Si uccide la piovra chiusa in prigione

Si uccìde la piovra chiusa in prigione Si uccìde la piovra chiusa in prigione IL fattaccio è avvenuto in questi giorni a Los Angeles. Octavia, la piovra del Pacifico, dai tentacoli lunghi tre metri, da pochi mesi vanto e orgoglio dell'acquario marino locale, che cosa ti combina? Riesce a strappare il tappo dalla vasca in cui è racchiusa, lascia defluire tutta l'acqua e in questo modo praticamente «si suicida». Questa almeno la versione dei giornali. Grande indignazione del pubblico e dei protezionisti che accusano il direttore dell'acquario di aver tenuto il polpo gigante, capitato per sua disgrazia nelle reti dei pescatori, in condizioni inadeguate. Inadeguate per davvero, se si pensa che la vasca misura un metro e mezzo per un metro e venti 4 041 4 9771122176003 di lato. Un ambiente spaventosamente angusto per un essere enorme abituato a distendere i lunghi tentacoli nuotando nell'immensità azzurrina del mare. Soffriva certo la povera Octavia di quella costrizione. Ma lo svuotamento della vasca ad opera di uno dei suoi otto tentacoli sarà un fatto puramente casuale oppure una precisa volontà di farla finita? Questo è il dilemma. Quando si parla di «suicidio» degli animali, molti etologi pigiano il freno. Non lasciamo briglia sciolta alla fantasia, dicono. Quello che prevale negli esseri viventi è l'istinto di conservazione, la ricerca di strategie per sopravvivere. Nessun animale cerca consapevolmente la morte. Forse però non si può essere più così categorici da quando si è scoperto che molti animali posseggono straordinarie capacità di apprendimento, di memorizzazione, di consapevolezza. Il polpo, in particolare (la piovra è la sua versione gigante che abita gli abissi marini) è senza dubbio l'a¬ nimale più intelligente. Riconosce dal fischio l'uomo che gli porta da mangiare. Ha un debole per i granchi e non se li lascia certo scappare. Se uno di loro si trova in un recipiente di vetro chiuso da un tappo, il polpo tanto armeggia finché riesce a togliere il tappo e a cavarne fuori il granchio. La sua astuzia è proverbiale. Se per raggiungere la preda è costretto sperimentalmente a percorrere complicati labirinti come quelli che si usano in laboratorio per studiare i topi, memorizza rapidamente la strada giusta e anche dopo settimane è in grado di percorrerla senza fare errori. Il suo cervello è particolarmente sviluppato. E' dieci volte più grande di quello di un pesce di pari grandezza. (E il pesce è un vertebrato collocato più in alto nella scala zoologica!). Opportunamente addestrato il polpo può imparare a riconoscere figure geometriche diverse. E, palpandole con le ventose dei tentacoli, può anche distinguere al tatto una sfera liscia da una rugosa. Il suo mondo tattile ha dimensioni per noi inimmaginabili. In questo affascinante mollusco che ci guarda coi grandi occhi strutturalmente simili ai nostri, l'apprendimento dipende da meccanismi sostanzialmente non diversi da quelli dei vertebrati. Come se non bastasse, s'è scoperto che il polpo vive con intensa emotività le sue esperienze amorose. Il battito del suo cuore perde un colpo nell'attimo in cui una femmina viene immessa nella vasca che lo ospita e lo perde parimenti ogni qualvolta lui maschio depone un pacchetto di sperma, la cosiddetta «spermatofora», nel corpo dell'amata. Non solo fantasticherie romantiche ma il risultato di un rigoroso esperimento scientifico. Di fronte a un essere così sensibile e intelligente, è inevitabile che ci sfiori l'ombra del dubbio. Chi ci assicura che Octavia non abbia deciso di darsi consapevolmente la morte? Isabella Lattes CoHmann

Persone citate: Isabella Lattes

Luoghi citati: Los Angeles