Camere,il grande trasloco di Filippo Ceccarelli

Camere/ il grande trasloco Camere/ il grande trasloco La Lega: sala Moro intitolata a Salvadori 1 AOSTA. «Folgorato sulla via di Pavia»: accadde a Umberto Bossi nel 1979, alla vigilia delle prime elezioni europee. Il futuro leader della Lega usciva dall'università, e assorto nei suoi pensieri andò a sbattere contro un uomo che attaccava manifesti per la lista federalista. Da quell'incontro nacque la passione politica di Bossi. L'uomo era Bruno Salvadori, 37 anni, consigliere regionale della Valle d'Aosta per l'Union valdòtaine. Salvadori, giovane leader dell'Uv, nella Vallèe partito di maggioranza relativa, non venne eletto per poco: lo votarono in 17.491. Per lui, un Bossi un po' frastornato, attaccò manifesti a Varese e diresse un giornale («Nord-Ovest») che propagandava l'idea federalista. Un chiodo fisso per il leader valdostano che morì l'anno dopo, l'8 giugno, sulla Torino-Savona, mentre tornava ad Aosta dopo aver portato in Liguria moglie e figlio. [e. mar.] dai vecchi partiti (vero); 2) costano e rendono poca pubblicità (vero); 3) creano grave imbarazzo politico (verissimo), dal momento che ospitano a ogni ora opinioni, anche molto faziose, di direttori e commentatori personalmente scelti dall'attuale capo della maggioranza. Di fronte a questi ovvi rilievi, l'azienda partito Fininvest ha reagito come la vecchia Rai. Secondo un risaputo balletto: le Dimissioni dei Direttori subito rimbalzate come palline da ping pong, la levata di scudi dei redattori in nome della Professionalità, le minacce di Sciopero di fronte a chiunque, conti alla mano e in omaggio al liberismo trionfante, osi mettere in pericolo una singola poltrona. Ma lasciamo perdere. La questione non è se Berlusconi o Mario Rossi - voglia o non voglia creare un regime di videocrazia. La domanda è: può farlo? La risposta è sì. Nessuna legge impedisce oggi al probabile premier di tenersi le sue tv e di impadronirsi della Rai, nominando chi vuole dove vuole, come hanno fatto i predecessori. Al momento, Berlusconi ha legalmente in mano le due prin¬ LEADER AU TONOMISTA Roberto Maroni (foto a destra) Sotto, Bruno Salvadori E i 95 di Forza Italia sostituiscono i 95 dell'ex psi la de fino a qualche anno fa, fino a quando cioè non furono bonificati i concorsi era generalmente assunto, scelto e piazzato lì, davanti a quegli ascensori spesso rotti, sulla base della fedeltà, meglio della militanza al partito, appunto, del piano che. Mai comunque, a memoria d'annalista della Prima Repubblica, s'era vista più triste e rapida ritirata, mai sconvolgimento elettorale e logistico s'era in tal modo abbattuto sul palazzo di via Uffici del Vicario. Schermaglie e scaramucce da condomi- «Ci ha molto deluso» nio politico, certo, ve ne sono sempre state. Nell'ottava legislatura, ad esempio, per una questione di stanze negate un gruppo di demoproletari capitanato da Mario Capanna si coricò provocatoriamente sulla moquette del ristorante sotterraneo di Montecitorio, a fine pasto. Il decimo Parlamento certificò una lunga guerra di posizione tra verdi e repubblicani, mentre i radicali lamentavano l'esiguità degli spazi (l'onorevole Teodori si fece fotografare mentre leggeva dentro un armadio). Nel 1992 I i n ti /-in,, in;., i/i FOIA. FEDERAZIONE ITALIANA MERCANTI D'ARTE SINDACATO PROVINCIALE MERCANTI II ARIE ANTICA DI MILANO /Vrin/rjrnwiiM. uLttlTJUI «XW2/7 fax 02i:8ltm-taì%6 il popolosissimo popolo leghista si scatenò contro sparute reliquie del psdi. L'onorevole Preti volle resistere, barricatosi nella stanza avita. Solo il sangue freddo della deputata questore Elena Montecchi, del pds, riuscì a scongiurare il peggio. Ma in genere con i vecchi, sperimentati rapporti di forza e un po' di fair play, non è mai stato difficile trovare una soluzione. Ora la possente pressione fisica della Lega sulle stanze de si rappresenta come un'ennesima conferma del grande rimescolio elettorale innescato dal bipolarismo. Superfluo semmai, anche se in definitiva ci si sta abituando, è il tono da «guai ai vinti» che accompagna la spallata alla porta della de. Con alacre tempismo, in effetti, gli uffici tecnici e amministrativi della Camera hanno già predisposto un prospetto (ancora teorico) di ripartizione che assegna i circa 3500 metri quadrati disponibili a ciascun gruppo. E se l'insediamento diviene operativo solo dopo l'elezione dell'ufficio di presidenza e dopo la formazione dei gruppi, i 33 residui democristiani già sanno che li attende, malinconicamente, una metà del primo piano. «Raccogliamo le nostre spoglie e ce ne andiamo» confida l'ultimo presidente del gruppo Gerardo Bianco che pure in un sussulto ha reagito all'imperiosa marcia del «lanzichenecco» cioè Maroni - con una nota nella quale a suo modo traluce dei padri la fiera virtù: «Non possiamo contare sul buon gusto dei Leghisti, temiamo invece per la loro guapperia, visto che si sono già distinti per un'arroganza che appare sempre meno da allegra brigata e sempre più da surrogato di una politica che non c'è». L'assestamento di Forza Italia ha suscitato molte meno storie. Con i suoi 95 deputati si dovrebbe infatti accomodare al quinto piano, proprio là dove, più o meno con lo stesso numero di onorevoli, aveva residenza il psi. Anche in questo caso, senza neanche voler essere maliziosi, il trasloco sa di confortevole, simbolica sostituzione. Al punto che il gruppo parlamentare berlusconiano dovrebbe organizzarlo e assisterlo proprio un ex deputato questore socialista, Francesco «Ciccio» Colucci, gran navigatore del pre-craxismo, craxismo e post-craxismo milanese, presidente della Federazione italiana Pesca. Difficile, davvero, con tutta la buona volontà definirlo un manager. Filippo Ceccarelli

Luoghi citati: Aosta, Liguria, Milano, Pavia, Savona, Valle D'aosta, Varese