SCANDALO AL SACRARIO DEI CADUTI

ESTERO LA STAMPA Giovedì 14 Aprile 1994 MADERA DAL NOSTRO INVIATO Dopo Afula, dopo Ashdod, ora tocca a questa piccola Hadera, uno stradone di arance e di terra nella Bassa Galilea. Sono tre massacri in meno di una settimana. E ora c'è davvero paura, in Israele, ora che il terzo palestinese kamikaze ha fatto saltare in aria un autobus, ieri mattina, sfracellando altri 5 israeliani e tagliando via gambe, braccia, pance d'una trentina di feriti che urlano ancora dentro il sonno della morfina. E' stata una vera strage, terribile, che chiama il vomito anche solo a raccontarla, con la carne sparsa dovunque, appesa a brandelli, e i cadaveri da reincollare nel mare nero di sangue come in un gigantesco puzzle anatomico. La paura poi non si pesa, non si tocca, non ha un corpo concreto, e qui è da sempre una presenza costante nel fondo più nascosto dell'anima; da 46 anni accompagna la vita d'ogni giorno di questo popolo, con quei 6 milioni di nomi e di facce che ogni israeliano si porta addosso come un cromosoma immodificabile. Eppure, ugualmente ora qualcosa è cambiato, nella gente, dopo quest'altro massacro, ora quella paura sembra risalire perfino dal fondo segreto dell'anima e farsi un'angosciosa compagna alla luce del sole. Parecchi reagiscono, agitano in aria le braccia, gridano «Morte agli arabi»; ma gli occhi dei più fissano la tragedia disperata di questi loro giorni senza più certezze, senza più sicurezze, e sentono che un mondo finisce davvero. E non sanno quale sarà il prossimo. Oggi che si celebra l'anniversario dell'Indipendenza, pare un giorno di lutto, non la festa più bella. Nella stazione degli autobus di Hadera, una piazzola caotica di pullman e di puzzo di benzina, l'830 era appena arrivato; viaggiava in orario, veniva da Afula e portava la gente a Tel Aviv. C'erano una quarantina di persone, a bordo, alcune donne, molti bambini, molti soldati. Il giovanotto arabo è salito assieme ad altri 5 passeggeri, ha aspettato che tutti si sedessero, e poi se n'è andato verso il fondo dell'autobus. Erano le 9,40. In Israele ieri era giorno di festa, il Memorial Day, in ricordo dei 17.550 soldati morti nelle guerre con gli arabi; alle 11 la tv avrebbe mostrato anche la cerimonia ufficiale, con Rabin al cimitero di Monte Herzl, a Gerusalemme. Era poi una splendida giornata di sole, e i ragazzi andavano al mare, anche i soldati. Lo scoppio c'è stato mentre l'autista chiudeva le porte e dava gas al motore. Il mondo si è fermato per un lungo attimo di silenzio, dentro l'eco infinita dell'esplosione; poi le urla hanno coperto il cielo pieno già di fumo nero e di sangue rosso. L'arabo è rimasto sul gradino della porta posteriore: ne hanno raccolto la metà, testa e busto, la parte di sotto è cenere e carne bruciata. La gente urlava, il motore impazziva, un soldato coperto di sangue ha cominciato a menare bastonate col suo fucile contro la porta semisfondata, fino a sfasciarla e SCANDALO AL SACRARIO DEI CADUTI TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO :W: $>:■'.*;:;-.-:: ESTERO

Persone citate: Herzl, Rabin

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv