaliere in politica, si sia fatto negare al telefono addirittura per due giorni interi a Berlusconi in persona, nella clinica della salute in cui era ILTG5 riunione di ieri. Di certo, la coroncina di direttori, usati per dare dimissioni durate un'ora a poco più, conta ben poco in queste circostanze. Sul tavolo della partita micidiale, mentre il Cavaliere soffre in Ciociaria, c'è ben altro che i telegiornali umoristici di Fede, gli sproloqui affascinanti di Sgarbi e i consigli acconci del «Servo Sciocco», lo pseudonimo sotto cui si nasconde Giuliano Ferrara, che implora: Cavaliere, non faccia del suo partito il solito Circo Barnum. Troppo tardi? Chissà. Ma qui al Nord non si decide dei sottosegretariati, si decide dei futuri assetti del secondo gruppo industriale del Paese. In totale idemsentire tra l'amico di un'eternità Fedele Confalonieri, uomo gradevole e ragionevole, e il tecnocrate teutonico che, tutto sommato, viene da Oltrecortina e ha nella manica quegli spocchiosi dei banchieri? Sentite un po' qual è il progetto, poi ragioneremo - per quanto ci è consentito dalle scarne informazioni - circa la sua paternità. Dunque, il gruppo non si vende in blocco, perchè non è possibile e non si smembra, perchè sarebbe un delitto. Comunque non si molla niente, soprattutto le televisioni. Ma si rimaneggia completamente. Si vende sì la Standa. Agli olandesi? Ai tedeschi? Chissà, ma la Casa degli italiani può ben diventare la Casa dei crucchi, se porta un migliaio di miliardi in cassa. Poi ci sono le attività finanziarie, le assicurazioni, i fondi: non c'è problema, c'è già un socio, Ennio Doris, basta conferire alla società una più seria allure di autonomia. La Mondadori - e andiamo al sodo - si può mettere in Borsa. Altro che la Sbe, la Silvio Berlusconi Editore: quando il Cavaliere andrà a palazzo Chigi quel marchio sarà bruciato per sempre, inutilizzabile. Mentre la sigla del vecchio Arnoldo vale ancora oro. Che ne facciamo, visto che non vende prosciutti Rovagnati, ma vende cultura? E' chiaro: una public company, sia pure intendiamoci - ben incardinata nel controllo di mani sicure. Infine, il boccone più appetibile, che nelle riunioni di Paleocapa viene designato come Big Tv. Un'altra società autonoma, nella quale confluiranno i canali televisivi, il Magazzino, la Publitalia. Chi e come controllerà tutto questo? Mah, il rebus, ancora una volta, sembra affidato a Cuccia. Ma l'uomo di Filodrammatici s'intende di nuovo con il Cavaliere, che l'aveva quasi pubblicamente sfidato? O l'unica mediazione è ancora quella di Tato? Su questi interrogativi corrono fiumi di pettegolezzi e vi confessiamo che non abbiamo voglia di parteciparvi. Certo, può darsi che Fedele e Franz in realtà marcino in pieno accordo su questo e su altri progetti. Ma allora perchè quelle piccole dimissioni rientrate di Mentana e dei suoi colleghi? Possibile che il presidente Confalonieri non abbia più l'autorità di bloccare il comunicato all'Ansa di dimissioni che dureranno poco più di un'ora? Non ci possiamo credere, come non possiamo accreditare al pur valorosissimo collega Curzio Maltese il merito di aver estorto a Panzer Franz sussulti dal son fuggiti. Come potrebbe considerare, del resto, il teutonico e sadico tagliatore di teste le figurine di Fede e Sgarbi, se non alquanto becere? E qualche Telegiornale aziendale la caricatura dell'informazione? La verità forse è la più semplice: Silvio, il Grande Puparo, impegnato nella campagna di Ciociaria, nella quale più che il Gianni Letta vicepresidente del Gruppo Fininvest L'idea di Kaiser Franz «La tv non si molla»

Luoghi citati: Mentana, Paleocapa, Pavia