Il tribunale Cee processa Atene
Il tribunale (ee processa Alene Il tribunale (ee processa Alene Mentre è quasi guerra al confine albanese BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre il conflitto nell'ex Jugoslavia attraversa uno dei momenti più critici, la Grecia, membro dell'Unione europea ormai da quattordici anni, scivola sempre più verso dinamiche balcaniche. La Commissione europea ha rotto ieri gli indugi, denunciando formalmente alla Corte di giustizia dell'Unione il governo di Atene, colpevole di aver isolato quasi completamente la vicina giovane repubblica di Macedonia. E intanto è esploso come una bomba ad orologeria il conflitto diplomatico che oppone la Grecia all'Albania. Il 16 febbraio il governo di Atene aveva deciso un embargo commerciale totale nei confronti dell'ex repubblica jugoslava di Macedonia, colpevole di non voler rinunciare ad un nome che da sempre appartiene alla confinante regione greca. Secondo Atene, volersi chiamare Macedonia rivela la volontà espansionistica della piccola repubblica ex jugoslava. Di qui la decisione di bloccare tutte le merci dirette o provenienti cesso di pace sia stato concretamente avviato: non solo i palestinesi, ma l'insieme del mondo arabo mostrano per la prima volta la volontà di riconoscere l'esistenza stessa dello Stato sionista. Da Binyamin Ze'ev Herzl a Rabin proprio questo è stato il sogno del sionismo, una sua componente essenziale. E l'attuale leadership israeliana anche ieri ha mostrato, durante i discorsi di celebrazione dei Caduti, di ritenere che la pace sia la sua bussola fondamentale: Rabin, il presidente Weitzmann, Peres hanno ripetuto tutti quanti, fra le espressioni di dolore, la propria volontà di seguitare a trattare con Arafat e di realizzare il più in fretta possibile gli accordi di Oslo. Ma non sfugge a questa leadership che la sua forza e la sua stabilità sono legate alla possibilità effettiva di dimostrare di avere a che fare con un interlocutore attendibile, cioè che Arafat è il vero depositario delle scelte politiche ideali dei palestinesi. Infatti l'opposizione proprio su questo chiodo batte e ribatte: gli attentati - dice - dimostrano che Arafat non controlla la situazione e che invece Hamas e in genere l'integralismo islamico sono bene in grado d'influenzare l'opinione pubblica e l'atteggiamento degli abitanti dei territori fino a indurli ad attentati. Non solo, l'organizzazione degli estremisti è og¬ ZHIRINOVSKIJ dell'esercito albanese, a quattro chilometri dal territorio greco, è stato attaccato da un «commando». Un soldato ed un capitano albanese sono rimasti uccisi, ed altri tre militari feriti. L'attacco è stato poi rivendicato da un gruppo ultra-nazionalista greco. Il Presidente albanese Sali Berisha ha addossato alla Grecia la responsabilità dell'attacco. Papulias ha risposto proponendo una commissione d'inchiesta congiunta, ma martedì la situazione è precipitata. Tirana ha infatti denunciato un nuovo attacco, ed ha deciso l'espulsione del console greco ad Argirocastro. Atene ha negato ogni incidente «nelle ultime 24 ore», ed ha espulso a sua volta un diplomatico albanese. Una nuova frontiera europea è così diventata incandescente, e mentre il presidente turco Demirel assicurava ogni appoggio all'Albania, il ministro della Difesa greco Arsenis ha convocato i comandanti delle Forze armate, ponendo le truppe al confine in stato di «vigilanza rafforzata». Fabio Squillante Il parlamento greco: «
Persone citate: Arafat, Demirel, Fabio Squillante, Herzl, Peres, Rabin, Sali Berisha
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