«Ora il governo incentivi l'auto»

«In Italia il nostro settore fondamentale dà lavoro a oltre un milione di persone» «In Italia il nostro settore fondamentale dà lavoro a oltre un milione di persone» «Oro il governo incentivi l'auto Cantarella: Parigi l'ha fatto » L'anno nero del colosso di Stoccarda Daimler Benz, l'utile crolla del 50 per cento Ma già nel '94 ci sarà una ripresa «Nessun accordo globale con Fiat» I Signori Azionisti sono convocati in Assemblea Ordinaria presso la Sede sociale in Torino - corso Regina Margherita n. 165, mercoledì 27 aprile 1994 alle ore 11 in prima convocazione e, se necessario, martedì 3 maggio 1994 stessi ora e luogo, in seconda convocazione, per deliberare sul seguente LANO NOSTRO INVIATO ri e rispettosi dell'ambiente». E anche se preferisce non entrare nel merito delle iniziative che l'Anfia e l'Unrae (le due associazioni che riuniscono i costruttori italiani e gli importatori e distributori esteri) intendono, di comune intesa, sottoporre al futuro governo, Cantarella tocca il dolente tasto del Diesel. Questo tipo di motorizzazione, che consuma in misura minore rispetto a quella a benzina e che è in assoluto meno inquinante, è stato sottoposto negli scorsi anni in Italia a una campagna demonizzante e a balzelli fiscali senza riscontro in Europa. «La quota del Diesel in Italia dice Cantarella - è molto inferiore alla media europea. Siamo sull'8% contro il 15%, per non parlare di Paesi come la Francia, dove si è sul 30%. Ritengo, quin¬ di, che il Diesel vada in qualche modo spinto». La prima, ovvia mossa potrebbe consistere nell'abolizione del «superbollo». La tendenza dei mercati a preferire auto di dimensioni contenute, sottolineata nei vari interventi del convegno, è apprezzata da Cantarella. «E' un settore in cui siamo particolarmente preparati». L'amministratore delegato di Fiat Auto, però, non ritiene che le «piccole» possano essere in assoluto il toccasana per guarire i centri urbani. «L'auto è una componente importante e irrinunciabile della mobilità, ma per garantire gli spostamenti (ndr: un miliardo al giorno in Europa) è necessario un sistema integrato. Parcheggi, metropolitane, mezzi pubblici...». Michele Fenu rato di gruppo è salito del 15 per cento annuo a 15 miliardi di marchi. Anche nel 1993 la Daimler Benz ha confermato la sua struttura fortemente «autocentrica» nonostante gli sforzi di diversificazione compiuti dallo stesso Reuter. Nei suoi sette anni di presidenza Reuter ha cercato infatti di ampliare l'attività del gruppo dal settore tradizionale dell'auto (in cui opera tramite la Mercedes Benz) a quello dell'aerospaziale (Dasa), dell'elettrotecnica, dell'elettronica, dell'energia e dei trasporti (Aeg) e dei servizi finanziari (Debis). Nel 1993 l'incidenza della Mercedes sul fatturato di gruppo è stata del 63% contro il 19% della Dasa, l'I 1% di Aeg e il 7% della Debis. La tendenza non accenna a cambiare. Anche nel primo trimestre di quest'anno la ripresa è stata trainata dal settore dell'auto. Le vendite della Mercedes Benz sono salite del 23% a 15 miliardi di marchi, grazie tra l'altro all'andamento commerciale definito «favoloso» - della nuova classe C, di cui fra il giugno '93 e la fine di marzo sono stati venduti 160.000 esemplari. Restando in tema di automobili, ieri sia Reuter sia Helmut Werner, presidente della Mercedes Benz, hanno smentito voci secondo le quali la casa di Stoccarda e la Fiat sarebbero due candidati ideali per un accordo globale. «I giganti - ha detto Werner - raramente vanno d'accordo. Tra i due gruppi ci sono frequenti contatti: con il direttore generale della Fiat Giorgio Garuzzo ci incontriamo regolarmente, ma per adesso non c'è nulla da comunicare». Un accordo, replica Edzard Reuter, che «non avrebbe senso». «Ci sono - ha precisato - diversi settori nei quali parliamo con la Fiat di una possibile cooperazione». Auto, camion, aerospaziale, finanza e ambiente. Ma di «un'alleanza globale» non si parla nemmeno. [e. f.] STOCCARDA. La Daimler Benz, il maggior gruppo industriale tedesco, ricorderà a lungo il 1993, anno nero per le economie di molti Paesi: è stato il primo, dal secondo dopoguerra, a chiudersi con una perdita operativa. Il fatturato è in calo dello 0,8% a 97,7 miliardi di marchi (circa 93.800 miliardi di lire) contro i 98,5 miliardi di marchi del 1992, mentre l'utile netto si è più che dimezzato a 615 milioni di marchi (590 miliardi di lire), in calo del 57,6% rispetto agli 1,451 miliardi di marchi del 1992. Malgrado la perdita operativa, che - come ha detto Edzard Reuter, presidente del gruppo - non avrebbe consentito di per sé la distribuzione di un dividendo, Daimler Benz ha preferito non lasciare all'asciutto gli azionisti, proponendo per il 1993 un dividendo di 8 marchi contro i 13 marchi del 1992. E per il futuro? Il 1994 dovrebbe portare ad un'inversione di tendenza. Edzard Reuter si è mostrato fiducioso. «Abbiamo raggiunto il punto di svolta - ha detto -. Abbiamo posto le basi per un miglioramento durevole della nostra competitività». Una «cura» non certo indolore. Nel 1993 il gruppo Daimler Benz ha drasticamente ridotto gli organici in una misura finora sconosciuta per il colosso di Stoccarda, tagliando 18.000 posti di lavoro (a 362.200). Le misure di ristrutturazione, ha detto Reuter, hanno consentito un risparmio complessivo di 5 miliardi di marchi grazie all'aumento della produttività e dell'efficienza. E per quest'anno sono previsti tagli all'occupazione per altri 18.000 posti. I risultati però si cominciano a vedere. Già nel quarto trimestre del 1993 il gruppo ha chiuso il bilancio con un utile operativo di 442 milioni di marchi, che ha fatto scendere a 3,3 miliardi di marchi le perdite operative per tutto l'esercizio. Nei primi tre mesi del 1994 il fattu- Edzard Reuter

Persone citate: Cantarella, Edzard Reuter, Giorgio Garuzzo, Helmut Werner, Michele Fenu