Clinton: fermiamo gli estremisti di Foto Afp

Clinton: fermiamo gli estremisti Clinton: fermiamo gli estremisti è un ulteriore tentativo fatto dagli estremisti di intralciare il processo di pace. Non dobbiamo consentire che essi ci riescano». Sempre sul piano delle reazioni internazionali, Parigi osserva che «il tempo gioca contro la pace». Ed il portavoce del Quai d'Orsay, Richard Duqué, riferendosi a Gaza e Gerico, ha aggiunto che occorre mettere in marcia, il prima possibile, «l'autonomia palestinese perché i nemici della pace possono far fallire il processo di pacificazione in Medio Oriente». Infine il governo britannico ha espresso la solidarietà del suo governo ai familiari delle vittime. [Agi-Ap-Efe] mandarla fuori; gridando, calpestando corpi e pezzi di carne, piangendo paura e sangue, i passeggeri - chi poteva - si sono precipitati giù, nell'aria dei vivi, negli occhi sbarrati di chi stava lì e vedeva l'inferno diventare una mattina qualunque. Poi, la solita tragedia di chi spinge, di chi aiuta, di chi ha paura, di chi vomita. Ambulanze ed elicotteri sono arrivati in una decina di minuti, ma per raccogliere i corpi e rifarli, ritrovargli - a ognuno - il braccio che manca, la testa che sta ancora sull'autobus, quel pezzo di gamba che nessuno sa di chi sia, ci sono volute altre quattro ore, forse cinque. E quando, alle 11 in punto, le sirene di Hadera, come di qualsiasi altro posto abitato d'Israele, avevano cominciato a suonare per un lungo, infinito, minuto, per ricordare ai vivi i morti delle guerre, e tutti si sono fermati là dov'erano, in piedi, muti, immobili, con la testa bassa e i singhiozzi spesso fuori, e l'intero Paese sembrava un angoscioso fotogramma bloccato, quella piazzola dove gli infermieri erano diventati statue di sale, e tra i piedi avevano i pezzi di corpi che stavano tentando di riaggiustare, quella piazzola era diventata ormai un altro angolo di guerra. Alle 10 e mezzo, infatti, cioè meno di un'ora dopo il primo scoppio, ce n'era stato un secondo, e la stazione degli autobus era finita quasi a pezzi: chi aveva fatto la prima strage s'era preparato la strada per un secondo massacro, piazzando una bomba a orologeria dentro un sacco, su una panca. Un soldato se n'è accorto, chissà come, e ha gridato forte la sua paura e il sospetto; tutti sono spariti in un attimo, dietro un muro, o un pezzo di bus, o un albero. Gli artificieri hanno messo in moto il loro robottino, ma la macchinetta ha fatto appena in tempo a scendere sulla strada che già l'onda d'urto della seconda esplosione 10 mandava a ruote all'aria. Il cielo si è riempito di mattoni e di terra, ma non ci sono stati altri feriti. Hamas, comunque, voleva colpire pesante, molto pesante. La rivendicazione è arrivata da Amman, dove c'è la centrale clandestina dei fondamentalisti. «La brigata Izz El Din Al Qassan ha fatto al governo sionista il secondo regalo. Gli avevamo promesso cinque regali, per ricordargli la sofferenza che abbiamo patito con la morte dei nostri fratelli nella città santa di Hebron; trasformeremo la festa dell'Indipendenza in un inferno. Il governo sionista deve ritirare subito i coloni, fermare 11 massacro dei palestinesi, liberare la terra di Palestina». Sono le farneticazioni di sempre; ma ieri, 13 aprile, doveva essere la data del ritiro finale dei soldati israeliani da Gaza e Gerico e invece i soldati sono ancora là: con un negoziato che stenta a chiudersi, con i mille cavilli che non vanno a po- Il primo ministro israeliano Rabin [FOTO AFP]

Persone citate: Clinton, Rabin, Richard Duqué

Luoghi citati: Amman, Gaza, Gerico, Israele, Medio Oriente, Palestina, Parigi